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Zingaretti: no a M5s , ma siamo pronti al voto

Zingaretti: no a M5s  , ma  siamo pronti al votoNicola Zingaretti, segretario Pd – LaPresse

Presentato il 'piano per l'Italia' Un forte calo di tasse per 20 milioni di dipendenti, un fondo per creare lavoro incentivando lo sviluppo sostenibile, abbattimento dei costi per l’istruzione per 7 milioni di famiglie. Ma la mossa è un messaggio al paese. Il segretario Pd è convinto che dopo le europee sarà ci sarà la crisi di governo

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 16 maggio 2019

«Costruiremo una nuova alleanza di centrosinistra che si rivolga alle forze civiche moderate. Non è immaginabile una alleanza con M5s». Dalle colonne dello spagnolo El País Nicola Zingaretti prova a mettere la parola fine alla ridda di ipotesi che vedono il suo Pd, prima o poi, finire in braccio ai grillini, una volta crollata la maggioranza giallobruna. Il tema di una nuova maggioranza però sembra – sembra – ogni giorno più attuale.

Ieri alla sede del Nazareno, a Roma, il leader Pd ha presentato il suo «Piano per l’Italia». Lavoro, ambiente, scuola: un potente calo di tasse per 20 milioni di lavoratori dipendenti (1500 euro), un fondo per creare lavoro incentivando lo sviluppo sostenibile, abbattimento dei costi per l’istruzione per 7 milioni di famiglie. Indicando le coperture.
Ma la mossa è anche un messaggio al paese. A furia di ripeterlo, il segretario Pd si va convincendo che il governo ha i mesi contati e che dopo le europee sarà la prospettiva di una manovra economica lacrime e sangue (e Iva) a costringere alla crisi. Per questo il Pd, indisponibile a sostenere un governo «di responsabilità», vuole farsi trovare pronto per il voto. E per il governo, in caso di successo elettorale. Ma con quale maggioranza?

«Saranno gli italiani a decidere quali alleanze siano più credibili per tornare alla crescita», spiega Zingaretti. I sondaggi danno il nuovo futuribile centrosinistra molto lontano dalla meta, ma il prudente segretario fa un passo alla volta, anche per non provocare le reazioni dei renziani. Intanto il governo dovrebbe cadere. Poi si dovrebbe tornare al voto. Art.1, che alle europee corre nella lista Pd, è già della partita. Ma da qui a arrivare ai voti che servono per una maggioranza ce ne corre. La pensa così anche il sindaco di Milano Beppe Sala. Si sfila dalla partita per la premiership ma auspica «un soggetto a sinistra del Pd». Quanto alle alleanze, «la legge elettorale è chiara. Se non metti insieme il 40% non governi. È molto difficile immaginare collaborazioni con altri. Con la Lega è impossibile. Con un po’ di fantasia si possono trovare punti in comune con il M5s».

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