Varoufakis (Mera25): «Il paese crolla. Bisogna rompere con l’austerity»
Elezioni elleniche L’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis guida la formazione «Mera25-Alleanza per la rottura». Si candida con un programma radicale, dopo aver riunito sotto il suo cappello alcune organizzazioni della sinistra deluse da Syriza
Elezioni elleniche L’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis guida la formazione «Mera25-Alleanza per la rottura». Si candida con un programma radicale, dopo aver riunito sotto il suo cappello alcune organizzazioni della sinistra deluse da Syriza
Secondo i sondaggi Mera25 aumenterà i voti. Come userete questo consenso per influenzare la politica greca?
Nella società greca c’è un ritorno del dibattito intorno a questioni politiche fondamentali che per oltre un decennio sono state trattate come se ci fosse una sola via possibile per il futuro del paese. Austerità, privatizzazioni e le altre misure antisociali messe in campo dai vari memorandum imposti dalla Troika sono di nuovo in discussione. Mera25 sta raccogliendo una quota significativa di questo rinnovato malcontento, vista la coerenza dimostrata durante gli anni passati. L’unica possibilità di tornare a camminare sulle nostre gambe è agire una rottura netta con queste politiche applicate senza una valida ragione, a beneficio di una piccola percentuale di oligarchi e imprese che traggono profitto dalla distruzione del Paese. Puntiamo a creare il fronte sociale e politico ampio necessario a questa rottura.
Otto anni fa lei si è dimesso da ministro delle Finanze, dopo la vittoria del No al referendum e prima che Tsipras firmasse il terzo accordo con i creditori. Nel 2018, però, Syriza è riuscita a mettere fine all’«era dei memorandum». Rifarebbe la stessa scelta?
Due terzi della popolazione in Grecia non ha più di mille euro in banca. Il recente disastroso scontro tra treni, nel quale sono morte 57 persone in gran parte giovani, è il risultato diretto di privatizzazioni e politiche di austerity protratte nel tempo. Ci sono circa un milione di prestiti scoperti che porteranno a centinaia di migliaia di sgomberi. Tutto affinché i fondi esteri, che hanno acquistato il debito greco al 3% del valore nominale, possano trarre vergognosi profitti dall’impoverimento della popolazione. La totalità della ricchezza pubblica greca è raccolta in un «superfondo» governato dai creditori del Paese. Stessa situazione per la nostra agenzia fiscale. Il debito nazionale è più alto che mai, a 400 miliardi di euro, e il debito privato ad altri 370 miliardi di euro. Mentre il nostro Pil è ancora molto al di sotto dell’inizio della crisi economica. Quando dite che l’«era dei memorandum è finita» non sono sicuro a cosa vi riferiate se non alla propaganda di Tsipras, che sta cercando di lavarsi le mani da una crisi che non ha mai risolto. Ha invece fatto precipitare il paese ancora più a fondo. Resto convinto della decisione di non seguire Tsipras nel suo percorso di tradimento e rassegnazione.
Le previsioni dicono che per formare un governo sarà necessaria una coalizione. È disponibile?
Mera25 si è detta fin da subito disponibile a un governo di coalizione che possa liberare il paese dall’odiato governo Mitsotakis. Tuttavia c’è un ostacolo che non è stato superato: un programma comune. Secondo la Costituzione greca abbiamo solo tre giorni dopo le elezioni per formare il governo. Un tempo insufficiente. Le conversazioni programmatiche dovevano avvenire prima. Quindi ora siamo contrari a qualsiasi governo di coalizione che non è disposto a parlare dell’unica cosa che conta: come governeremo il paese? Questo è il motivo per cui abbiamo annunciato che non sosterremo con un voto di fiducia alcun esecutivo che darebbe seguito alle politiche contro le quali siamo nati.
Durante la campagna elettorale ha sollevato polemiche la sua «proposta Demetra». Di cosa si tratta?
Fa parte del nostro programma dal 2019. L’abbiamo avanzata in parlamento a dicembre 2020. Non è una novità. Permettetemi di dire che non abbiamo voluto creare polemiche ma che i media, così come i troll di Nea Dimokratia, l’hanno strumentalizzata per attaccarci. Ma ci hanno reso un enorme servizio: il nostro programma è stato ampiamente presentato agli elettori greci. Demetra è un sistema digitale di transazioni gratuito, di proprietà pubblica, basato su una piattaforma del governo. A ogni persona e azienda greca viene rilasciato un conto che può essere utilizzato per transazioni con gli altri conti simili. Gratuitamente. In questo modo si ottengono una serie di cose importanti. In primo luogo, le commissioni inutili detratte dalle banche per le transazioni sono aggirate. In Grecia ammontano a 2 miliardi di euro l’anno: molti soldi per un paese che come budget sanitario ha 5 miliardi. In secondo luogo, agli eventuali versamenti effettuati sul sistema Demetra viene riconosciuto un «tasso di interesse equivalente» in agevolazioni fiscali per l’anno successivo, pari all’8%. Così i cittadini hanno un motivo per depositare parte del loro denaro sul conto Demetra, che allo stesso tempo funge da mezzo per lo Stato per prendere in prestito denaro direttamente dalla sua gente. Consideriamo questo sistema non solo il futuro delle transazioni digitali, ma anche un passaggio obbligato per proteggere depositi e beni delle persone ed effettuare transazioni in un momento molto volatile per il settore bancario.
Nei suoi discorsi menziona spesso gli «oligarchi senza frontiere». Chi sono e come influenzano la politica greca?
Il capitale non ha confini. Che si tratti di oligarchi dietro i fondi anonimi del Delaware (secondo le leggi dello Stato il governo non può sapere a quali persone fisiche appartengano) o dei nostri oligarchi nazionali, il danno che deriva dalla loro avidità è lo stesso. Almeno quelli greci hanno nomi: Latsis, Bardinogiannis, Marinakis, Peristeris, Alafouzos, tra gli altri. Sono felice di fornirvi un paio di esempi indicativi di come gli oligarchi stiano minando la nostra economia e la nostra democrazia. Sono certo che alcune di queste modalità risuoneranno anche con la situazione italiana. In primo luogo, c’è la manipolazione del (pseudo-) mercato dell’energia, che Syriza ha istituito. In sostanza, i rappresentanti di cinque oligarchi, proprietari delle società che producono energia nel Paese, si siedono attorno a un tavolo e decidono il prezzo per un dato giorno, senza limiti o restrizioni: di fatto è un cartello. Di conseguenza, la Grecia ha alcuni dei prezzi dell’energia più alti in Europa, mentre i greci sono terzultimi per potere d’acquisto. Un altro esempio viene dal panorama mediatico che appartiene quasi esclusivamente agli oligarchi. La Grecia è al 107° posto nel mondo, e ultima in Europa, per libertà di stampa secondo Reporters sans frontières. Esiste un complesso mosaico di scandali, inclusi omicidi di giornalisti mai indagati e denaro del governo distribuito durante gli anni della pandemia.
Mera25 si è distinta da subito per la sua dimensione transnazionale, soprattutto rispetto agli altri partiti di sinistra. A che punto è il movimento?
Il nostro partito in Germania, Mera25 Deutschland, ha appena partecipato alle elezioni nello stato di Brema, mentre Mera25 Italia è stata costituita pochi mesi fa. Stiamo costruendo un partito veramente transnazionale che persegue gli stessi obiettivi oltre i confini. Questo è difficile in un momento in cui l’Europa vive uno stato di sonnambulismo politico. In assenza di una vera leadership politica, l’Ue è diventata un’appendice della Nato, dove persino sostenitori della neutralità come Finlandia e Svezia sono entrati nella follia della polarizzazione in tempo di guerra. Diem25 (con i suoi partiti Mera25 in tutta Europa) e l’Internazionale Progressista stanno gettando le fondamenta, nell’ultimo anno, del «Nuovo movimento dei non allineati». Il nostro appello è iniziato con la Dichiarazione di Atene, alla quale ho partecipato insieme a Jeremy Corbyn ed Ece Temelkuran, e che da allora ho presentato al governo cubano, nonché al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador. L’interesse sta crescendo in America Latina e oltre. Speriamo di costruirne un capitale politico anche nella nostra nativa Europa che ha l’obbligo storico di essere un attore di pace invece di schierarsi tra due aggressori imperialisti: Putin e gli Usa, sostenuti dalla Nato. Riteniamo che questo sia un argomento chiave per le elezioni europee del prossimo anno.
In quell’occasione c’è un alto rischio di uno spostamento a destra dell’asse politico Ue. Qual è l’obiettivo di Mera25?
Questo rischio è confermato ogni anno dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008. A ogni elezione europea, i principali esperti di tutti i paesi vengono fuori e fingono di essere scioccati dal potenziale trionfo dell’estrema destra, quando hanno sistematicamente ignorato le circostanze che hanno spinto i nostri concittadini verso l’estrema destra. Austerità, disuguaglianza sfrenata, disprezzo sistemico per la democrazia, soprattutto da Bruxelles: come possono ancora sorprenderci i risultati politici? Il nostro obiettivo come Diem25 e come Mera25s è sviluppare un’alternativa convincente alla falsa dualità tra Ue e barbarie. Non perseguiamo un’uscita dall’Ue: rifiutiamo di fare a Ursula von der Leyen e ai suoi simili quel tipo di regalo. Non regaleremo l’Ue ai tecnocrati, ai lobbisti o ai burocrati di second’ordine che la usano per perseguire interessi nazionali meschini che stanno lacerando i popoli d’Europa. Se l’Ue deve esistere apparterrà al suo popolo: le sue politiche andranno a vantaggio del suo popolo e le sue istituzioni serviranno il suo popolo, attraverso la nomina diretta. Cioè l’unica forma di governo accettabile in una democrazia. La nostra lotta per democratizzare i nostri paesi e l’Ue nel suo insieme, è più che mai attuale.
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