Zawose Queens, donne sempre in prima linea
Musica Si tratta di un duetto formato da Pendo e Leah Zawose, due specialiste del canto polifonico provenienti da Bagamoyo, Tanzania centrale. «Maisha» - il disco - è stato prodotto da Tom Excell assieme a Oli Barton-Wood
Musica Si tratta di un duetto formato da Pendo e Leah Zawose, due specialiste del canto polifonico provenienti da Bagamoyo, Tanzania centrale. «Maisha» - il disco - è stato prodotto da Tom Excell assieme a Oli Barton-Wood
Questo delle Zawose Queens è un disco importante come atto di rottura radicale con la tradizione patriarcale. Si tratta di un duetto formato da Pendo e Leah Zawose, due specialiste del canto polifonico provenienti da Bagamoyo, Tanzania centrale.
Tradizionalmente (nel senso di usanze e/o credenze tramandate) la musica “muheme” (il tipico tamburo a forma di clessidra che viene suonato dalle donne tenendolo tra le cosce) del gruppo etnico dei wagogo, accompagnava i rituali di circoncisione/iniziazione femminili, ma in tempi più recenti questa usanza sta attraversando una fase di transizione.
La rivoluzione di Pendo e Leah è fatta di una serie di piccoli/grandi e significativi gesti che consistono per esempio nell’imbracciare, oltre al muheme, altri strumenti come l’illimba, un lamellofono simile alla mbira o il chizeze, un violino a due corde e altre percussioni che hanno cominciato a suonare di nascosto essendo fino ad ora vietati alle donne. O nell’assumere il ruolo di voci protagoniste e, soprattutto, nel cominciare a scrivere e comporre i propri testi.
Pendo e Leah Zawose sono le discendenti di una rinomata dinastia musicale, equiparabile per il prestigio ad altre dinastie del Mali, o ai Kuti della Nigeria. Il patriarca di questa dinastia musicale è stato Huwke Zawose, pregiato cantante e virtuoso dell’ilimba, il primo ad esportare con il suo lignaggio – in cui le donne, figlie e nipoti, erano impiegate in ruoli di background come coriste o ballerine -, la musica in lingua Gogo (del ceppo bantu) dalla Tanzania al resto del mondo.
CONCEPITO in gran segreto (dagli uomini della famiglia) il debutto via Real World delle Zawose Queens, Maisha – che indica una profonda connessione con la natura e gli antenati – è il risultato di un’alleanza tra donne in prima linea, dentro e fuori la famiglia Zawose, e ospita quelle che sono di fatto le pioniere del canto femminile all’interno di un patrimonio culturale di estrazione patriarcale. «Quando abbiamo proposto loro di trasportare la tradizione muheme in una produzione occidentale, erano entusiaste», racconta Tom Excell, che ha prodotto l’album assieme a Oli Barton-Wood.
DETTO-FATTO, le undici tracce sono fatte di chiaroscuri timbrici e poliritmici per contrasto tra cordofoni e piano a pollice con le percussioni e di alternanze di intervalli armonico/melodico, un’eredità compositiva modellata sull’uso dell’elettronica, con alcune tracce registrate dal vivo e lacerti di voci di backstage come i gorgheggi del bambino di Pendo cui è dedicata la ninna nanna Sauti Ya Mama.
Kuseka, introduce alla spiritualità wagogo con colpi di glottide a cascata che rivelano immediatamente l’eccellenza vocale di zia e nipote, una scelta che è anche una definizione di campo.
Poi arriva il testo malinconico della title track, alleggerita da una linea melodica affidata a chizeze e ilembe con synths e basso 808. Percussioni e tamburi celebrativi ngoma in vena di trance fanno di Mapendo una seduta sciamanica ideale per menti assueffatte.
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