Washington punta all’accordo provvisorio con Tehran, Israele dice di no
Nucleare Washington vorrebbe congelare subito al 60% i progressi fatti dall'Iran nell’arricchimento dell'uranio. In cambio potrebbe sbloccare fondi iraniani o revocare una parte delle sanzioni. Ma Tel Aviv pone il veto e chiede il pugno duro con Tehran
Nucleare Washington vorrebbe congelare subito al 60% i progressi fatti dall'Iran nell’arricchimento dell'uranio. In cambio potrebbe sbloccare fondi iraniani o revocare una parte delle sanzioni. Ma Tel Aviv pone il veto e chiede il pugno duro con Tehran
A rivelarlo su Axios è stato Barak Ravid, giornalista israeliano noto per le ottime fonti diplomatiche. A pochi giorni dalla ripresa del negoziato con Tehran per il rilancio dell’accordo del 2015 sul programma nucleare iraniano (Jcpoa), il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan ha discusso con il suo omologo israeliano, Eyal Hulata, l’idea di un’intesa provvisoria con l’Iran. Lo scopo sarebbe quello di guadagnare tempo ed evitare il possibile fallimento delle trattative rese più complesse dall’irrigidimento delle posizioni delle parti in causa. Ravid ha spiegato che Washington, con l’intesa provvisoria, punta a congelare al 60% i progressi fatti dall’Iran nell’arricchimento dell’uranio. In cambio gli Stati Uniti e gli alleati potrebbero sbloccare fondi iraniani o revocare una parte delle sanzioni.
Contrario a qualsiasi accordo con l’Iran e favorevole ad azioni di forza, anche la guerra, Israele ha bocciato l’idea. Hulata ha risposto che qualsiasi accordo provvisorio diventerà permanente. Piuttosto, ha aggiunto, vanno smantellate le infrastrutture nucleari dell’Iran ed eliminate le sue scorte di uranio. In un’altra telefonata con Sullivan, Hulata ha insistito affinché gli Stati Uniti spingano per l’approvazione di una risoluzione di condanna dell’Iran nella prossima riunione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) a Vienna. Dalla parte di Israele si sarebbe schierato l’inviato Usa per l’Iran, Rob Malley, convinto che sia necessaria una maggiore pressione sull’Iran.
Queste indiscrezioni sono arrivate subito in Iran dove, anche a seguito dell’elezione a presidente del falco Ibrahim Raisi, le posizioni si sono fatte meno flessibili. Tehran il 29 novembre, prevedono gli analisti, andrà al tavolo dei negoziati per ribadire che gli Stati Uniti dovranno risarcire l’Iran per essere usciti senza motivo dal Jcpoa nel 2018 (per decisione di Donald Trump) revocando subito tutte le sanzioni. Un funzionario iraniano ha spiegato al portale d’informazione Amwaj che un accordo provvisorio è da escludere in ogni caso e che Tehran accetterà solo il rilancio del Jcpoa che ha firmato nel 2015 e non un suo testo aggiornato. Gli Usa, sotto la pressione di Israele, in cambio del rientro nell’accordo sul nucleare vogliono che l’Iran oltre all’arricchimento dell’uranio interrompa anche lo sviluppo dei suoi sistemi missilistici e di altri programmi militari.
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