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Venezia, un edificio popolare diventa b&b. La lotta di Silvia

Venezia, Calle dei Guardiani in DorsoduroVenezia, Calle dei Guardiani in Dorsoduro: l’edificio oggetto di trasformazione

Diritto all'abitare È l’unica che ha rifiutato la buonuscita per andare via. Chiusa nel cantiere, resiste allo sfratto

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

Un palazzo di residenze popolari viene acquistato da una grande società immobiliare, che sfratta tutti gli inquilini per destinare l’edificio alle locazioni brevi. È l’ennesima conseguenza della turistificazione di Venezia, ma in questo caso c’è una persona che resiste: è Silvia (nome di fantasia), una donna di 40 anni che si è opposta a tre interventi dell’ufficiale giudiziario – l’ultimo tentato ieri – e che è diventata vittima della speculazione edilizia permessa dall’economia turistica.

Siamo in Calle dei Guardiani, nel sestiere di Dorsoduro, in uno stabile di 2000 metri quadri edificato a inizio Novecento per realizzare alloggi popolari. Nel 1969 il comune lo cede a titolo gratuito all’università Ca’ Foscari, che nel 2016 lo vende all’asta per meno di 2 milioni di euro alla società immobiliare veneziana Bpt Invest. Sono circa 800 euro al metro quadro, un regalo se paragonato al valore degli immobili che in questo quartiere è più del quadruplo.

NEL 2019 LO STABILE viene rivenduto per 4 milioni di euro alla Immobiliare Delta di Roma, che avvia i lavori per trasformare i 18 appartamenti in 32 minialloggi. Il cantiere prevede la realizzazione delle fosse settiche, che il regolamento edilizio di Venezia impone solo per le locazioni turistiche e non per gli immobili residenziali. «Ciò significa che la Immobiliare Delta intende utilizzare il palazzo per gli affitti brevi ai vacanzieri», afferma Orazio Alberti di Ocio, un collettivo che si occupa di residenzialità a Venezia.

Tra contratti in scadenza non rinnovati e generose offerte di buonuscita, la nuova proprietà riesce ad allontanare tutti gli inquilini tranne la donna, che chiede l’anonimato ma che rivendica «la stessa tempra del mio prozio partigiano». Silvia vince anche una causa civile contro la Immobiliare Delta per le angherie subite nel corso dei lavori di ristrutturazione: «In risposta al mio rifiuto di andarmene, sono stata chiusa dentro un cantiere insieme a mia madre malata e disabile», racconta. «Abbiamo vissuto per un anno in mezzo a calcinacci, polvere e rumore di trapani. Ora sono rimasta sola e non ho alternative. Qui sono nata e qui voglio rimanere».

LA PRIMA AZIONISTA di Immobiliare Delta è Paola Ginobbi, proprietaria di alcune strutture alberghiere a Roma e Firenze nonché membro del consiglio direttivo di Sulla Strada, un’organizzazione di volontariato che si occupa di contrastare lo sfruttamento lavorativo dei bambini poveri in Guatemala. Nei confronti di Silvia, la società proprietaria dell’immobile è stata irremovibile: «Il 23 aprile, al primo accesso dell’ufficiale giudiziario, mi hanno sfondato la porta e mi sono trovata sola davanti a dieci uomini», racconta la donna.

«Sono rimasta sotto shock per giorni, stesa a letto senza riuscire a mangiare né lavorare. Sono ormai allo stremo delle forze e senza il supporto degli attivisti, rischierei di arrendermi». Davanti al terzo rifiuto di Silvia a lasciare l’appartamento, ieri l’ufficiale giudiziario ha concesso un altro mese di tempo. Ma la donna, che lavora in un’attività turistica del centro storico, afferma di non potersi permettere un’altra abitazione.

«QUELLI CHE ERANO ALLOGGI destinati all’edilizia popolare per persone a basso reddito, si stanno trasformando in lussuosi appartamenti per turisti benestanti», denuncia Marco Gasparinetti, consigliere comunale della lista civica Terra e acqua. «La proroga dello sfratto al 5 luglio è una piccola battaglia vinta, ma in una guerra che stiamo perdendo. A Venezia sempre più palazzi sono oggetto di operazioni simili. Il comune ha bloccato i cambi di destinazione d’uso da residenziale a ricettivo, ma per aggirare la norma, si può continuare ad acquistare interi palazzi e realizzare mini appartamenti per locazioni brevi. Di fatto si tratta di alberghi senza reception. Abbiamo bisogno di una legge per impedire le speculazioni».

A DICEMBRE 2023 i residenti nel centro storico di Venezia sono scesi a 49.211, mentre i posti letto turistici accreditati hanno superato la soglia dei 50 mila. «Di questo passo, nella Venezia insulare potranno vivere solo i ricchi», segnala Gasparinetti. «Il comune ha saputo solo introdurre il biglietto di ingresso, che è una misura inutile e fatta per distrarre l’attenzione mediatica».

PER SENSIBILIZZARE sull’emergenza abitativa a Venezia, Ocio svolge una puntuale attività di monitoraggio e documentazione sul suo sito web. «Dietro le operazioni speculative non ci sono solo società private, ma anche alcuni enti pubblici», sottolinea Alberti. «Come in Calle degli Stagneri a San Marco, dove Bankitalia ha affittato 12 suoi appartamenti a un gruppo spagnolo per realizzare una residenza turistica di lusso. Ma il comune sembra concentrato solo sull’economia turistica e si disinteressa alle politiche per la casa».

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