Da quasi un mese, l’avvocato e attivista per i diritti umani Ricardo Lagunes e l’insegnante Antonio Díaz si sono aggiunti all’inesauribile lista di persone scomparse in Messico – più di 110.600 ad oggi, secondo dati ufficiali del Registro Nacional de Personas Desaparecidas y No Localizadas.

Il 15 gennaio, di ritorno da un’assemblea comunitaria nel municipio di Aquila, nello Stato di Michoacán, Lagunes e Díaz sarebbero caduti in un’imboscata. Il pick-up bianco su cui viaggiavano è stato ritrovato con colpi di arma da fuoco, mentre di loro non c’era nessuna traccia.

AQUILA, COMUNITÀ INDIGEN NAHUA, si trova in una delle zone più conflittuali del Messico. Come segnala il centro per i diritti umani Tlachinollan, questa regione è al centro di una disputa violenta non solo per gli interessi di vari gruppi del crimine organizzato – tra cui il Cartello di Jalisco Nueva Generación (CJNG) – ma anche per la presenza di concessioni minerarie, come quella della società Ternium, che da anni ha contribuito ad aggravare le fratture interne alla comunità.

La società Ternium fa parte del Gruppo Techint, una multinazionale italo-argentina con attività che vanno dalla siderurgia alla sanità, fondata a metà degli anni ‘40 dall’imprenditore milanese Agostino Rocca. Nel 2007 Ternium ha acquistato il sito minerario Las Encinas – che comprende le miniere Aquila, Palomas e El Encino -, da cui si estraggono ogni giorno circa 15 mila tonnellate di ferro.

Antonio Díaz, originario di Aquila, ha denunciato da tempo i danni ambientali e sociali che l’azienda avrebbe causato attraverso le miniere. Díaz è anche portavoce della maggioranza dei comuneros (membri della comunità) che possiedono terre date in concessione alla compagnia mineraria.

IL GRUPPO, RAPPRESENTATO legalmente da Ricardo Lagunes, esige che l’impresa rispetti gli accordi pattuiti con la comunità come il pagamento di royalties eque per l’estrazione del ferro, il pagamento mensile per l’occupazione temporanea del terreno, la costruzione di un ospedale e il rimboschimento periodico per mitigare i danni ambientali. Oltre a chiedere il pronto intervento delle autorità locali e federali, le famiglie dei due attivisti hanno sottolineato che, in quanto uno degli attori più potenti della regione, anche la Ternium ha una responsabilità fondamentale nel garantire che Díaz e Lagunes tornino a casa sani e salvi.

Dal canto suo, il 20 gennaio, l’impresa ha emesso un comunicato di solidarietà con le famiglie. E nello stesso documento ha respinto ogni collegamento con attività illegali, mettendo in guardia da possibili «diffamazioni» e sottolineando che dispone di permessi validi per svolgere operazioni minerarie ad Aquila.

«La vita di mio marito non è un gioco e non la si può sminuire con una dichiarazione sui social network che dice “non diffamatemi”. La situazione che stiamo vivendo è strutturale e grave», ha detto María Ramírez, compagna di Ricardo Lagunes, in una conferenza stampa organizzata dopo la nota di Ternium.

IL MESSICO È UNO DEI PAESI più pericolosi al mondo per i difensori dei diritti dell’ambiente. Secondo Global Witness, nel 2021 sono stati uccisi 54 ambientalisti; oltre il 40% appartenevano a comunità indigene. Più della metà di questi attacchi letali è avvenuta in contesti marcati da conflitti per la difesa della terra o con presenza di attività mineraria.

Aquila è un chiaro esempio delle tensioni che derivano dai progetti estrattivi: mentre una parte della comunità si oppone all’espansione delle attività Ternium ed esige il rispetto degli accordi del 2012, un altro gruppo di abitanti sembrerebbe essere incondizionatamente a favore dell’impresa e dei suoi interessi.

È a partire da questa realtà che devono essere compresi gli obblighi dell’impresa Ternium nei confronti della sparizione di Ricardo Lagunes e Antonio Díaz. Come ha segnalato nella stessa conferenza stampa Alejandra Gonza, direttrice di Global Rights Advocacy, la Ternium deve impegnarsi a implementare il processo di “diligenza dovuta” (due diligence) stabilito nel 2011 dai Principi guida delle Nazioni unite su imprese e diritti umani.

LA DOVUTA DILIGENZA  indica l’obbligo per un’azienda di adottare le misure necessarie per evitare le violazioni di diritti umani e ambientali in tutta la catena di valore della propria attività. Buona parte delle violazioni avvengono nei territori di approvvigionamento delle materie prime e comportano tanto lo sfruttamento della manodopera locale, lo sfollamento forzato di intere comunità, l’assassinio di attiviste e attivisti comunitari, quanto l’inquinamento e il saccheggio delle risorse.

Nel caso in questione, all’impresa Ternium e ai suoi principali investitori finanziari viene richiesto di esercitare la propria influenza per dialogare con tutti gli attori economici e politici locali con l’obiettivo di ottenere il rilascio immediato di Lagunes e Díaz. «Non si tratta semplicemente di manifestare solidarietà. L’azienda – sottolinea Gonza – ha l’obbligo di valutare in modo transparente tutti gli impatti cumulativi reali e potenziali dei propri progetti d’accordo con la legislazione internazionale in materia di diritti umani e ambientali. E lo Stato lo deve esigere».