Termina a Londra il tour de force europeo di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino ritorna in patria con promesse di missili e droni a lungo raggio, decine di mezzi corazzati, sistemi antiaerei e tonnellate di munizioni. «Sono estremamente soddisfatto dei nostri risultati e accordi – ha fatto sapere Zelensky – e sono molto grato a Rishi (Sunak). È stato un buon incontro con Giorgia (Meloni), con Olaf (Scholz), Emmanuel (Macron) e oggi nel Regno unito. Pacchetti di difesa davvero importanti e potenti».

TUTTAVIA, l’obiettivo principale del capo di stato era creare una «coalizione per i jet da combattimento» da fornire all’aeronautica ucraina il prima possibile. «Nel prossimo futuro sentirete alcune decisioni molto importanti, ma dobbiamo lavorarci ancora un po’», ha aggiunto Zelensky. Obiettivo mancato, per ora.

Il portavoce del premier britannico, citato da Skynews, ha detto che Londra non intende inviare caccia a Kiev, soprattutto perché la Raf (l’aviazione di Sua maestà, ndr) «non dispone degli F-16 chiaramente richiesti dall’Ucraina ma di Typhoon e F-35».

Per questo, continua il portavoce, «si sta discutendo con altri Paesi che usano gli F-16» per sondare il campo degli alleati e vagliare eventuali disponibilità. A partire dalla prossima estate, la Gran Bretagna si limiterà ad addestrare piloti ucraini in modo più generico, per fornirgli cioè competenze utilizzabili su diversi tipi di velivoli.

FIN DALLA MATTINA di ieri Zelensky si era detto «molto felice» di incontrare «l’amico» Sunak. Anche perché il Regno unito è diventato nei mesi uno dei tre principali alleati militari dell’Ucraina, fornendo missili a corto raggio e carri armati Challenger e addestrando 15mila truppe di Kiev sul suolo britannico.

La scorsa settimana, inoltre, Londra ha confermato di aver inviato all’esercito ucraino il primo lotto di missili da crociera «Storm Shadow», con un raggio d’azione di oltre 250 km e diventando il primo Paese a fornire all’Ucraina missili a lungo raggio.

IERI AI MISSILI si sono aggiunti i «droni d’attacco a lungo raggio», capaci di colpire a 200 km. «È un momento cruciale per la resistenza dell’Ucraina a una terribile guerra di aggressione che non ha scelto né provocato – ha dichiarato Sunak – Hanno bisogno del sostegno costante della comunità internazionale per difendersi dalla raffica di attacchi incessanti e indiscriminati che sono la loro realtà quotidiana da oltre un anno».

Il premier britannico ha anche annunciato che tenterà di fare pressioni sugli alleati alla prossima riunione del G7 in Giappone, prevista per il fine settimana. «Non dobbiamo deluderli», ha concluso il leader dall’eliporto di Chequers, dove l’elicottero che trasportava Zelensky è atterrato ieri mattina per il suo secondo viaggio ufficiale nel Regno unito dall’inizio dell’invasione russa.

Dal lato russo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, fa sapere che la decisione britannica è «estremamente negativa» ma che «lo ripetiamo ancora una volta: non può avere alcuna influenza drastica e fondamentale sul modo in cui si sta svolgendo l’operazione militare speciale. Ma sicuramente porta a ulteriore distruzione…Rende l’intera faccenda dell’Ucraina molto più complicata». E l’ambasciata russa a Londra ha tentato di ricordare il costo della guerra scrivendo: «Zelensky è in città. È ora che i contribuenti britannici diano un altro generoso contributo».

LA GRAN BRETAGNA è il quinto Paese europeo visitato da Zelensky negli ultimi tre giorni, dopo Italia, Vaticano, Germania e Francia. Il presidente ucraino ha dichiarato che la «controffensiva potrà iniziare una volta terminato il viaggio in Europa», deciso per strappare agli alleati del Vecchio continente il maggior numero di armi possibili in vista della controffensiva.