Internazionale

11 settembre 1973, il golpe che ha cambiato il mondo

11 settembre 1973, il golpe che ha cambiato il mondoSalvator Allende e Augusto Pinochet – Ap

Cile Nella fine violenta dell’"esperimento" di Allende, sostenuta dagli Usa, un messaggio anche all’Europa

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 11 settembre 2021

Le foto del presidente Salvador Allende con elmetto e un Kalashnikov, degli aerei Hawker-Hunter che bombardavano il palazzo presidenziale La Moneda e del generale Augusto Pinochet con gli occhiali scuri che guidava la giunta golpista fecero il giro del mondo. Nessun colpo militare in America latina ebbe in tutto il pianeta un impatto così forte come quello perpetrato in Cile l’11 settembre 1973, afferma il professor Alan Angell (Università di Oxford). Per questo il golpe, frutto dell’alleanza della destra reazionaria politica e militare e dell’attivo appoggio degli Usa, suscitò sorpresa e indignazione.

LA VITTORIA di Unidad Popular nell’eleggere il socialista Allende come presidente nel 1970, come pure il processo pacifico di generare cambiamenti politici, sociali ed economici del socialismo cileno avevano suscitato grande interesse non solo nel subcontinente latinoamericano, ma in molti altri paesi. Soprattutto in Europa.
L’America latina si trovava sotto l’influenza di due modelli di sovranità e indipendenza volti a un cambiamento progressista: quello “rivoluzionario” di Cuba e di Fidel Castro e quello pacifico e politico del Cile di Allende e della coalizione Unidad popular.

La sconfitta della teoria del “foco” rivoluzionario (osteggiato anche dall’Unione sovietica e dai Pc satelliti) avvenuta con l’uccisione del Che nel 1967 e il viaggio di Fidel a Santiago del Cile nel 1971 facevano ipotizzare un’integrazione tra le due esperienze. Un’ipotesi questa che trovava una forte opposizione sia nella Casa bianca che nel Pentagono. Per Henry Kissinger, teorico e responsabile della politica estera dell’amministrazione repubblicana di Nixon, l’esperimento di governo socialista eletto democraticamente presieduto da Allende doveva fallire, perché gli Usa potessero mantenere il loro controllo imperiale nel «cortile di casa». Con ogni mezzo. Dagli scioperi dei camionisti, al golpe del fellone Pinochet. I campi di concentramento, gli assassinii, i desaparecidos, le brutali violazioni dei diritti umani, l’opposizione eliminata o costretta all’esilio erano per Kissinger «un male necessario» per combattere il pericolo marxista.

IN EUROPA, dove all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso iniziavano a porsi le basi di quello che poi sarebbe stato definito l’eurocomunismo – che sostanzialmente prevedeva un socialismo necessario e possibile in paesi a democrazia pluralista e dunque una linea indipendente dall’Urss- l’”esperimento” di Allende era seguito con interesse soprattutto in Italia e Francia. E fu proprio in questi paesi che la “lezione del Cile” (data dagli Usa) ebbe maggior reazione. Il partito socialista francese dibatté a lungo e arduamente come modificare la sua tattica politica. Con il saggio -3 articoli sulla rivista Rinascita – Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile, Enrico Berlinguer formulò la nota linea del “compromesso storico”in cui il segretario del Pci proponeva alla Dc una collaborazione di governo. In sostanza, si accettava che gli Usa non avrebbero permesso una modifica degli equilibri geopolitici di Yalta.

La lunga dittatura di Pinochet (1973-90) è stata in seguito giustificata – o addirittura apprezzata – in base a tre fattori: ha messo fine al pericolo marxista in America latina; ha permesso per anni una stabilità politica al Cile e, la più citata, ha prodotto una considerevole crescita economica la paese.

I PRIMI DUE FATTORI, ideologici, hanno avuto smentite fattuali: nei primi quindici anni di questo secolo la cosiddetta “marea rosa”, ovvero governi socialisti eletti, più o meno radicali, si è estesa dal Venezuela all’Argentina, passando dall’Ecuador, Bolivia, Uruguay, Paraguay e, soprattutto, Brasile (Lula e Dilma). E negli ultimi mesi in Cile, con la vittoria delle forze progressiste nel referendum (ottobre 2020) sulla Convenzione costituente, l’Assemblea è già al lavoro su un’ipotesi di una Carta Magna progressista, che garantisca salute ed educazione pubblica, eguaglianza di genere e il riconoscimento e i diritti ai popoli originari che erano stati loro negati.

PER QUANTO RIGUARDA la stabilità politica – di cui ha goduto sostanzialmente l’oligarchia – essa è stata pagata duramente dalle masse popolari: negli ultimi anni della dittatura la disoccupazione ha raggiunto il 30% mentre il 40% dei cileni era sotto la soglia della povertà. Il Cile lasciato in eredità da Pinochet è afflitto dalla forbice sociale più larga del subcontinente.

Anche le conquiste economiche vantate sia dai Chicago Boys di Milton Friedman che dai seguaci di Friedich Hayek (libero mercato e democrazia limitata dai militari) devono essere sottoposte al vaglio dei fatti: il tasso di crescita annuale dei 17 anni di dittatura non supera il modesto 2%; le privatizzazioni e la riduzione delle spese sociali hanno avuto gravi conseguenze nella qualità della salute e della educazione pubblica, e vi sono state due severe recessioni , nel 1975 e nel 1982-83.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento