Volodymyr Zelensky ringrazia in prima persona la nazione polacca per il continuo sostegno offerto a Kiev mentre il governo a Varsavia perde colpi per le proteste degli agricoltori. Ieri si è dimesso il vicepremier e ministro dell’agricoltura Henryk Kowalczyk.

«Continuiamo a sentire il vostro sostegno e ancora di più all’inizio di questa guerra che ha visto cittadine e villaggi di confine aprire le proprie porte agli ucraini. Spero che tra Ucraina e Polonia non ci saranno barriere politiche, geografiche e soprattutto storiche», ha detto ieri il presidente ucraino nella sua prima visita ufficiale a Varsavia dopo l’invasione russa.

ZELENSKY era stato di passaggio in Polonia in diverse occasioni ma stavolta si è preso ufficialmente il palco che era stato di Joe Biden poco più di un mese fa, quello ai piedi del Castello di Varsavia. Anche l’agenda di Zelensky ricalca a grandi linee quella preparata per il presidente americano: summit con il collega polacco Andrzej Duda della destra populista di Diritto e giustizia (Pis), incontro con il premier Mateusz Morawiecki e discorso alla folla accorsa a Varsavia nel tardo pomeriggio con sullo sfondo l’edificio simbolo dei monarchi polacchi. Alla fine si è evitato il caos nelle strade della capitale del Paese sulla Vistola e le principali sigle agricole non hanno rovinato la visita di Zelensky.

Ma resta il caos ben più significativo del governo polacco sulla questione del «grano ucraino» che ha spinto Kowalczyk alle dimissioni. Un colpo di scena andato in onda ieri mattina pochi minuti prima dell’incontro tra il presidente ucraino e l’omologo polacco. Qualche giorno fa il governo targato Pis si era impegnato a ottenere dall’Ue la reintroduzione dei dazi doganali sul grano ucraino che continua a transitare in Polonia prima di finire in vendita a prezzi molto più bassi di quelli che possono offrire i coltivatori polacchi.

È da mesi che il raccolto nazionale rimane stoccato nei silos in attesa di tempi migliori. Promessa non mantenuta visto che la pressione del governo polacco non ha sortito gli effetti desiderati. Kowalski si è fatto da parte anche per aver incoraggiato i produttori del proprio paese a non vendere grano lo scorso autunno in attesa che i prezzi tornassero a salire.

La bozza di estensione sulle importazioni di cereali dall’Ucraina in esenzione da dazi e quote fino a giugno 2024, preparata dalla Commissione europea, ha finito col mandare su tutte le furie molti coltivatori nei paesi dell’Europa centro-orientale.

E IN POLONIA il settore ha chiesto, e in parte ottenuto, la testa del governo. Al momento la questione del grano ucraino non sembra portare con sé alcuna voglia di rivalsa nei confronti della comunità ucraina in Polonia. Nemmeno Konfederacja (Confederazione), formazione nazionalista e euroscettica che scavalca a destra il Pis, non sembra intenzionata a cavalcare l’onda dell’ucrainofobia in vista delle prossime parlamentari in programma quest’anno a ottobre.

Duda dal canto suo ha sottolineato che solo Stati uniti e Gran Bretagna stanno facendo più della Polonia in termini di sostegno militare a Kiev. A gennaio scorso la Polonia era alla testa di una coalizione di paesi favorevoli all’invio di carri Leopard in Ucraina mentre Berlino ancora esitava. Il governo polacco ha consegnato di recente otto caccia Mig-29 all’alleato a cui dovrebbero seguire almeno altre sei unità.

Uno sforzo che non dovrebbe costare troppi sacrifici alla Polonia: intende comunque sostituire la flotta in uscita con FA-50 di produzione sudcoreana e F-35 di produzione Usa. A Varsavia è in corso uno sforzo di ammodernamento di installazioni e equipaggiamenti militari senza precedenti. Nel 2023 la Polonia destinerà addirittura il 4% del pil all’esercito. Duda e Zelensky hanno affrontato anche il tema della ricostruzione dell’Ucraina, culminato ieri pomeriggio con la firma di un accordo bilaterale che prevede anche una maggiore cooperazione militare tra i due stati.

LA VISITA del presidente ucraino nel paese vicino coincide con quella di una cordata di imprenditori ucraini che già pensa al dopoguerra. Da questo punto di vista Varsavia farà di tutto per non lasciare l’iniziativa nelle mani dell’asse franco-tedesco.

Sempre a medio e lungo termine, la Polonia spera di sfruttare similitudini culturali e vicinanza geografica presentandosi come un partner chiave dell’Ucraina per accedere alla Nato ed entrare nell’Ue. Sul secondo obiettivo Varsavia non sembra avere molto da offrire a Kiev considerando il suo rapporto conflittuale con Bruxelles legato a una contesa pluriennale su riforma della giustizia e stato di diritto che va avanti dal 2015.