Giugno è il mese del pride, e l’American Civil Liberties Union, Aclu, ha riferito di stare monitorando 491 progetti di legge che limitano i diritti Lgbtq+. Le misure vanno dal divieto di cure per la disforia di genere, alla interdizione per gli spettacoli di drag queen, alla limitazione dell’accesso al bagno secondo il sesso biologico, al discrimine su chi può giocare nelle squadre sportive.

Per i repubblicani queste restrizioni servono a proteggere i bambini, mentre per i gruppi che si battono per difendere i diritti civili, e per le famiglie Lgbtq+, sono proprio queste leggi ad essere dannose per la salute fisica e mentale dei bambini.

LA RETORICA della protezione dell’infanzia è un vecchio cavallo di battaglia per giustificare ogni tipo di svolta restrittiva. In realtà per quanto riguarda le terapie dell’affermazione del genere, sarebbe più corretto parlare di minori e non di bambini. Fino ad ora sono almeno 16 gli stati Usa che hanno emanato leggi per limitare o vietare le terapie ormonali a chi non ha raggiunto la maggiore età, i giudici federali hanno bloccato l’applicazione di queste leggi in Alabama e Arkansas, ma quasi due dozzine di stati stanno prendendo in considerazione dei progetti di legge volti a limitare o vietare del tutto le transizioni di genere.

«Per questo tipo di problema prima si interviene e meglio è – spiega Samuel Fisher, psicologo specializzato in disforia di genere negli adolescenti – Si interviene ormonalmente per bloccare la progressione dei cambiamenti fisici e dare modo ai ragazzi di avere tempo e indagare se stessi. Obbligare qualcuno a vivere all’interno di un corpo che non riconosce come il proprio quello di che è una violenza che nuoce ai minori».

INTANTO il sentimento anti-Lgbtq+ ha alimentato proteste repubblicane contro dei marchi considerati di vedute troppo ampie, e i conservatori si sono rivoltati contro Bud Light e Nike per la loro collaborazione con l’influencer transgender Dylan Mulvaney. Adidas è stata criticata dal Gop per aver creato un costume da bagno adatto a entrambi i generi, sostenendo che l’azienda tedesca sta cercando di «cancellare le donne».

La catena di grandi magazzini Target che, da più di 10 anni, nelle settimane che precedono il pride vende prodotti e oggetti Lgbtq+ friendly, come tazze “gender fluid”, la maglietta “Live, Laugh, Lesbian” e calendari “queer all year”, è ora sotto attacco a causa della vendita di libri non binari per bambini di età compresa tra due e otto anni, dei costumi da bagno per adulti adatti a nascondere il rigonfiamento inguinale del pene e dei testicoli, degli oggetti di Aboralken, marchio di design esplicitamente Lgbtq+. La società parla di clienti che hanno rovesciato i display del Pride Month e di intensi scontri con i dipendenti, tanto da farle decidere di ritirare alcuni prodotti «per proteggere la sicurezza e il benessere dei membri del nostro team, pur ribadendo il nostro sostegno alla comunità Lgbtq+».

Ma mentre la catena di grandi magazzini sostiene di agire in nome della sicurezza dei dipendenti, molti nella comunità Lgbtq+ non possono fare a meno di sentirsi abbandonati anche dai grandi gruppi. «Target ha guadagnato molto vendendo le spillette del pride, ora che la comunità è sotto attacco – dice Yetta, avvocato newyorchese – va in protezione di chi si deve difendere un mese l’anno, non 365 giorni».