Cannabis light, il Tar ferma il decreto Schillaci e la riabilita
I giudici amministrativi bocciano lo stop ai prodotti a base di olio di cannabidiolo. Salvando 3mila aziende e 12mila posti di lavoro
I giudici amministrativi bocciano lo stop ai prodotti a base di olio di cannabidiolo. Salvando 3mila aziende e 12mila posti di lavoro
Il Tar del Lazio ieri ha dato ragione ai coltivatori di canapa indiana e ha sospeso il decreto legge del governo che rende illegale i prodotti a base di olio di cannabidiolo, che vengono definiti anche cannabis light. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato da tre società di produttori affiliate all’Ici (Imprenditori canapa indiana) e all’associazione Canapa sativa Italia, contro il decreto firmato dal ministro della Salute Orazio Schillaci che inserisce tra le sostanze stupefacenti le composizioni orali contenenti l’olio di cannabidiolo. Il provvedimento ne vieta la vendita nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai e la autorizza solo nelle farmacie, con ricetta medica non ripetibile.
IL PROVVEDIMENTO del governo ha provocato le proteste delle associazioni e degli imprenditori del settore. Coldiretti Liguria li ha aiutati a presentare il ricorso e ha sostenuto in giudizio che il settore della canapa industriale, «basato su principi di legalità e sicurezza, rappresenta un’opportunità economica significativa, specialmente per le aree rurali e le piccole e medie imprese agricole». Il direttore dell’Istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma, Costantino Ciallella, ha sostenuto in una relazione tecnica presentata ai giudici che «il cbd non determina dipendenza psicofisica e non possiede effetti psicoattivi che possano giustificarne l’inclusione tra le sostanze stupefacenti».
Il tribunale amministrativo gli ha dato ragione, mettendo in luce «la peculiarità della vicenda» e i «risvolti che coinvolgono un’intera filiera, che va dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti contenenti estratti di cannabis». Il Tar ha così sospeso il decreto per evitare che i produttori vadano incontro a responsabilità penali e ha rimandato la discussione sul merito a un’altra udienza, fissata per il prossimo 16 dicembre, vista «la necessità di riorganizzazione e di riassetto di un intero settore».
Già nel 2020 il ministero della Salute, all’epoca guidato da Roberto Speranza, aveva inserito le «composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis» nella tabella dei «medicinali a base di sostanze attive stupefacenti». Poi lo stesso ministero aveva sospeso il decreto, invitando l’Istituto superiore di sanità e il Consiglio superiore di sanità ad aggiornare le tabelle degli stupefacenti e a valutare «se gli effetti della sostanza attiva cannabidiolo rimangono immutati a prescindere dalla percentuale di utilizzo della stessa».
L’ORDINANZA CHE SOSPENDE il decreto Schillaci è arrivata proprio mentre in Parlamento si discute il ddl Sicurezza, dove la Lega ha presentato un emendamento che vieta le infiorescenze, le resine e gli oli di canapa anche se non contengono Thc, che è il principio psicoattivo della cannabis. Secondo la norma, questi prodotti provocano «alterazioni dello stato psicofisico degli assuntori che mettono a rischio la sicurezza e l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale».
Il Forum droghe ha lanciato un appello per fermarlo. «La criminalizzazione del mercato della cannabis light produrrebbe un effetto giuridico paradossale: punire con le sanzioni penali e amministrative previste per le sostanze psicotrope anche chi produce o consuma infiorescenze prive di effetti psicoattivi», si legge. L’Alleanza verdi e sinistra ieri ne ha chiesto lo stralcio, alla luce dell’ordinanza del Tar.
LA SOSPENSIONE DEL DECRETO Schillaci ridà ossigeno a un settore che conta circa tremila aziende e 12 mila occupati, tra cui un’alta percentuale di imprenditori e lavoratori al di sotto dei 35 anni. «Siamo molto soddisfatti di questa nuova sospensione, che ci permette di tutelare e proteggere al meglio l’intero settore della canapa industriale», ha detto il presidente dell’Ici Raffaele Desiante.
Anche le opposizioni si sono schierate a favore della decisione del Tar. Marco Furfaro del Pd ha sostenuto che si è trattato dell’«ennesima figuraccia di un governo di incompetenti». Il verde Angelo Bonelli ha ricordato che una sentenza della Corte di Giustizia del 2020 ha stabilito che la cannabis light «non è una droga», mentre per il segretario di +Europa Riccardo Magi l’ordinanza «smonta tutta la propaganda proibizionista del governo sulla cannabis light».
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