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200 economisti alla Ue: fermare il Mercosur

200 economisti alla Ue: fermare il MercosurManifestazione a Bruxelles contro il Mercosur

Ue Lettera appello contro l’accordo commerciale di Bruxelles con i paesi dell’America del sud: «Pericoloso per l’economia e per l’ambiente». Missiva sostenuta da una protesta internazionale via social: «Amazzonia a rischio disastro»

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 10 novembre 2020

«Considerato quello che c’è in ballo per i lavoratori e gli agricoltori di entrambe le regioni, per le popolazioni indigene dell’Amazzonia e per il clima e le condizioni di vita di tutti i cittadini, riteniamo urgente che la Commissione Europea commissioni una nuova valutazione basata sui dati più recenti e su modelli d’analisi più avanzati».

La censura a Bruxelles arriva con una lettera aperta sottoscritta da poco meno di 200 economisti tra cui Pablo Bortz, James Galbraith, Jayati Ghosh, Ann Pettifor and Servaas Storm: i più influenti e noti di quelli schierati per la giustizia sociale e la lotta ai cambiamenti climatici. Per l’Italia la firmano Marcella Corsi, riferimento italiano del network EuroMemo che monitora le politiche europee, Giovanni Dosi del Sant’Anna di Pisa, Guglielmo Chiodi della Sapienza di Roma e Salvatore Monni di Roma Tre, Annamaria Simonazzi della Fondazione Sapienza, il giovane riferimento dei Fridays for Future Riccardo Mastini e Alessandro Vercelli dell’Università di Siena.

L’attacco è al trattato di liberalizzazione commerciale tra l’Europa e Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, i 4 Paesi dell’area di libero scambio dell’America Latina Mercosur. La Commissione Ue ha incaricato la London school of economics di capire che impatto avrà il trattato sullo sviluppo economico, ambientale e sociale dei due blocchi di Paesi. La conclusione dei 200 economisti è impietosa: la valutazione è piena di lacune e va rifatta da capo perché l’accordo è potenzialmente molto pericoloso.

L’errore più grossolano, secondo gli economisti, sta nei calcoli in base ai quali la Commissione ha valutato l’operazione conveniente e firmato il trattato in via preliminare quando l’analisi non era neanche terminata. Il rapporto della London School, infatti, prevede un aumento dello 0,1% del Pil europeo entro 10 anni dall’approvazione, ma lo calcola su quote di import e export pre-Covid che non tengono conto del tonfo del commercio globale causato dalla pandemia restituendo, così, un quadro del tutto falsato. Per di più non considera che ad oggi il 7,2% dei lavoratori nell’Unione ha perso il posto, che anche nel Mercosur sta succedendo la stessa cosa, e che, dunque, «calcolare i guadagni di benessere derivanti dal commercio sulla base del presupposto della piena occupazione, come fa il modello di calcolo scelto in questo caso, semplicemente non è appropriato».

L’analisi, poi, minimizza l’impatto sulla deforestazione dell’Amazzonia, accelerata con l’espansione di miniere e agribusiness nelle aree indigene e protette spinta da Bolsonaro. Però può farlo perché fa riferimento alle tendenze del periodo 1988-2008. «Secondo il rapporto commissionato dal Governo francese – critica la lettera aperta – la deforestazione potrebbe aumentare dal 5% al 25% all’anno per 6 anni già solo a causa dell’aumento delle esportazioni di carne bovina generato dall’accordo».

Il lancio della lettera è stato accompagnato da una mobilitazione social diffusa in tutta Europa, che in Italia è stata promossa dalla Campagna Stop Ttip Italia insieme alle ong cattoliche Focsiv, i Fridays for future, la Cgil, la rete A buon diritto, Attac, Fairwatch, Cospe, l’Associazione rurale italiana, Slow Food, Terra, il Movimento consumatori e tante altre realtà piccole e grandi preoccupate per l’ennesimo salto nel buio che il trattato potrebbe rappresentare per il nostro Paese.

La Campagna ha lanciato, a supporto della lettera, il rapporto «Colpevoli di ecocidio» in cui racconta le responsabilità delle imprese italiane nell’area del Mercosur, le pressioni delle Confindustrie europee per l’approvazione del trattato e i rischi per il clima, la sicurezza sanitaria e alimentare, e l’occupazione che esso comporta per l’Italia. Bersagli dell’azione online il premier Conte e i suoi ministri Di Maio, Amendola e Bellanova, competenti per i diversi aspetti problematici dell’operazione. Al momento, mentre Amendola e il Pd si sono dichiarati molto favorevoli, il M5S con i suoi parlamentari europei ha votato la risoluzione approvata a Bruxelles qualche settimana fa secondo cui il trattato, così com’è, non può essere ratificato. A chi ha scritto a Di Maio è tornata indietro una laconica risposta automatica: «desideriamo assicurarle di aver portato la comunicazione all’attenzione della Direzione generale per l’Unione europea».

Monica Di Sisto è portavoce della Campagna Stop Ttip Italia

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