Chi l’ha detto che per spostare in città un letto matrimoniale o un pianoforte o dei mobili serva per forza un furgoncino? Idea superata, basta una bicicletta. Non una qualsiasi, ma quella che tutti i giorni Francesco Sabaini, 37 anni, utilizza a Verona per trasportare su richiesta materiale di ogni genere da un quartiere all’altro risolvendo tanti problemi dovuti a strade strette o consegne in zone a traffico limitato, senza produrre inquinamento.

L’AVVIO DELL’ATTIVITA’ NELLA CITTA’ scaligera risale all’inizio dell’anno scorso quando assieme all’amico Luca Onofrio dà vita a MoveByBike. Ora non è difficile vedere passare queste cargo bike trasportando un po’ di tutto anche «merce che misura due metri e mezzo di lunghezza e sino a due metri cubi», racconta Sabaini.

«È CAPITATO ANCHE DI TRASPORTARE un pianoforte di 200 chilogrammi, impresa non impossibile. Serve molta attenzione e l’aiuto di un paio di persone nelle fasi di carico e scarico, poi è solo una questione di furbizia nell’utilizzare le leve e la fisica, esperienza da traslocatori. Il tragitto sulla strada è facile, visto che ci viene in aiuto il fatto che utilizziamo cargo-bike assistite in acciaio che pesano in media 70-100 chilogrammi». Ma quanto costa utilizzare questo servizio? «Non tanto, per esempio per trasportare un mobile delle dimensioni di 150 centimetri chiediamo 30-50 euro, siamo senz’altro competitivi entro i dieci chilometri. In tanti poi ci apprezzano per il fatto che vedono in noi un esempio pratico nel combattere l’inquinamento atmosferico che soffoca le nostre città».

L’IDEA DI UTILIZZARE A VERONA la bicicletta come mezzo di trasporto merci arriva dalla Svezia dove il ciclista ha vissuto sette anni. «Ho cominciato a fare questo lavoro nel 2013 quando abitavo a Malmö», spiega Sabaini. «Nils Wedin e Johan Wedin, due visionari, diedero vita nel paese scandinavo a questa esperienza nove anni fa attaccando dei carrelli alle bici e ora questa azienda conta un centinaio di dipendenti ed è quotata in borsa. E noi siamo la loro prima filiale fuori dalla Svezia. In questo Paese».

CI SONO ALTRI UTILIZZI VIRTUOSI di questo mezzo: «L’utilizzo delle due ruote per spostare merci ha anche risvolti sociali come il trasporto dei rifiuti di un quartiere alla più vicina discarica, oppure il trasporto di una decina di bambini dall’asilo al parco. In Italia siamo ancora lontani da tutto ciò, ma prima poi ci arriveremo». A Malmö il ciclista veronese ha anche conseguito un master in Sustainable Urban Management che a detta sua non gli è servito a molto per questo mestiere ancora pressoché sconosciuto. «Per questa attività non c’è nessuna formazione scolastica, nessun libro da leggere, pochissime persone a cui chiedere. Gli stessi mezzi che usiamo – spiega Sabaini – sono una rivisitazione moderna di quelli che si usavano fino agli anni Cinquanta. I costruttori di bici in questo campo sono ancora agli albori, ma c’è una rapida crescita in quantità di marchi e qualità e affidabilità dei mezzi».

LE RICHIESTE DEI CITTADINI VERONESI, ma anche di negozi e di B&B, di utilizzare questo servizio che non impatta sulla qualità dell’aria sono in costante aumento e di conseguenza anche le persone impegnate nel trasporto. «Coloro che lavorano con noi – afferma Sabaini – hanno un regolare contratto a 14 mensilità. Non abbiamo niente a che vedere con tante forme di sfruttamento che conosciamo, anche perché non è etico elevarci a paladini della difesa dell’ambiente e della salute degli abitanti e poi sfruttare gli altri. Quello su cui occorre investire da subito è sulla sicurezza dei lavoratori prevedendo altre piste ciclabili.

SULLA MOBILITA’ SU DUE RUOTE nei centri abitati il promotore a Verona di MoveByBike ha le idee chiare che gli hanno permesso nel 2013 di aggiudicarsi, in collaborazione con uno studio di architettura, un concorso internazionale per rendere Oslo (Norvegia), 670 mila abitanti, una città a portata di ciclista. «In poco più di due anni abbiamo visto costruire dall’amministrazione comunale svariate piste ciclabili disegnate da noi. Questa è la dimostrazione pratica che quando c’è volontà politica, budget e competenza si possono davvero cambiare le città in poco tempo e migliorare la vita dei cittadini. Basta guardare la città spagnola di Pontevedra, 83 mila abitanti, dove vent’anni fa le auto sono state bandite completamente da tutto il centro e il traffico è diminuito del 90 per cento e l’inquinamento del 65 per cento».

E IN ITALIA? «ANCHE DA NOI LE COSE stanno cambiando», ci tiene a sottolineare. «Molte amministrazioni comunali come Milano, Rimini, Bologna e Olbia, mandano i propri assessori e tecnici in altre città ad osservare ed imparare. A Verona questo nel passato non è mai successo, altrimenti avremmo qualcosa di meglio che dei marciapiedi per pedoni pitturati di giallo». Ma una critica il giovane veronese la muove anche ai ciclisti di città. «Nonostante il problema sia la carenza di infrastrutture e la scarsa volontà e capacità politiche nell’affrontare il problema per poter aspirare ad avere una città a misura di bambino e anziano, i ciclisti in genere utilizzano biciclette inadatte o vecchie che non permettono una guida sicura, senza dispostivi che evidenzino la presenza in strada e affrontano uno sforzo fisico totalmente inutile rispetto alle bici di nuova generazione. Tutto ciò provoca un atteggiamento remissivo nei confronti delle automobili, si pedala troppo a destra, schiacciati tra le portiere in apertura, i tombini e chi ci sfreccia a 70 all’ora. Da qui stress, timore di essere investiti. La conseguenza è che non si investe su una bicicletta, magari elettrica, che permette di stare in strada con sicurezza, di compiere tragitti casa-lavoro o scuola anche lunghi in modo sicuro e piacevole. Noi che trasportiamo merci siamo visibili e ci appropriamo dello spazio che ci serve, gli automobilisti lo capiscono e ci rispettano».