Nonostante le donne negli ultimi anni siano state un elemento cruciale nella vita politica Usa – pensiamo alla Womens’ March che ha guidato tutto il movimento contro Trump, solo per fare un esempio – la condizione femminile resta un problema americano.

Una delle questioni ancora irrisolte è la disparità salariale: nonostante la legge sull’uguaglianza salariale del 1963, che proibisce la discriminazione basata sul genere, le donne negli Usa guadagnano in media il 18% in meno rispetto agli uomini, e le donne di colore e quelle disabili affrontano disparità ancora maggiori.

UN ALTRO problema è la rappresentanza nelle posizioni di potere. Anche se la vicepresidenza è ora occupata da una donna, e negli ultimi anni il numero di donne al Congresso è aumentato, a Capitol Hill si è arrivati solo al 24% di seggi occupati da donne, che continuano ad essere sottorappresentate in posizioni di leadership a tutti i livelli: per esempio sono solo il 27% degli amministratori delegati delle grandi aziende Usa.

La violenza contro le donne è una piaga anche in Usa. Secondo i dati del Fbi nel 2021 sono stati segnalati oltre 700.000 casi di violenza domestica e, sempre stando a quanto riportato dai federali, ogni anno vengono rapite o uccise circa 1.500 donne.

Altra pagina nera è l’accesso alle cure sanitarie, ed anche in questo caso le donne di colore hanno maggiori difficoltà. Da quando la Corte Suprema ha rovesciato la sentenza del 1973 Roe v. Wade cancellando il diritto federale all’aborto, i limiti all’accesso alle interruzioni di gravidanza negli stati conservatori si sono moltiplicati. L’accesso all’aborto ora varia notevolmente a seconda dello stato in cui si vive: se quelli democratici proteggono, anche tramite le costituzioni locali, il diritto a interrompere una gravidanza, quelli a guida repubblicana vanno nella direzione opposta.

IN TEXAS, Georgia e Ohio non si può abortire dopo la sesta settimana, l’Alabama vieta gli aborti in quasi tutte le circostanze, compresi i casi di incesto e stupro, e prevede fino a 99 anni di carcere per i medici che effettuano la procedura. Arkansas, Iowa, Louisiana, Mississippi, Dakota del Nord, e Oklahoma permettono l’aborto solo se la vita della madre è in pericolo. Alabama, Florida, Idaho, Indiana, Kansas, Kentucky, Michigan, Mississippi, Missouri, Nebraska, North Dakota, Oklahoma, South Carolina, South Dakota e Tennessee consentono l’aborto solo nei primi 2 mesi di gravidanza.

Per aiutare le donne, a gennaio la Food and Drugs Administration aveva dato alle farmacie la possibilità di vendere le pillole abortive direttamente alle pazienti con prescrizioni, almeno negli stati in cui l’aborto è legale. Le due maggiori catene di farmacie, Walgreens e Cvs, si erano dette d’accordo, ma Walgreens ha cambiato rotta dopo che una cordata di procuratori generali repubblicani ha minacciato un’azione legale contro le farmacie che vendono la pillola. In risposta il governatore dem della California Gavin Newsom ha ordinato al dipartimento della Salute e dei servizi umani di rivedere i legami tra lo stato e la compagnia, facendo perdere a Walgreens quasi 14 milioni di clienti.

NESSUNO PROTEGGE, invece, i diritti delle donne del Texas dove il governatore di ultra destra Greg Abbott ha guidato la crociata contro l’aborto, e dove si attende a breve la sentenza che potrebbe mettere in pericolo l’accesso al mifepristone, un farmaco abortivo. Cinque donne texane a cui è stato negato l’aborto nonostante fossero in pericolo di vita hanno fatto causa allo stato: è la prima volta che delle donne intraprendono un’azione legale contro i divieti che hanno bloccato l’accesso all’aborto.

Per le donne che si trovano negli Stati del sud, dove c’è la più alta concentrazione di governatori Gop, spesso l’unica soluzione per interrompere una gravidanza e spostarsi, e raggiungere il North Carolina, dove la procedura rimane legale fino a 20 settimane: negli 8 mesi trascorsi dalla sentenza della Corte suprema questo stato è diventato la meta principale per le donne che vivono dove questo diritto è negato, e ha registrato infatti un aumento del 37% degli aborti.