Internazionale

Missili a lungo raggio e dottrina atomica: l’Ucraina senza pace

I soldati stanno accanto a un missile balistico russo parcheggiato lungo la via Tverskaya prima di una prova per la parata militare del Giorno della Vittoria a Mosca foto Alexander Zemlianichenko/ApMosca, soldati russi vicino a un missile balistico RS-24 – foto Ap/Alexander Zemlianichenko

Il limite ignoto Mille giorni di conflitto, che si infiamma di nuovo. Milioni di sfollati e centinaia di migliaia di morti ma i raid continuano

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 20 novembre 2024

Anche il traguardo dei mille giorni è di guerra è stato superato e nonostante l’elezione di Donald Trump il conflitto in Ucraina si è infiammato di nuovo. All’indomani del 5 novembre sembrava che ormai fosse solo questione di tempo prima che Volodymyr Zelensky fosse costretto a trattare. E invece ieri Kiev ha iniziato ad attaccare con il sistema Atacms fornito dagli Usa e il Cremlino ha aggiornato la sua dottrina nucleare ammonendo che «anche gli attacchi con i missili a lungo raggio potranno essere considerati una minaccia critica alla sicurezza nazionale».

QUASI TRE ANNI di conflitto in Est Europa ci hanno abituato a improvvisi colpi di scena, ma la decisione di Joe Biden di accordare il permesso all’uso degli armamenti forniti da Washington all’interno del territorio russo ha stravolto di nuovo il quadro. Domenica il presidente si è deciso dopo mesi di attese e dinieghi, dimostrando che un conto sono le previsioni e un altro l’utilizzo del potere. L’Ucraina non ha aspettato: ieri è stato lanciato il primo attacco con gli Atacms, i missili a lungo raggio che possono colpire fino a 300 km con grande precisione e una potenza di fuoco devastante. «L’attacco è stato effettuato contro un obiettivo nella regione di Bryansk, che è stato colpito con successo» ha dichiarato una fonte anonima della Difesa di Kiev al media ucraino Rbc. Secondo la Cnn, che cita funzionari anonimi del Pentagono, l’obiettivo era un arsenale. Mosca ha confermato l’indiscrezione, ma sostiene che «cinque missili Atacms sono stati abbattuti e un altro è stato danneggiato dalla contraerea». Difficile capire se l’attacco è andato a segno finché non si avranno ulteriori notizie o i risultati delle rilevazioni satellitari.

IN OGNI CASO il Cremlino ha organizzato subito la contromossa, nel modo più plateale possibile. Il presidente Putin ha approvato un decreto che aggiorna la dottrina nucleare della Federazione russa per poter utilizzare armi nucleari «contro uno stato non nucleare se supportato da potenze nucleari». Non solo, «un’aggressione da parte di qualsiasi Stato che non dispone di armi nucleari, ma è sostenuto da un Paese dotato di queste armi, sarà considerata un attacco congiunto di questi Paesi alla Russia» e quindi l’eventuale risposta sarà rivolta sia contro l’aggressore diretto sia contro i suoi alleati. Secondo l’agenzia Tass, la riforma rappresenta «una misura estrema per proteggere la sovranità» nazionale in un momento in cui «a causa dell’emergere di nuove minacce e rischi militari, la Russia «ha dovuto chiarire i parametri che consentono l’uso di armi nucleari». È stata inoltre aggiornata la lista degli stati e delle alleanze che potrebbero potenzialmente essere bersaglio della deterrenza nucleare. Interrogato dai giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo testo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è stato esplicito. L’uso di missili occidentali contro la Russia può portare a una risposta atomica? «Sì».

JOSEP BORRELL, l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, ha bollato come «completamente irresponsabile» la retorica nucleare russa. «La Russia ha sottoscritto il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e quindi non deve mai essere combattuta» ha concluso, ricordando che «non è la prima volta che Mosca minaccia «un’escalation atomica». Da Berlino alcune fonti governative hanno dichiarato all’agenzia LaPresse che «il governo tedesco prende molto sul serio le dichiarazioni irresponsabili sull’uso delle armi nucleari. Allo stesso tempo, non ci lasceremo intimidire da tutto ciò». Tuttavia, il cancelliere Scholz, a Rio de Janeiro per il G20, ha fatto sapere che non intende cambiare decisione sui missili a lungo raggio Taurus forniti dalla Germania. Dopo l’assenso di Francia e Gran Bretagna, la Germania resta l’unico Paese a rifiutare l’uso dei propri armamenti a lungo raggio in territorio russo. Il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov ha lodato la mossa di Scholz definendola «responsabile», ma Zelensky ha insistito ancora una volta. «Penso che sia giunto il momento che la Germania sostenga le decisioni appropriate» ha dichiarato in una conferenza stampa congiunta con la premier danese Mette Frederiksen.

IL PRESIDENTE UCRAINO, tra l’altro, ha criticato il silenzio del G20 sul cambio di dottrina nucleare di Mosca accusando i membri del gruppo di non avere una «strategia forte» per prevenire il rischio di escalation. Il capo di stato è anche tornato a minacciare Mosca: «l’Ucraina ha notevoli capacità a lungo raggio, ci sono droni e missili di produzione nazionale e ora anche gli Atacms. Useremo tutto». Per il suo ministro degli Esteri, Andryi Sybiga, l’autorizzazione all’uso delle armi a lungo raggio potrebbe addirittura «cambiare le carte de in tavola». Ma la retorica di uno dei belligeranti sul «futuro vittorioso» non basta a cambiare ciò che è già stato.

MILLE GIORNI di morti, feriti, sfollati, stenti e sofferenze che hanno coinvolto milioni di persone e non accennano a terminare. La scorsa notte un dormitorio scolastico a Glukov, nella regione di Sumy, è stato bombardato dai russi provocando la morte di 10 persone, tra cui un bambino. Secondo Save the children sono 500mila i bambini nati durante questi 33 mesi di guerra, in un contesto in cui «un altro grave rischio per la vita dei neonati e delle loro madri sono gli attacchi alle strutture sanitarie: negli ultimi mille giorni, ne sono stati accertati 1.800, pari a più di una struttura sanitaria ogni giorno».

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