Internazionale

22mila palestinesi uccisi in 87 giorni. La mossa sudafricana ora fa paura

Palestinesi in una casa distrutta a Khan Yunis Epa/Mohammed SaberPalestinesi in una casa distrutta a Khan Yunis – Epa/Mohammed Saber

Gaza Altro giorno di bombardamenti sui campi profughi. Arrivano migliaia di dosi di vaccino per i neonati, ma l’Onu non sa come distribuirli. E Ben Gvir si inventa una nuova punizione: messa al bando la carne dai pasti dei prigionieri politici

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 2 gennaio 2024

A qualche giorno dall’iniziativa sudafricana alla Corte internazionale di Giustizia, a Tel Aviv inizia a crescere la preoccupazione che il Tribunale dell’Aja possa mettere sotto inchiesta Israele per genocidio.

A RIPORTARLO ieri era il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui i vertici dell’esercito sarebbero stati avvertiti del «pericolo reale» di un’incriminazione dai loro consiglieri legali. Di certo l’ufficio del procuratore generale si sta preparando ad affrontare la denuncia del Sudafrica per violazione della Convenzione contro il genocidio del 1948, con la prima audizione – prevista già ieri – del ministro degli esteri.

Sul tavolo, probabilmente, il bilancio delle vittime dell’offensiva israeliana a Gaza: sono ormai 22mila, a cui si aggiungono almeno 7mila dispersi. Altri 57.600 i feriti. Significa che in 87 giorni il 4% della popolazione palestinese della Striscia è stata uccisa o ferita. Due terzi sono donne e minori. Ieri l’Unicef è tornata ad alzare la voce su X: 8mila i bambini uccisi nei raid. Che in queste settimane si concentrano sul centro e sul sud, quello in cui metà della popolazione si è spostata in cerca di un’effimera salvezza.

Tra gli altri, ieri è stato colpito di nuovo il campo profughi di al-Maghazi (teatro del massacro della vigilia di Natale, ammesso dallo stesso esercito israeliano, oltre 100 uccisi): 15 morti e decine sotto le macerie. E di nuovo il campo di Jabaliya, almeno sei vittime.

Nelle stesse ore, su X, l’esercito israeliano diceva di aver ucciso a Deir al-Balah, nel centro della Striscia, Adil Mismah, un comandante di Hamas che aveva preso parte all’attacco del 7 ottobre (1.200 uccisi in Israele). È qui a Deir al-Balah, denunciano i palestinesi, che ieri l’aviazione ha colpito aree che erano state indicate come «sicure» nelle mappe cangianti delle forze armate israeliane: cinque membri della stessa famiglia hanno perso la vita poche ore dopo il loro arrivo.

SI MUORE anche a sud, a Khan Yunis e Rafah, dove sono state prese di mira le vicinanze dell’European Gaza Hospital (cinque vittime). Nel totale collasso del sistema sanitario, ieri l’Onu annunciava l’arrivo nella Striscia di migliaia di dosi di vaccino per neonati, denunciando in contemporanea le difficoltà a farli giungere a destinazione.

«Ora la sfida sarà portarli a ogni bimbo che ne ha bisogno – ha detto ad al Jazeera Gemma Connell, rappresentante dell’agenzia Ocha – Ci sono neonati qui a Rafah, ma anche a Jabaliya che è sotto assedio e tagliata fuori dal mondo».

Intanto in Cisgiordania, dove proseguono gli arresti politici (5mila dal 7 ottobre), ieri il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir ha messo al bando la carne dai pasti dei prigionieri palestinesi, ultima di una serie di restrizioni in carcere (dalla sospensione delle visite mediche a quella dell’incontro dei familiari). Ben Gvir ha poi attaccato Katy Perry, commissaria ai servizi detentivi da lui cacciata una settimana fa perché responsabile – dice – di non obbedire ai suoi ordini.

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