«In poche parole» ha detto il ministro degli esteri Dmytro Kuleba all’incontro dei ministri degli Esteri della Nato a Bucarest, «Patriots e trasformatori sono ciò di cui l’Ucraina ha più bisogno». Riassume così le necessità del suo Paese Kuleba, in una delle ore più buie dall’inizio della guerra.

SE SUL CAMPO l’Ucraina è riuscita a ottenere successi importanti negli ultimi mesi, soprattutto nell’est, ora la situazione nelle retrovie sta rapidamente peggiorando. La strategia russa di colpire le centrali energetiche e le sottostazioni urbane sta diffondendo una crescente preoccupazione tra i politici ucraini che, a partire dal leader, si affannano in tutti i consessi a chiedere aiuti immediati e sistemi di difesa missilistica. Al vertice Nato di ieri, al quale era presente anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, gli Usa hanno annunciato un ingente piano di aiuti per la rete energetica ucraina che parte dai generatori, sia industriali sia di piccola taglia, e arriva alle coperte passando per i trasformatori, il carburante per l’alimentazione, le parti di ricambio per le infrastrutture civili. Una sorta di piccolo «piano Marshall» per l’energia ucraina che proceda in parallelo ai vari pacchetti di armi già decisi per Kiev. In uno di questi, tra l’altro, secondo Reuters il Pentagono starebbe valutando una proposta dell’azienda aeronautica Boeing per fornire piccole testate di precisione a basso costo all’Ucraina. Tali ordigni si potrebbero montare su razzi già disponibili alle forze armate ucraine che, nel complesso, potrebbero colpire a ben 150 km di distanza ovvero ben oltre le linee di difesa russe. L’armamento proposto dalla Boeing, chiamato Ground-Launched Small Diameter Bomb (Glsdb, ovvero Bomba di piccolo diametro lanciata dal suolo, ndr), sarebbe solo uno dei diversi piani: Reuters parla di almeno una mezza dozzina, per la produzione di nuovi armamenti destinati all’Ucraina e agli alleati americani nell’Europa orientale.

È NOTO che l’amministrazione Biden stia cercando soluzioni immediate alla crescente necessità di armamenti. Nei giorni scorsi abbiamo citato le preoccupazioni di una parte del Pentagono per il progressivo esaurimento delle scorte nei depositi militari e la Boeing non è la sola che si sta impegnando in questo campo.
Del resto, gli Usa sono preoccupati anche per i propri interessi strategici nel Pacifico. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal Washington avrebbe accumulato un «arretrato» di quasi 19 miliardi di dollari in armamenti destinati a Taiwan in funzione anti-cinese. Tra questi ci sarebbero i sistemi di lanciarazzi multiplo Mlrs, i lanciamissili anticarro Javelin e missili terra-aria Stinger. Ora che anche in Cina sono iniziate le proteste contro il governo, il governo statunitense teme che l’instabilità di Xi Jinping possa influire negativamente sull’area.

INTANTO AL VERTICE Nato di Bucarest i vari Paesi presenti hanno annunciato nuovi aiuti per Kiev. La Slovacchia, ad esempio, ha dichiarato di voler fornire 30 veicoli blindati per il trasporto di personale e più artiglieria. Il ministro degli esteri dell’Estonia, Urmas Reinsalu, si è spinto oltre chiedendo agli alleati di impegnare l’1% del loro Pil per il sostegno militare all’Ucraina, affermando che ciò farebbe «una differenza strategica». Come fa notare Associated Press, tuttavia, la maggior parte dei Paesi della Nato fatica a spendere il 2% del Pil per i propri bilanci di difesa e quindi la proposta di Reinsalu è irricevibile. A tale proposito, il governo italiano ieri ha ritirato l’emendamento al cosiddetto «Dl Nato» che prorogava l’invio di armi all’Ucraina fino alla fine del 2023.

IN UCRAINA i civili continuano a scontare la mancanza di corrente elettrica che si aggiunge alle sofferenze già causate da mesi e mesi di bombardamenti. Nonostante i proclami di lunedì, ieri la principale azienda privata del settore elettrico ucraino, la Dtek, ha annunciato che le interruzioni di corrente nella capitale riprenderanno in maniera consistente. Al momento, i cittadini della capitale hanno forniture elettriche garantite per 2-3 ore, due volte al giorno e nel resto del Paese la situazione non è migliore con una fornitura garantita inferiore al 30% della capacità ordinaria.