Kiev è tornata a essere un obiettivo primario dell’artiglieria russa, è innegabile. Nell’ottavo attacco massiccio in meno di un mese, il più intenso secondo fonti ucraine, 18 missili sono stati lanciati contro la capitale contemporaneamente.

SEI DI QUESTI erano i famosi missili ipersonici Kinzhal, uno dei gioielli dell’artiglieria russa, finora impossibili da intercettare per la contraerea a causa della loro velocità e della quota di volo. Stavolta, invece, stando alle dichiarazioni del portavoce dell’aeronautica ucraina, Yurii Ignat, i Kinzhal sono stati intercettati e distrutti tutti in aria. «Il maggior numero di missili lanciati in un singolo attacco nella guerra fino ad ora» dice Ignat, «sono stati sparati da aerei da guerra MiG-31K, insieme a nove missili da crociera da navi nel Mar Nero e tre missili da crociera S-400 lanciati da terra». Nessuna di queste testate sarebbe riuscita a toccare il suolo ucraino. Se gli abbattimenti venissero confermati, si tratterebbe di un discrimine importante nell’evoluzione della guerra. Lo Stato maggiore russo e lo stesso presidente Putin, infatti, hanno finora parlato dei missili ipersonici come di un armamento strategicamente fondamentale per la Russia in quanto dotato di un potenziale esplosivo devastante e (fino a ieri) impossibile da intercettare. Ora, invece, grazie al sistema Patriot fornito dagli Stati uniti, la contraerea potrebbe aver acquisito questa nuova possibilità di difesa, fondamentale soprattutto per difendere le infrastrutture cruciali e i palazzi del potere ucraini.
Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, uno dei Kinzhal è riuscito a distruggere una batteria di missili Patriot nell’area di Kiev, ma l’informazione al momento attende di essere verificata. Il portavoce delle forze aeree ucraine, interrogato sulla questione, si è rifiutato di commentarla.

AD OGNI MODO l’attacco di ieri notte è stato «eccezionale per la sua densità; il massimo numero di missili d’attacco nel più breve lasso di tempo». Come ha dichiarato Sergiy Popko, capo dell’amministrazione militare di Kiev. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha dichiarato che i detriti sono caduti in diversi quartieri della capitale ma che i danni maggiori si segnalano nell’area di Solomianskyi, dove è scoppiato un incendio. I detriti dei missili e dei droni sono caduti sulle auto parcheggiate, nei cortili e nei parchi degli altri distretti provocando anche qui diversi incendi. Al momento è stato reso noto che tre persone sono rimaste ferite ma non ci sono notizie di vittime. In seguito all’attacco missilistico, le forze russe hanno anche lanciato una squadriglia di droni kamikaze e ha condotto diverse ricognizioni aeree, ha dichiarato Ignat.

MA KIEV NON È L’UNICA città colpita. Stando a quanto dichiarato dal capo dell’amministrazione militare della regione di Kherson, 6 civili, tra cui un bambino, sono rimasti feriti in seguito ai bombardamenti russi di ieri. Anche le regioni di Kharkiv e Donetsk sono state colpite nuovamente e qui il bilancio definitivo sarebbe di almeno sei morti e una decina di feriti. Il tutto mentre continuano senza tregua gli scontri a Bakhmut dove le forze ucraine dichiarano di aver di aver riconquistato un’area pari a 20 Kmq, nonostante i soldati russi continuino a ricevere munizioni e la situazione al fronte sia «estremamente complicata».

Così come è complicato smantellare il sistema di corruzione che persiste in alcune settori della burocrazia ucraina. Ieri le autorità anticorruzione di Kiev hanno fatto sapere di avere arrestato il capo della Corte suprema ucraina, Vsevolod Knyazev, colto in flagrante mentre intascava una tangente da 3 milioni di dollari da parte di emissari dell’oligarca ucraino Konstantin Zhevago (attivo nel settore minerario). Secondo il media ucraino Zn.ua altri 18 giudici sono stati perquisiti.