Vicenza, ambientalisti e No Tav in difesa del bosco dei Ferrovieri
La manifestazione Fino a domenica il Climate camp: dibattiti, spettacoli e musica. E sabato il corteo: salute, ambiente, pace e democrazia per tutti
La manifestazione Fino a domenica il Climate camp: dibattiti, spettacoli e musica. E sabato il corteo: salute, ambiente, pace e democrazia per tutti
«È salendo sugli alberi, che possiamo vedere un futuro migliore», si legge nel manifesto del Climate Camp 2024. Gli alberi in questione sono quelli del quartiere popolare I ferrovieri, situato nella prima periferia ovest di Vicenza. Alberi a rischio di abbattimento per far posto a un contestassimo cantiere della Tav: 25mila metri quadrati di verde in mezzo ai quali, sino a metà degli anni Ottanta, sorgevano gli impianti di pettinatura della storica azienda vicentina Lanerossi. Oggi l’area è un polmone verde che regala ossigeno a tutta la città e per difenderla è si è mobilitato l’intero arcipelago ambientalista del Veneto. Wwf, Legambiente, Fridays for Future, Europa Verde e Italia Nostra, hanno solidarizzato con i giovani degli spazi sociali cittadini, come il Bocciodromo e il Caracol Olol Jackson, che lo scorso aprile sono «saliti sugli alberi», per l’appunto, e hanno occupato il bosco, organizzandovi concerti, performance e incontri. Sino a domenica prossima, il bosco dei Ferrovieri ospiterà il Climate Camp, giunto alla sua quinta edizione. Climate Camp che, per l’occasione, si è spostato dal Lido di Venezia per contribuire a difendere il bosco di Vicenza dalle ruspe della Tav.
L’idea iniziale era di organizzare il Camp a Cortina d’Ampezzo dove la Lega e il presidente della regione, Luca Zaia, hanno sponsorizzato una vera propria devastazione ambientale per far spazio a una criticissima pista da bob che è costata l’abbattimento di una dei lariceti più importanti delle Dolomiti. Un impianto sportivo che, tra le altre cose, quasi sicuramente non sarà agibile per le prossime olimpiadi. «La decisione di spostare il Climate Camp a Vicenza – spiega Francesco Pavin, portavoce del Bocciodromo – non è un cambio di rotta, perché quanto accade nella città berica è lo specchio dello stesso paradigma speculativo che sta dietro a Milano Cortina 2026, caratterizzato da valorizzazione immobiliare, spoliazione del territorio, coinvolgimento di grandi interessi economici, processi decisionali quantomeno opachi che non tengono contro degli impatti ambientali e sociali».
Il progetto dell’alta velocità a Vicenza ha un costo stimato di 2,2 miliardi di euro per soli 6 chilometri di ferrovia e comporta una cemetificazione di 250 mila metri quadri per la realizzazione di cantieri nel cuore della città con conseguente abbattimento di case, aree verdi e boschi. «Quanto sta accadendo a Venezia, col caso giudiziario che ha coinvolto la giunta del sindaco Luigi Brugnaro – continua Pavin – è lo specchio dello stesso modello di sviluppo che ha progettato la Tav a Vicenza. Da un lato una cementificazione forsennata con relativi tassi d’inquinamento tra i più alti d’Europa, dall’altro un sistema di clientele con mutui beneficio tra politici, imprenditori e grandi gruppi industriali che creano da sempre un contesto in cui gli interessi economici dei privato dettano le decisioni pubbliche». Dibattiti, spettacoli teatrali, laboratori, concerti, socialità e pratiche di resistenza, ma anche di lotta. Domani, alle ore 17 da via Maganza, partirà un corteo. La direzione? Quella opposta alla Tav, naturalmente: la meta non sarà il profitto di pochi ma salute, ambiente, pace e democrazia per tutti.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento