Tensione crescente nel campo largo sardo in vista delle regionali del febbraio 2024. Da una parte i Progressisti di Massimo Zedda mettono in discussione l’accordo che sembrerebbe chiuso, a livello nazionale, tra la Elly Schlein e Giuseppe Conte per indicare come candidata del centrosinistra Alessandra Todde, parlamentare M5S e già sottosegretaria allo sviluppo economico nei governi Conte 2 e Draghi. Dall’altra, Renato Soru annuncia pubblicamente che se la coalizione non sceglierà le primarie come metodo per designare il possibile futuro governatore, lui correrà da solo con una sua lista.

Per contrastare l’accordo tra Schlein e Conte i Progressisti lanciano al tavolo del campo largo i nomi di due candidati alternativi: il sindaco di Quartu Sergio Milia (un civico di centrosinistra) e Renato Soru. No alle primarie chieste da Soru, dicono i Progressisti, ma una decisione presa dalla coalizione in autonomia rispetto all’accordo romano tra le segreterie Pd e 5S. «L’unità della coalizione è imprescindibile – spiega Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti in consiglio regionale – ma non deve essere confusa con un cartello elettorale tra simboli. I confronti pubblici e il coinvolgimento della società civile che sia Soru sia Milia stanno ottenendo in queste settimane non possono essere ignorati dal tavolo del centrosinistra allargato ai 5 Stelle. Il campo a cui Milia e Soru parlano è politicamente omogeneo e forse anche più largo. Far finta di nulla e chiudersi dentro le logiche Pd e M5S sarebbe un errore epocale. La coalizione deve poter valutare senza veti e senza preaccordi di vertice». Su quello che Soru ha definito un «accordo romano per spartirsi le regioni, al Pd il Piemonte e al Movimento la Sardegna», Agus ribadisce: «Abbiamo sempre detto che la sintesi andava ricercata in Sardegna. Le primarie avrebbero fugato ogni dubbio. Abbiamo preso atto della volontà della coalizione di non farle, ma ora occorre accelerare. Si scelga il candidato tenendo conto di tutte le possibilità in campo».

Nella partita rientrano – anzi, sono decisive – le comunali di Cagliari e di Sassari, previste per la primavera, dopo le regionali. Nei giorni scorsi il Pd ha dovuto incassare la mossa di Zedda (leader di Progressisti, partito che in Sardegna copre di fatto l’area elettorale di Sinistra italiana, nell’isola debolissima) che ha avanzato la sua candidatura a sindaco di Cagliari. La risposta del segretario regionale dem, Piero Comandini, è stata: «Prima dobbiamo vincere le regionali, poi penseremo alle candidature per i comuni».

I Progressisti però temono di rimanere spiazzati. All’inizio della complicata trattativa in corso su regionali e comunali insieme esisteva un’ipotesi di percorso: al Pd la Regione, ai progressisti Cagliari e ai 5S Sassari. L’accordo tra Schlein e Conte su Todde ha fatto saltare questo schema. Se la candidatura per la Regione andasse ai 5S, Zedda a Cagliari potrebbe saltare in favore di un candidato Pd. Se invece la candidatura Todde salta in favore di Milia o Soru, si torna allo schema iniziale, e a Cagliari corrono i Progressisti. Si vedrà nei prossimi giorni. Forse a fine settimana si terrà la direzione regionale del Pd. Poi una nuova riunione del campo largo. Mentre Rifondazione e Potere al popolo annunciano che alle regionali si presenteranno con una loro lista e un loro candidato presidente.