Il muro alzato dal governo Conte che continua a mostrare i muscoli a Parigi e a Berlino non ferma i viaggi nel Mediterraneo, dove le navi che fanno rotta al largo della Libia o nelle acque internazionali, e non solo quelle delle ong, continuano a salvare i migranti su barconi alla deriva.

Certo è che a pagare la linea dura del ministro Salvini sono proprio le persone, donne e bambini soprattutto, che vengono soccorsi in mare e i tanti operatori e marittimi che con la schiena dritta rimangono impegnati nel salvataggio mentre le diplomazie europee giocano sui tavoli delle convenienze.

Dopo il caso Aquarius e quello irrisolto della Lifeline, adesso tocca alla nave Alexander Maersk finire imbrigliata nella bagarre creata dal governo italiano. Questa volta però non si tratta di una ong, ma di un cargo danese che ha a bordo 110 migranti.

L’imbarcazione da tre giorni si trova a circa tre miglia dal porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Anche in questo caso, l’imbarcazione è stata costretta a fermarsi in attesa di ricevere l’autorizzazione ad approdare in un porto sicuro.

A costringere i migranti a rimanere sul pontile è il governo italiano che pure in questa circostanza, nonostante non si tratti di una «nave fantasma» o apolide come il ministro Toninelli ha definito la Lifeline, sta cercando di fare pressioni affinché la decisione venga presa in accordo con la Danimarca e con Bruxelles.

Intanto però passano le ore, i viveri a bordo scarseggiano, le condizioni delle persone sono al limite.

Tant’è che una motovedetta della guardia costiera italiana, con a bordo il medico marittimo Vincenzo Morello, ha raggiunto il cargo e ha prelevato una donna del Sudan, all’ottavo mese di gravidanza, l’altra sua figlia di pochi anni, una mamma con una bimba di 8 anni disidratata e un’altra bambina. Sono state portate a Pozzallo in ospedale per accertamenti. Il cargo è stato anche rifornito di generi alimentari da un rimorchiatore portuale che ha effettuato almeno due missioni.

I migranti sulla Maersk, tutti su un gommone in difficoltà, sarebbero stati soccorsi con l’aiuto di personale della nave Lifeline, secondo quanto riferito sui social network dalla stessa ong tedesca, postando anche una foto dell’operazione.

«Nel bel mezzo della notte – spiega mission Lifeline – abbiamo ricevuto un messaggio radio: gommone in pericolo. Non lontano da noi. Abbiamo offerto il nostro supporto ad Alexander Maersk, una grande nave porta-container non effettivamente preparata per effettuare un salvataggio. Per fortuna hanno accettato la nostra offerta. Il nostro equipaggio Rhib ha assistito le persone mentre salivano a bordo del cargo su una scala di maglia da 5 metri».

I migranti hanno raccontato di essere rimasti almeno per 30 ore sul gommone con il quale sono partiti dalla Libia.