Prende il via domani, con un dialogo a porte chiuse in Vaticano fra papa Francesco e gli oltre duecento vescovi diocesani, l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Il primo punto all’ordine del giorno è la scelta del nuovo presidente, che dovrà succedere al cardinale Bassetti, giunto a fine mandato. Matteo Zuppi, romano cresciuto nella Comunità di sant’Egidio, dal 2015 arcivescovo di Bologna e cardinale dal 2019, è in pole position.

L’identikit del nuovo capo dei vescovi lo ha disegnato lo stesso Bergoglio, che ha più volte manifestato insofferenza, quando non aperto disappunto, nei confronti della Cei guidata prima dal cardinale Bagnasco – prosecutore soft del ventennio ruiniano – e poi dal “grigio” Bassetti. «L’assemblea dovrà scegliere il nuovo presidente della Cei, io cerco di trovarne uno che voglia fare un bel cambiamento», ha detto il pontefice nell’intervista al Corriere della Sera dello scorso 3 maggio. E ha aggiunto: «Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole».

I cardinali under 75 – età del pensionamento per i vescovi – sono cinque. Due di questi, il vescovo di Firenze Betori e dell’Aquila Petrocchi si escludono da soli avendo rispettivamente 75 e 73 anni. C’è poi il vicario del papa per la Diocesi di Roma, il sessantottenne De Donatis, la cui figura però da qualche anno risulta un po’ appannata. Restano Zuppi e l’altro nome forte: Paolo Lojudice (57 anni), anche lui romano – non del centro come Zuppi, che ha frequentato il liceo Virgilio insieme ad Andrea Riccardi, ma delle borgate –, parroco di frontiera (per quasi vent’anni a Torbellamonaca), dal 2019 arcivescovo di Siena.

Resta da vedere se i vescovi asseconderanno i desiderata di papa Francesco o proseguiranno per la propria strada. Infatti l’assemblea dovrà votare una terna di nomi da presentare al pontefice, il quale poi sceglierà uno dei tre (Bergoglio avrebbe voluto che i vescovi italiani eleggessero direttamente il proprio presidente, ma la proposta fu respinta e la terna fu il compromesso). Nel primo caso Zuppi e Lojudice saranno nella rosa. Nel secondo invece indicheranno vescovi non cardinali, come ad esempio il vescovo di Modena Castellucci o quello di Acireale Raspanti, decisamente più rassicuranti per la continuità.

La scelta di Lojudice potrebbe costituire una netta rottura. Zuppi rappresenterebbe una mediazione: autorevole, grande comunicatore, pronto a “contaminarsi” con mondi distanti da quelli ecclesiali – partecipò alla presentazione del libro pubblicato dal manifesto con i discorsi di papa Bergoglio ai movimenti popolari (Terra casa lavoro) che si svolse al Centro sociale Tpo di Bologna –, attento ai temi sociali, ma nello stesso tempo uomo delle istituzioni ed esponente di punta di Sant’Egidio.

Fra i temi più spinosi che il nuovo presidente della Cei dovrà affrontare c’è quello degli abusi sui minori. Due lettere sono già sulle scrivanie dei vescovi. Una firmata dalla rete di gruppi “conciliari” dei Viandanti, che chiede l’istituzione di una commissione indipendente «per conoscere l’entità della diffusione della pedofilia nella nostra Chiesa». Un’altra del coordinamento contro gli abusi nella Chiesa ItalyChurchToo (ne fanno parte associazioni di vittime come L’Abuso e riviste indipendenti come Adista), che verrà resa pubblica domani e che, oltre alla commissione indipendente, chiede alla Cei «iniziative serie, radicali e credibili» che facciano «verità, giustizia e prevenzione».