Sardegna, le società energetiche all’attacco
Ambiente Disegno di legge sulle aree idonee, la giunta Todde prevede l'installazione di impianti solo nei siti considerati «morti». Così le imprese hanno mandato una lettera di diffida ai consiglieri
Ambiente Disegno di legge sulle aree idonee, la giunta Todde prevede l'installazione di impianti solo nei siti considerati «morti». Così le imprese hanno mandato una lettera di diffida ai consiglieri
È guerra tra la giunta Todde e le società energetiche che in Sardegna hanno progetti di investimento per la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici. Ieri mattina il consiglio regionale ha cominciato a esaminare il disegno di legge che individua le cosiddette aree idonee, ovvero i siti dove sarà possibile collocare, sull’isola, turbine a vento e pannelli solari. E il presidente dell’assemblea, Piero Comandini (Pd), ha aperto la seduta rivelando che a tutti i consiglieri sono arrivate nei giorni scorsi lettere di diffida da parte degli uffici legali di due società energetiche green: Rwe e Sardegna Green Energy. Due missive che avvertono che la legge in discussione è, secondo i mittenti, passibile di azioni legali perché viola normative sia nazionali sia europee.
«Potete approvare la legge – è la sostanza del messaggio – ma sappiate che contro la vostra decisione sarà possibile fare appello in sede giurisdizionale, sia presso la Corte costituzionale sia presso la Corte europea di giustizia». E ancora: «Gli spazi di discrezionalità politica – scrive Sardegna Green Energy – trovano i loro confini nelle norme poste dall’ordinamento giuridico vigente. Quando il legislatore predetermina canoni di legalità, a essi la politica deve attenersi, in ossequio ai fondamentali principi dello Stato di diritto».
I consiglieri regionali sardi non hanno preso bene l’iniziativa delle due società energetiche e Comandini è stato il primo a criticarla: «Si tratta di un atto – ha detto – che punta a minare la liberà dei consiglieri. Un atto irricevibile. Sino a quando sarò presidente di quest’aula nessuno si potrà permettere di porre condizioni o di minacciare il consiglio con iniziative di disturbo. Ringrazio tutti i capigruppo che, al di là delle differenze politiche tra maggioranza e minoranza, si sono schierati a difesa delle prerogative del consiglio regionale di fronte a un’iniziativa che vuole condizionare la discussione in aula».
Dura anche la reazione di Alessandra Todde: «Mentre il consiglio regionale discute – ha postato su Facebook la presidente della giunta – del futuro energetico della Sardegna e di come pianificare il suo territorio con un disegno sulle aree idonee e sulla transizione verde, alcune grandi società energetiche (che hanno interessi in Sardegna per la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici) hanno inviato lettere minatorie in cui diffidano l’assemblea a votare su questo nostro provvedimento». E poi: «Un fatto molto grave e un precedente pericoloso perché vorrebbe sovvertire l’ordine costituzionale. Non si è mai visto un privato, che persegue finalità di lucro, invitare un’assemblea democraticamente eletta e un governo regionale, nel pieno delle proprie funzioni tutelate dalla Costituzione, a non discutere di una legge».
Il disegno di legge presentato dalla giunta Todde prevede che gli impianti per la produzione di energia green possano essere costruiti soltanto in aree dove pannelli solari e pale eoliche non rechino danno né al paesaggio né ai siti archeologici o storici né alle attività agricole. I siti considerati fruibili sono, per il disegno di legge, aree industriali dismesse, miniere chiuse da decenni, cave divenute inattive, immediate adiacenze di strade a grande scorrimento e di percorsi ferroviari, per un totale di circa l’1,9% del territorio regionale e per una quantità di potenza installata che non superi il valore minimo indicato dai decreti Draghi sulla transizione energetica, ovvero 6,2 Gigawatt. Ma le imprese hanno presentato progetti (per molti dei quali gli investimenti sono già avviati) per quasi 58 Gigawat e praticamente in tutta l’isola, non soltanto nelle aree «morte» individuate da disegno di legge in discussione.
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