Senza rinnovo del contratto da ben sei anni, con condizioni salariali e di diritti sempre peggiori e con la chicca finale di una nuova associazione datoriale nata durante la trattativa.

La situazione degli oltre 100 mila lavoratori della Vigilanza privata – una mansione che in questa crisi infinita ha assorbito addetti esclusi dai settori dell’industria e del commercio, non solo uomini – è sempre peggiore.

Così dall’Assemblea nazionale unitaria delle strutture e dei delegati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs del settore Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza si è deciso di dire: “Basta!”. Preparandosi a nuove mobilitazioni con uno nuovo sciopero inevitabile senza novità positive nella trattativa.

Trattativa lunghissima e infruttuosa che si è conclusa con esito negativo nell’incontro del 18 marzo 2022, nel quale le associazioni datoriali, anziché presentare una proposta dignitosa sul piano salariale, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle rispettive aziende.

L’ultima nata – la sesta di un settore frammentato e pieno di false cooperative e appalti al massimo ribasso – si chiama Ani-sicurezza, Associazione nazionale imprese di sicurezza aderente a Confimpresa. Fra gli associati figurano Sicuritalia e Cosmopol, i due principali operatori italiani (20mila addetti).

“La costituzione di una nuova associazione datoriale, comunicata a mezzo stampa a poche ore dalla ripresa del negoziato, rappresenta un elemento di preoccupazione per un settore in cui la rappresentatività datoriale evidenzia da tempo una frammentazione eccessiva e l’incapacità di realizzare una sintesi positiva per le relazioni sindacali – denunciano Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs. In ogni caso, questa decisione non può considerarsi un alibi per impedire la definizione del nuovo contratto nazionale. Il mancato adeguamento del salario dei lavoratori e delle lavoratrici costituisce un elemento di estrema gravità, oltre che per il tempo trascorso, soprattutto per l’andamento dell’inflazione che in questo periodo sta comportando una grande penalizzazione del potere d’acquisto dei redditi medio-bassi.

Questo fattore si inserisce in un contesto già fortemente difficile per un’attività basata su contratti di appalto pubblici e privati, in cui la mancata definizione di norme adeguate per la tutela della professionalità e dell’occupazione espone migliaia di persone alla mera logica del massimo ribasso e della compressione delle tutele.

Che però attaccano frontalmente anche il governo e in special modo il sottosegretario leghista agli Interni Nicola Molteni. Denunciando “il colpevole “silenzio” delle Istituzioni, a partire dal Ministero dell’Interno, delle Prefetture e del ministero del Lavoro che, irresponsabilmente, non esercitano la funzione di controllo e intervento loro assegnata dalle norme vigenti. Tale comportamento è ancor più inaccettabile se riferito a lavoratori e lavoratrici che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come ampiamente dimostrato dal lodevole impegno espresso durante l’intera fase emergenziale sanitaria, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale”.

Dunque l’Assemblea nazionale unitaria delle strutture e dei delegati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs del settore Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza ha deciso “di intensificare le iniziative di mobilitazione utili a sostenere la vertenza, nonché le azioni vertenziali idonee a ripristinare la piena applicazione delle norme contrattuali e di legge ripetutamente violate in questi anni da parte delle aziende”.

Presto si conoscere la data del nuovo sciopero. Per riavere un contratto dopo oltre sei anni. Uno dei tanti scandali della contrattazione in Italia.