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Volontari al posto dei lavoratori, all’Eurovision la beffa della ripresa che esclude

Volontari al posto dei lavoratori, all’Eurovision la beffa della ripresa che esclude

Il festival sarà retto da oltre 600 «volontari e volontarie», forza lavoro gratuita nonostante le ingenti risorse disponibili

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 8 maggio 2022

L’Eurovision sarà retto da oltre 600 «volontari e volontarie» che seguiranno diversi ambiti delicati: dalla gestione dei flussi di persone e mezzi, a parti dell’ufficio stampa e dell’accoglienza, fino a dare informazioni sulle sedi dell’iniziativa ma anche su quelle turistiche. Ovvero sarà utilizzata forza lavoro gratuita sfruttando la passione dei giovani e la predisposizione creata dalla scuola tramite stage e alternanza scuola/lavoro o dalle dichiarazioni dei grandi chef. Milioni di euro girano attorno all’iniziativa che cade in una fase di difficoltosa ripartenza del settore.

LE ECONOMIE pubbliche e comunali che vengono drenate dal «piccolo grande evento» avrebbero potuto significare un virtuoso rilancio del settore e invece replicano le peggiori logiche di «economia politica della promessa» con lo sfruttamento di risorse pubbliche ed umane a vantaggio di privati. Proprio per questo Bauli in Piazza ha ricordato, con una lettera mandata a diversi soggetti istituzionali che le mansioni in essere non sono «compatibili con l’impiego di volontari; si tratta di mansioni che hanno a che fare con l’ordine pubblico e la sicurezza, l’accoglienza e i contatti con il pubblico le quali prevedono per legge una riserva a favore di soggetti autorizzati e qualificati. Non a caso i nostri soci e le loro aziende si sono tutti dovuti dotare di licenza ai sensi dell’art. 134 Tulps e sono specializzate nelle attività di intrattenimento e di spettacolo». Per di più con una mail inviata dall’organizzazione, e resa pubblica, a chi lavorerà gratuitamente nell’area «Vip Lounge» si esplicita che il buffet è solo per gli ospiti quindi per mangiare si dovrà uscire dall’area e consumare ciò che si è portato con se. Non si fa accenno al «buono pasto» che da appello sarebbe stato garantito.

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