Uccidere Putin per eliminare il problema alla radice. L’ha detto ieri il vice capo dell’intelligence ucraina Vadim Skibitsky, in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt. La logica è semplice: «Il nostro compito prioritario è distruggere il comandante dell’unità che dà ai suoi uomini l’ordine di attaccare» e in una scala gerarchica di ampio respiro Putin «coordina e decide cosa succede».

«Ci stiamo avvicinando sempre di più» a Putin, ha aggiunto l’alto funzionario, spingendosi a dichiarare che il leader del Cremlino «ha paura di essere ucciso dal suo stesso popolo».

Il giornalista tedesco ha anche provato a indagare sui presunti rapporti dell’intelligence ucraina con il capo della compagnia di mercenari Wagner, Evgeny Prigozhin, «rivelati» da un lungo editoriale del Washington Post che citava i soliti «funzionari anonimi». Tranquillo, Skibitsky risponde: «Stiamo cercando di ucciderlo».

Inoltre, il vice di Kyrylo Budanov, estensore del monito «uccideremo gli estremisti russi dovunque si trovano», ha anche minacciato di distruggere il porto di Mariupol in virtù della grande importanza logistica che riveste per le forze russe.

Le reazioni dei diretti interessati non si sono fatte attendere. Prigozhin ha dichiarato placidamente che «la scelta di uccidere il presidente Putin per me è comprensibile». E poi, come pensandoci su ha aggiunto, (proprio lui!): «Posso dire che gli ucraini e naturalmente, la direzione principale dell’intelligence sono persone piuttosto crudeli». Dal Cremlino, il portavoce del presidente, Dmitry Peskov, dice di non temere alcuna minaccia: i servizi di sicurezza del presidente «conoscono il loro lavoro e sanno ciò che fanno».

Nel pomeriggio Kiev ha precisato che Putin è sì l’obiettivo primario ma «per la sua detenzione e consegna all’Aia», anche perché «l’Ucraina è uno stato civile e agisce in modo civile».