Il primo a congratularsi con il popolo e il governo dell’Eritrea è stato il primo ministro etiope Abiy Ahmed. Ed è in buona parte merito suo se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha disposto la revoca delle sanzioni imposte nove anni fa a Asmara per il suo presunto sostegno ai jihadisti somali di al Shabab.

Sostegno mai provato, come fa capire anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, quando dice che «le sanzioni erano motivate da una serie di fattori che ora non esistono più». Il fattore decisivo è il processo di distensione regionale a cui il nuovo premier etiope Ahmed ha impresso un’improvvisa accelerazione, producendo in luglio uno storico accordo di pace etio-eritreo.

Gli Stati uniti che avevano fortemente voluto le sanzioni hanno fatto cadere il veto e il Regno unito ha preparato la bozza della risoluzione che è stata votata ieri all’unanimità.

Da domani beni scongelati, leader eritrei liberi di viaggiare e resto del mondo libero di tornare a vendere armi al regime di Isaias Afewerki. Il nuovo clima che si respira nella regione genera forti aspettative, ma eventuali ricadute positive sul piano interno, in Eritrea, sono tutte da dimostrare. L’ex colonia italiana è un paese dal quale si continua a fuggire. m.bo.