«Vogliono il gas e ci sfruttano»
Texas Alcuni istituti di credito hanno rinunciato a finanziare il progetto, ma non Banca Intesa. Intervista a Juan Mancias, portavoce della tribù di nativi americani Carrizo Comecrudo minacciata da un’opera gigantesca per la produzione di gas liquefatto
Texas Alcuni istituti di credito hanno rinunciato a finanziare il progetto, ma non Banca Intesa. Intervista a Juan Mancias, portavoce della tribù di nativi americani Carrizo Comecrudo minacciata da un’opera gigantesca per la produzione di gas liquefatto
Juan Mancias è il portavoce della tribù di nativi americani Carrizo Comecrudo, in Texas. La sua comunità è impegnata in una lotta contro le ennesime infrastrutture fossili ad alti impatti socio-ambientali. Parliamo degli immensi terminal di gas naturale liquefatto, estratto dalle rocce di scisto nel Bacino Permiano, sempre in Texas. Quello che in inglese si chiama shale gas, ha permesso agli Stati Uniti di confermarsi per due anni di fila il primo fornitore globale di gas sotto forma liquido, per facilitare il trasporto. A stelle e strisce è il 48% dell’import dell’Unione europea, pari a 201 milioni di metri cubi di gas al giorno nel 2023. Abbiamo incontrato Mancias a Torino nei giorni del G7 Clima, Energia e Ambiente tenutosi lo scorso fine aprile e ci ha descritto come l’industria del gas stia colpendo i luoghi dove vive.
Il Texas è fortemente segnato dall’estrazione di petrolio e gas. Ma ci sono anche tanti terminal di gas naturale liquefatto. Due li vorrebbero costruire proprio nelle vostre terre, vero?
Esatto. La tribù di cui faccio parte si trova nella Rio Grande Valley, al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, dove si sta progettando di realizzare Texas LNG e Rio Grande LNG. Quest’ultima è un’opera mastodontica, consisterà in ben 6 treni di liquefazione, con una capacità stimata di circa 39 miliardi di metri cubi l’anno. Il gas da lavorare presso il terminal sarà estratto dall’area di Agua Dulce, sempre in Texas, per poi giungere a Rio Grande tramite il gasdotto Rio Bravo, proposto da Enbridge, una società canadese tra le più importanti nel trasporto e nella distribuzione di petrolio e gas. A promuovere Rio Grande LNG è NextDecade, una multinazionale energetica statunitense specializzata proprio nel business del gas naturale liquefatto.
Ma i Carrizo Comecrudo sono stati adeguatamente consultati?
Ci hanno inviato delle lettere, ma il governo federale ha preso decisioni basandosi esclusivamente sulle loro ricerche, non ci hanno mai chiesto niente. Sedersi con noi e parlarci significa consultarsi con noi; inviarci delle lettere non significa consultarsi con noi. I nostri sono tutti vecchi villaggi di pescatori. Ci sono tante persone sepolte qui, tante cerimonie che facciamo, abitiamo quei territori da secoli. Siamo connessi a quella terra, è importante per noi mantenere questa connessione. Non significa che noi possediamo la terra, ma che la terra possiede noi: noi ne facciamo parte. Ma tutto questo non interessa a chi pensa solo ai profitti derivanti dal gas. Purtroppo nulla cambia, prima sfruttavano le nostre terre per trovare oro e argento, ora è il turno del gas.
Come se non bastasse, nei pressi del sito designato per il Rio Grande LNG c’è anche un «vicino ingombrante». Ci puoi spiegare meglio di che cosa si tratta.
A cinque miglia da dove dovrebbe sorgere Rio Grande LNG c’è la base di SpaceX di Elon Musk. Nell’aprile del 2023 è fallito un lancio e il razzo è esploso in aria. I resti sono caduti proprio sul punto del futuro terminal di gas naturale liquefatto. Capisci bene come ci sia una forte questione legata anche alla sicurezza, che non è stata minimamente presa in considerazione.
Che cosa sta accadendo al momento sul campo?
Per iniziare la preparazione del sito hanno distrutto buona parte del Garcia Pasture, uno dei più antichi siti archeologici dell’America. Mentre danneggiano tutta l’area, i promotori di Rio Grande LNG chiedono anche esenzioni fiscali. Questo vorrebbe dire niente tasse per la contea, e quindi nessuno aiuto per le scuole e gli altri servizi della città, come il distretto scolastico per esempio.
In effetti parliamo di un’opera molto costosa, per la quale servono ingenti finanziamenti.
Per costruire Rio Grande LNG sono necessari 17,5 miliardi di dollari e non è un caso che nel giugno del 2023 sia entrata nel progetto con il 17% delle quote la multinazionale fossile francese TotalEnergies: ha aiutato il primo pacchetto di sostegni finanziari da parte delle banche che si attesta intorno ai 10 miliardi. Tra queste c’è anche una banca italiana: Intesa Sanpaolo, che ha destinato al progetto ben 1,08 miliardi di dollari.
Ma anche grazie alla campagna di pressione che state conducendo ci sono alcuni istituti di credito che hanno assunto una posizione differente.
BNP Paribas, Societe Generale, Crédit Mutuel e La Banque Postale, ma anche l’altra italiana UniCredit, hanno preferito non partecipare al progetto perché per loro il rischio reputazionale era troppo grande. Questo la dice lunga su quanto il progetto di Rio Grande LNG sia controverso e caratterizzato da problematiche di natura socio-ambientale.
Quindi la tua presenza a Torino per il G7 Ambiente era legata anche alla possibilità di mandare un messaggio a Intesa Sanpaolo?
Su invito dei nostri partner italiani di ReCommon ho deciso di partecipare agli incontri dei gruppi e dei movimenti che protestavano contro il G7, per far sentire la voce della mia comunità anche a Intesa Sanpaolo, a cui chiediamo di disinvestire dai progetti di gas in Texas, perché sta diventando complice nella creazione di zone di sacrificio e del genocidio che sta portando alla cancellazione delle nostre tribù. Noi vogliamo riuscire a fermare tutto quello che vogliono costruire. Se le banche come Intesa Sanpaolo si dovessero tirare indietro, potremo continuare a vivere la nostra vita come la gente normale e nativa del Texas.
LA PRINCIPALE BANCA ITALIANA per capitalizzazione, dotata al contempo di una policy su clima ambiente debole, in quanto piena di lacune e scappatoie, rispetto a quella di suoi pari, sembra però voler tirar dritto. Dalla data della sigla dell’Accordo di Parigi sul Clima, ha sostenuto il comparto fossile con 81,6 miliardi di dollari, tanto che nel solo 2023 ha fatto registrare 8,6 miliardi di dollari di investimenti e 7,5 miliardi di dollari di finanziamenti. Dal 2016, il settore del gas naturale liquefatto del Golfo del Messico ha ottenuto ben 4,8 miliardi di dollari dall’istituto di credito torinese, nei quali rientra la cifra record di 1,08 miliardi per Rio Grande LNG.
JUAN MANCIAS, PERO’, E’ MOLTO determinato e continuerà a incalzare Intesa Sanpaolo e tutti i soggetti che non si fanno scrupoli a supportare opere come Rio Grande LNG.
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