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Violenta protesta dei ceceni, in Francia lo scontro diventa politico

Violenta protesta dei ceceni, in Francia lo scontro diventa politicoUn'auto data alle fiamme a Digione – Ap

Europa Quattro notti di scontri tra persone di origine cecena e la comunità di Digione, a maggioranza maghrebina. Il governo investito dalle accuse, sia da destra che da sinistra. Ne approfitta il sindacato di polizia che lancia il suo attacco dopo le manifestazioni anti-razziste

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 17 giugno 2020

«Voglio inviare un messaggio estremamente chiaro ai delinquenti che abbiamo visto esibire delle armi, agli individui che sono venuti qui a Digione a commettere violenze: la nostra risposta sarà estremamente decisa», ha affermato ieri il sottosegretario agli Interni, Laurent Nunes, a Digione.

La capitale della Borgogna da quattro notti è in agitazione, in preda a violenze di strada. Delle persone di origine cecena hanno investito prima il centro città, poi il quartiere popolare delle Grésilles, in rappresaglia per l’aggressione di cui è stato vittima un giovane ceceno di 16 anni il 10 giugno scorso.

Gli abitanti, in maggioranza di origine maghrebina, si sono organizzati per rispondere e ne sono nate notti di guerriglia urbana, su uno sfondo di traffico di stupefacenti e di rivalità tra dealers. Un pizzaiolo è rimasto gravemente ferito. Ora sul posto ci sono 150 poliziotti in rinforzo.

Ma la polemica politica è esplosa: il contesto è favorevole, dopo le manifestazioni contro la violenza della polizia e il razzismo organizzate dal comitato Adama e la protesta strisciante dei sindacati di poliziotti, che contestano in questi giorni, anche con azioni di piazza, le prese di posizione del ministro degli Interni, Christophe Castaner, che ha ammesso derive razziste e metodi di repressione troppo violenti.

Ieri, Marine Le Pen è andata a Digione, per denunciare il «caos» che il governo non sa fermare. Lo stesso termine è stato usato da Jean-Luc Mélenchon, che ha parlato di «bande», mentre Eric Ciotti, dei Républicains ha descritto «quasi scene di guerra».

Il sindaco di Digione, il socialista François Rebsamen, in campagna elettorale per il secondo turno delle municipali del 28 giugno, ha denunciato la «mancanza di mezzi della polizia, la giustizia lenta, così la comunità cecena vuole farsi giustizia da sola».

Da Digione la rivolta dei ceceni si è estesa in questi giorni anche a Nizza. In Francia, vivono all’incirca 65-70mila ceceni sui 150mila rifugiati nella Ue in seguito alle guerre iniziate negli anni ’90. Sono presenti soprattutto a Nizza, Strasburgo, Albi, Clermont-Ferrand, pochi a Digione: per questo sono venuti da fuori per sostenere la rappresaglia, dei ceceni hanno parlato anche di arrivi «dal Belgio, dalla Germania».

Non è la prima volta che in Francia ci sono tensioni tra comunità, con i ceceni coinvolti (è successo anche in Belgio). A Digione la guerriglia è stata particolarmente violenta, con volti coperti e attacchi con armi improprie, si sono viste anche armi da fuoco, c’è chi parla persino di kalashnikov. La risposta degli abitanti auto-organizzati è stata altrettanto violenta, con auto bruciate, video-sorveglianza presa a compi di arma da fuoco.

Il governo è sulla difensiva di fronte alle immagini disastrose che vengono dalle notti violente di Digione. Nunes ha cercato di inviare un messaggio di fermezza contro le accuse di lassismo, che arrivano da destra e da sinistra.

Il prefetto si è giustificato, dicendo che «la strategia è quella buona», che la polizia ha evitato conseguenze nefaste sulla popolazione. Ma gli abitanti protestano, perché si sentono abbandonati. E qui si innesta la denuncia del razzismo in Francia, una popolazione in larga parte composta di discendenti di immigrati che non si sente protetta dalla polizia.

Per la polizia il rapporto di fiducia con il ministro Castaner «è rotto», ripetono i sindacati, che partono all’attacco: «E pensare che qualche giorno fa dei politici hanno chiesto di disarmare la polizia», in appoggio ai manifestanti contro le violenze. Ieri in parlamento, il primo ministro Edouard Philippe ha definito «idea barocca» la proposta di disarmare la polizia.

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