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Verità e giustizia per Suruwa, oggi Catanzaro in piazza

Verità e giustizia per Suruwa, oggi Catanzaro in piazzaTra le baracche di San Ferdinando

Gli ammassi di plastica sono ancora lì, scheletro di una tragedia che si poteva evitare. Che prefettura e istituzioni potevano evitare se solo avessero voluto. Ma al Viminale preferiscono la […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 dicembre 2018

Gli ammassi di plastica sono ancora lì, scheletro di una tragedia che si poteva evitare. Che prefettura e istituzioni potevano evitare se solo avessero voluto. Ma al Viminale preferiscono la processione delle salme a una soluzione dignitosa per superare la baraccopoli di San Ferdinando. Sette giorni fa, alla prime luci dell’alba, gli inquirenti davano un volto e un nome a quel corpo carbonizzato, che i pompieri avevano estratto dalle macerie, nella casupola di plastica e stracci dove stava dormendo. Era Suruwa Jaiteh, inserito nel progetto Sprar a Gioiosa Jonica. Il giovane gambiano era a San Ferdinando solo per fare visita ad un amico, ma nella prima notte passata nella favela ha trovato la morte orrenda che lo ha strappato alla vita a soli 18 anni. Intanto le indagini languono. L’inchiesta aperta dalla procura di Palmi è ferma in attesa dell’esito dell’autopsia e delle analisi della scientifica. Ci vorrà tempo per stabilire se qualcuno ha appiccato il fuoco volontariamente per uccidere o se si è trattato di un tragico incidente, come più probabile.

La famiglia Jaiteh giunta nella Piana è in attesa di riavere la salma per portarla in Gambia. Ma oggi i congiunti di Suruwa saranno anche loro in piazza per chiedere verità e giustizia per loro figlio. Tutti a Catanzaro, dunque, in piazza della Prefettura. Per lo smantellamento della bidonville, per dare un tetto e una casa ai raccoglitori della Piana, requisendo la miriade di case sfitte in zona. E poi contro la legge Salvini, «impropriamente definita come legge su sicurezza e immigrazione è stata firmata dal Presidente della Repubblica. Avremmo preferito maggiore prudenza prima di dare il via ad un provvedimento che di fatto è un apartheid giuridico – afferma Mario Vallone, coordinatore regionale Anpi –  è incredibile che si sia scelto di abolire la protezione umanitaria, di affossare l’integrazione e di innescare, di fatto il caos. Ma al contrario di quello che vogliono far credere i signori del governo c’è un’Italia che dice no a questa barbarie». Associazioni, tanta parte della chiesa, famiglie, sindaci, hanno deciso di mobilitarsi per impedire il compimento di questo sfregio alla Costituzione e all’umanità. Insieme ad Anpi, Cgil, Libera, Uisp, Rete degli studenti, collettivi saranno oggi in piazza. Hanno inoltre aderito Rifondazione Comunista, Pd, Associazione regionale degli assistenti sociali. Contro i lager e l’apartheid giuridico.

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