Veneto, la regione scopre il cambiamento climatico
In Veneto si sono resi conto che i cambiamenti climatici colpiscono anche il loro territorio, che nessuna autonomia potrà salvare l’area tra Verona e Belluno dal riscaldamento globale. Ieri è stato l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, esponente della stessa Lega di Matteo Salvini, quello che i ghiacciai fondono ciclicamente, a prenderne atto: «Nel mese di agosto 2024 in Veneto si è registrata una temperatura media di 24,1 gradi, un dato superiore di ben 3 gradi in più rispetto alla media del periodo 1991-2020. Le temperature minime, ovvero quelle notturne, registrano una media di addirittura più 3,2 gradi, mentre le massime di 2,9 gradi» ha detto, aggiungendo che «se a questi elementi aggiungiamo il rilievo che i picchi più rilevanti si registrano su Prealpi, Dolomiti e Pianura orientale, non possiamo che valutare questi dati come un segno evidente dei cambiamenti climatici in atto».
Bottacin, che commentava i dati dell’Arpav, l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale, ha segnalato tra l’altro numerosi record: i 14,1gradi sul Faloria a Cortina d’Ampezzo (2.235 metri sul livello del mare) e 19,7 gradi a Col Indes in Alpago (a 1.181 metri) nel Bellunese e 23,3 gradi a Passo Santa Caterina (a 807 metri) nel Vicentino. «La particolarità di questo periodo è ben evidenziata dall’andamento del numero di “notti tropicali” in cui la temperatura minima non scende sotto i 20 gradi» ha evidenziato l’assessore. L’agosto del 2024 ha regalato ai veneti circa 20 notti tropicali e questo «rappresenta un valore eccezionale nettamente superiore anche all’andamento medio registrato dal 1992 in poi. E decisamente superiore a quanto accaduto nel 2003, l’anno in cui si era registrato l’agosto più caldo prima del 2024». L’estate del 2003, che provocò decine di migliaia di morti in Europa, oggi diventata normalità.
Al dato delle temperature, evidenziano i ricercatori, fa da contraltare quello delle precipitazioni. Si stima infatti che siano caduti mediamente in Veneto 66 millimetri di pioggia, a fronte di una media del periodo 1994-2023 di 102, registrando un dato del 36% inferiore rispetto allo storico. In questo caso va peraltro evidenziato che si sono avute zone che hanno registrato precipitazioni oltre i 200 mm, come le stazioni di Chioggia – Sant’Anna nel Veneziano e quella di Rosolina – Po di Tramontana nel Rodigino, quella di Cima Canale di Visdende a Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese, e altre dove praticamente non è quasi mai piovuto, in particolare nel Veronese (stazioni di Bardolino – Calmasino con 7 mm, Peschiera – Dolci con 8 mm, Castelnuovo del Garda con 12 mm).
Nonostante i dati che raccontano un’estate siccitosa, la media delle precipitazioni dell’anno idrologico 2023-24, ovvero il periodo che va da ottobre ad agosto, è stata in Veneto di circa 1.397 mm in media, a fronte di un dato storico raccolto tra il 1994 e il 2023 di 1.008 mm, quindi un più 39%. L’allarma più rilevante riguarda comunque le temperature: «Anche se il picco di agosto può rappresentare un’eccezionalità, i dati oggettivi registrati nel lungo periodo evidenziano comunque un aumento medio di 1,5 gradi della temperatura negli ultimi 30 anni – ha perciò concluso l’assessore Bottacin -. Il clima cambia e anche il modo di piovere cambia, con fenomeni molto concentrati nel tempo che possono provocare rilevantissimi danni. Ciò implica la necessità di attrezzarsi sia in termini di adattamento ai cambiamenti climatici che di mitigazione del rischio». Secondo l’assessore, in Veneto questo è stato fatto, con opere di difesa del suolo per oltre tre miliardi e mezzo di euro. Se da un lato il suolo si difende, dall’altro si consuma: la regione resta saldamento sul podio, secondo Ispra, con città come Padova dove la metà del suolo è impermeabilizzata.
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