Vaccino obbligatorio in Francia, la Cedu respinge il ricorso
Prima sentenza in materia I vigili del fuoco contro la legge che impone l’immunizzazione ad alcune categorie: la Corte europea dei diritti boccia la richiesta di 672 pompieri
Prima sentenza in materia I vigili del fuoco contro la legge che impone l’immunizzazione ad alcune categorie: la Corte europea dei diritti boccia la richiesta di 672 pompieri
Prima sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sui vaccini obbligatori: ieri, la giurisdizione che ha sede a Strasburgo ha respinto la richiesta proveniente da 672 pompieri francesi di abolizione dell’obbligo oltreché della sospensione dall’attività e dello stipendio per chi non è in regola. Il sindacato Sud, che si era rivolto alla corte europea in nome di 672 pompieri sui 253mila vigili del fuoco, ha espresso «estrema delusione».
PER LA CORTE, la «domanda è fuori dal campo di applicazione» del regolamento sul «rischio di danni irreparabili», sul «diritto alla vita», sul «diritto al rispetto della vita privata e famigliare», che erano stati evocati nella richiesta di Sud. I sette giudici che firmano la sentenza precisano però che questa decisione non costituisce un precedente su «decisioni ulteriori sull’ammissibilità o sul merito delle cause in questione».
In una precedente sentenza, che non riguardava però i vaccini anti-Covid, ma una richiesta di genitori della Repubblica ceca contro i vaccini obbligatori dei bambini per contrastare le malattie infettive, la Corte aveva stabilito che la vaccinazione può essere «necessaria in una società democratica».
IN FRANCIA, NON ESISTE obbligo vaccinale generalizzato ma una legge del 5 agosto scorso rende obbligatorio il vaccino per il personale sanitario (ospedali, Rsa ecc.), dei servizi sociali e per i pompieri entro il 16 ottobre prossimo (e almeno una dose con tampone dal 15 settembre). L’obbligo riguarda anche la Gendarmerie, ma qui è bastata una “istruzione” perché si tratta di militari. Per i poliziotti invece, il governo va avanti con i piedi di piombo, viste le recenti manifestazioni di malumore degli agenti per diversi motivi (stipendi, condizioni di lavoro, condanne per violenze): il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ha evocato la possibilità di imporre l’obbligo per gli agenti a contatto con il pubblico se la categoria non raggiunge un tasso di vaccinati del 90%. L’obbligo è stato imposto al personale sanitario e ai pompieri anche perché in queste categorie il tasso di vaccinati resta basso.
DOPO IL DISCORSO di Emmanuel Macron del 12 luglio, che ha messo in guardia i cittadini sulla ripresa dell’epidemia, in Francia c’è stata una corsa al vaccino (56,5% totalmente vaccinati, 70,7% con una dose), anche perché dal 21 luglio si è progressivamente esteso l’obbligo del “pass sanitario”, cioè del certificato che attesta la vaccinazione completa (o la guarigione o un tampone negativo recentissimo, che qui per ora è gratis): prima applicato ai cinema, ai luoghi di cultura e svago, poi dal 9 agosto a bar, ristoranti, mega-centri commerciali, trasporti di lunga distanza e dal 30 agosto obbligatorio per il personale di tutte le attività che hanno contatti con il pubblico (bar, cinema, zoo, biblioteche, sale di sport, fiere), ma non nella scuola.
CONTRO IL “PASS SANITARIO” sono scese in piazza, ormai per sei sabati successivi – in attesa della giornata di protesta della rentrée del 4 settembre – migliaia di persone, fino a più di 200mila in tutta la Francia all’inizio di agosto, per poi registrare un calo negli ultimi due sabati. I cortei sono composti da persone molto diverse. Sono tornati in piazza i gilet gialli, che si pongono alla punta della protesta contro una supposta «dittatura sanitaria». L’estrema destra si è buttata sul malcontento, in particolare i Patrioti di Florian Philippot, ex consigliere di Marine Le Pen (che invece si tiene a distanza, senza però criticare le motivazioni dei no-pass, che sfilano accanto ai no-vax). In particolare, nell’ultimo sabato è emerso lo slogan «giù le mani dai nostri bambini», contro l’ipotesi della vaccinazione per i più giovani, di cui il governo discute a pochi giorni dalla riapertura delle scuole. Nei cortei si difende anche il controverso biologo marsigliese, Didier Raoult, 69 anni, spinto verso la pensione.
Nei cortei sono ripresi gli slogan dei gilet gialli, «siamo qui», «Macron dimissioni», accanto a insulti antisemiti sempre più frequenti e a una banalizzazione della Shoah con l’esibizione della stella gialla. Un sottofondo complottista, cartelli con la scritta «Chi?» che attribuiscono la responsabilità del Covid agli ebrei, come nel Medioevo, e al tempo stesso accusano Big Pharma. L’8 settembre una insegnante legata all’estrema destra sarà giudicata a Metz per antisemitismo.
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