Vendetta e giallo sul fuoco Usa nella strage di Kabul
Effetti collaterali 192 i morti. Alcuni, svela la Bbc, colpiti dai marines. E il Pentagono non smentisce
Effetti collaterali 192 i morti. Alcuni, svela la Bbc, colpiti dai marines. E il Pentagono non smentisce
Salgono a 192 le vittime civili dell’attentato di giovedì all’aeroporto Hamid Karzai di Kabul. E alcune potrebbero essere state causate non dall’attentatore suicida ma dai soldati statunitensi, ammette anche il Pentagono, i cui portavoce non possono «né negare né confermare» l’ipotesi che una parte del tragico bilancio vada attribuita ai soldati a stelle e strisce. I quali, a pochi giorni dal 31 agosto, termine ultimo per il disimpegno, cominciano a ritirarsi dall’aeroporto, dove i Talebani dicono di essere entrati già due giorni fa e la cui gestione, secondo un’esclusiva di Middle East Eye, verrà affidata alla Turchia e al Qatar. Mentre il presidente francese Emanuel Macron dichiara di interloquire sull’assistenza umanitaria con i Talebani, i cui leader si sono recati a Kandahar, storica roccaforte del movimento, per concludere le consultazioni per la formazione del governo.
WASHINGTON INVECE FA SAPERE che le minacce del presidente Joe Biden contro i responsabili dell’attentato di giovedì, rivendicato dalla “Provincia del Khorasan”, la branca locale dello Stato islamico, si sono tradotte in operazioni militari. A poco più di 24 ore dall’attacco che ha ucciso almeno 13 militari statunitensi e 192 civili afghani, gli americani avrebbero infatti colpito il pianificatore della mattanza: «L’attacco di un aereo senza equipaggio è avvenuto nella provincia di Nangarhar in Afghanistan. Le prime indicazioni sono che abbiamo ucciso il bersaglio», ha dichiarato in una nota il capitano Bill Urban del comando centrale Usa. Operazione chirurgica, dice, e «senza vittime civili». Oltre al pianificatore, sarebbe stato ucciso anche un facilitatore. Ferito, invece, un terzo «bersaglio».
Se la reazione è stata immediata, il risultato merita il condizionale. Il Pentagono annuncia che i nomi degli «obiettivi colpiti» non verranno resi pubblici. E se è stata tanto rapida la ricerca e la messa a segno dell’obiettivo – viene da chiedersi – non era forse meglio colpirlo prima?
Gli Usa puntano ancora sulla guerra dal cielo, annunciando che altri raid aerei verranno condotti nei prossimi giorni. La loro efficacia è dubbia. Come ricorda Emran Feroz, giornalista afghano residente in Germania e autore di un libro rigoroso sulla guerra dei droni degli Usa in Afghanistan, nel corso degli ultimi anni il Pentagono ha annunciato più volte di aver ucciso, tra gli altri, Khalil Haqqani. Uno dei leader della rete Haqqani che oggi, vivo e vegeto, stringe mani per tutta Kabul.
L’OPERAZIONE AEREA DI IERI ricorda la famosa «mother of all bombs» da 10 tonnellate lanciata da un C-130 nella stessa provincia nell’aprile del 2017 che avrebbe dovuto decimare i vertici della “Provincia del Khorasan”, che però le perdite maggiori le ha subite per operazioni di terra di una bizzarra coalizione di forze.
Alla notizia arrivata nella notte di venerdì se n’è però aggiunta un’altra ieri che aggiunge ai fatti della strage dell’aeroporto anche un altro tragico dettaglio, ancora poco chiaro. I canali social dei simpatizzanti dei Talebani diffondevano già da molte ore la tesi che parte dei civili uccisi fossero stati colpiti dai soldati stranieri. La notizia è stata poi confermata dai testimoni sentiti dal corrispondente della Bbc Sekunder Kermani. Ora arriva il «non possiamo confermare né ammettere» del Pentagono.
SE WASHINGTON CERCAVA di mettere col drone una pezza alla falla che si è aperta sulla sua credibilità, un’ennesima tragica vicenda la fa ancora più a pezzi, cancellando persino l’effimera e non troppo credibile vittoria dall’aria sulla Provincia del Khorasan, riuscita a colpire l’aeroporto di Kabul. Lo scalo aereo secondo la bozza vista da Middle East Eye verrà gestito in consorzio tra la Turchia e il Qatar, con la sicurezza affidata a ex soldati e poliziotti turchi tramite un’azienda privata, mentre l’eventuale presenza delle forze speciali di Ankara sarà limitata all’interno dell’aeroporto. La firma del presidente Erdogan, che nei giorni scorsi aveva detto che i Talebani avevano chiesto la collaborazione turca, ancora non c’è. Ma potrebbe arrivare presto.
Così come potrebbe essere maturo l’annuncio del nuovo governo dei Talebani. I cui leader si sarebbero recati da Kabul a Kandahar, il capoluogo dell’omonima provincia meridionale da cui mullah Omar gestiva gli affari del primo Emirato islamico.
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