Politica

Zona economica speciale in tutto il Mezzogiorno: «Non funzionerà»

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il ministro delegato al Pnrr Raffaele FittoGiorgia Meloni e il ministro Fitto – LaPresse

L'annuncio Meloni: «La Zes una grandissima opportunità per colmare il gap con il Nord». Giannola (Svimez): «Bisogna capire qual è la visione del governo per il Sud, mi sembra che punti a edulcorare la pillola dell’autonomia differenziata»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 agosto 2023

«Il governo non intende tornare sui suoi passi, è nostro obiettivo passare dal reddito di cittadinanza al reddito di occupazione»: ieri Meloni, durante la sua rubrica social, ha tirato dritto sull’abolizione del Rdc. Si è spinta anche a dare i numeri: «Ci risultava che le persone che l’avrebbero perso a fine luglio sarebbero state circa 300mila. Ma abbiamo visto che sono molte di meno: circa 112mila». Non una parola sul fatto che ad agosto sono rimasti senza alcun sostegno e così sarà fino a quando non firmeranno un progetto con i Cpi. Ma anche sui numero la confusione resta. La ministra del Lavoro Calderone ha assicurato: «Coloro che usciranno dal circuito del reddito sono circa 200mila». Intanto a Napoli nuova giornata di protesta del Movimento 7 Novembre che ha bloccato le strade del centro mentre sfilava verso Comune e Regione scandendo «Roma stiamo arrivando» e «Meloni vaffanculo». L’assessore comunale alla Politiche sociali, Luca Trapanese, e la Capo di Gabinetto, Maria Grazia Falciatore, hanno incontrato alcuni ex percettori sottolineando «forte preoccupazione per le possibili ricadute sociali delle disposizioni del governo».

Meloni ieri ha tirato fuori la soluzione per risolvere ogni problema del Mezzogiorno: «Abbiamo concluso l’accordo con la Commissione Ue per attivare in tutto il Sud la Zona economica speciale: un territorio in cui vengono riconosciute semplificazioni amministrative e agevolazioni fiscali a imprese che operano e investono». Anche qui non c’è chiarezza e infatti Meloni aggiunge: «Il governo deve definire interventi normativi per rendere queste norme operative, ma è una grandissima opportunità per colmare il gap con il Nord. L’istituzione della Zes per il Mezzogiorno è prevista dal Pnrr».

Ad oggi le Zes al Sud sono otto. Ad avere dubbi sull’efficacia della Zes unica è il presidente Svimez, Adriano Giannola: «Occorre fare chiarezza. Che succede a quelle otto? I territori entreranno in concorrenza? Se ci atteniamo a cosa sono le Zes nel mondo, un’area esente dalle dogane in entrata e in uscita, il Mezzogiorno diventerebbe un soggetto terzo con regole totalmente diverse da quelle europee. Mi sembra molto strano che l’Ue consenta questo perché ci ha sempre detto: non si può fare, è un attentato alla concorrenza». E ancora: «A mio avviso quello che Meloni fa capire è che la Zes diventa una zona a fiscalità differenziata, che è un’altra cosa che abbiamo già sperimentato. Fino al primo governo Berlusconi il Sud godeva della fiscalizzazione degli oneri sociali. Poi l’Ue ci impose di toglierla. Anche oggi abbiamo un regime transitorio con agevolazioni al 30%. Quando si va a vedere i risultati, non aumenta l’occupazione e i salari sono bassissimi». Cosa serve allora per colmare il gap? «Servono – conclude – le infrastrutture per fare politiche industriali, la decontribuzione non è una politica di sviluppo ma un argine alla crisi. Bisogna capire qual è la visione del governo per il Sud, mi sembra che punti a dare una compensazione parziale sui contributi, un modo per edulcorare la pillola dell’autonomia differenziata».

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