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Walter De Benedetto, leader gentile di una lotta di civiltà

Walter De Benedetto, leader gentile di una lotta di civiltàMarco Cappato e Walter De Benedetto – Ap

L'addio È morto l’uomo finito a processo per aver coltivato la marijuana di cui aveva bisogno. Domani i funerali, e in Commissione Giustizia inizia l'esame del testo base sulla coltivazione domestica

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 maggio 2022

«Ci sentiamo scoraggiati perché sembra che il nostro Stato preferisca lasciare 6 milioni di consumatori nelle mani della criminalità organizzata anziché permettergli di coltivarsi in casa le proprie piantine di cannabis. Il dolore non aspetta». Era il 17 marzo scorso quando Walter De Benedetto scriveva al Parlamento e al governo il suo ultimo messaggio. Dalla notte di ieri è finita la sua «lotta contro un male incurabile che procura grandi sofferenze», come ha scritto l’Associazione Luca Coscioni commentando la notizia della morte, a 50 anni, dell’uomo, malato da 35 anni di una grave forma di artrite reumatoide, che aveva trasformato la sua personale vicenda giudiziaria nella lotta per la legalizzazione della coltivazione domestica di cannabis e per la libertà di cura, diventando un simbolo per tutti.

NEL 2019, a seguito di un blitz dei carabinieri nella sua casa a Olmo, nel comune di Arezzo, era stato inquisito e processato per aver coltivato in una mini serra, con l’aiuto di un amico, alcune piante di marijuana. Dopo una battaglia processuale, supportato dalle associazioni Luca Coscioni e MeglioLegale, nell’aprile 2021 era stato assolto dal giudice Fabio Lombardo che aveva riconosciuto il suo diritto a procurarsi la pianta di cui aveva bisogno per supplire all’inadempienza del Sistema Sanitario che non gli garantiva la terapia nonostante la regolare prescrizione, senza ricorrere allo spaccio della criminalità organizzata. De Benedetto venne assolto, ma il suo amico è stato condannato per averlo aiutato. Walter è morto nelle prime ore di ieri, dopo anni di accanimento sul suo corpo martoriato, perché ha rifiutato le cure per l’ultima, ennesima infezione.

«LA PRIMA VOLTA che sono stato a casa di Walter – scrive Marco Cappato sui social – era perché voleva parlare del suo fine vita. Da allora, invece, ha scelto di battersi come un leone contro l’idiozia e la violenza di uno Stato che l’ha portato alla sbarra perché si doveva curare con la cannabis. Ha vinto la sua battaglia processuale, non abbiamo fatto in tempo a vincere con lui in Parlamento o col referendum la battaglia politica per la legge. Andiamo avanti, anche in sua memoria. Grazie Walter».

«DA VERO LEADER gentile», è la testimonianza di Antonella Soldo, coordinatrice della campagna MeglioLegale, «è stato costretto a fare una cosa che nessun paziente dovrebbe fare: rendere pubblico il suo dolore». Lo ricorda con commozione anche l’ex sindaco di Cavriglia (Arezzo), Enzo Brogi, consigliere toscano del Pd e promotore della prima legge regionale in Italia sull’uso terapeutico della cannabis: «Adesso l’assenza, il dolore e tutto si intreccia, si confonde. Emozioni, sofferenze, gioie, affetti. Mitezza e coraggio – scrive su Fb – L’amore per il babbo, musicista come lui, lo sfibramento della malattia. Gli incontri a casa sua, i suoi animali, Erry e la mamma. Certo le sue battaglie per i diritti restano intatte e proseguiranno col suo esempio verso “le vittorie di civiltà”, come lui le chiamava. Dopo la cannabis terapeutica, l’anelito di morire con dignità. Auguro davvero sia andata così, caro Walter».

CON «PROFONDO cordoglio» e «grande riconoscenza» gli rendono omaggio in tanti, dal presidente della Camera Roberto Fico al presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni (M5S), dalla senatrice di +Europa Emma Bonino al segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che promette di «raccoglierne il testimone».

«NON HA MAI risparmiato energie, malgrado la sua malattia», ricorda il deputato di +Europa Riccardo Magi firmatario di una legge sulla depenalizzazione della coltivazione domestica di marijuana (fino a 4 piante femmine) e sulla riduzione di pena per i fatti di lieve entità connessi allo spaccio di sostanze che è confluita, insieme ai pdl del leghista Molinari e della pentastellata Caterina Licantini, nel testo base scelto in commissione Giustizia dall’onorevole Perantoni.

Domani – proprio nel giorno dei funerali di Walter De Benedetto – la commissione comincerà l’esame e il voto degli emendamenti. E mentre dal 26 giugno 2018 giace nelle commissioni Giustizia e Affari sociali dove è stata assegnata in sede referente, la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis presentata l’11 novembre 2016, così come giace nelle stesse commissioni dal 25 gennaio 2019 la legge Magi che norma anche le misure alternative e la riduzione del danno, presentata il 4 luglio 2018, appena pochi giorni fa invece la Lega ha presentato al Senato una legge che, in direzione opposta, si pone l’eterno obiettivo della «droga zero». Una manovra che, oltre ad essere un balzo indietro al 1989 di Bush, è contraria al regolamento parlamentare. Il presidente Fico lo ha fatto presente in una lettera formale inviata alla presidente del Setato Elisabetta Casellati. La risposta non è ancora arrivata.

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