Internazionale

Usa a Kiev: «Presto le armi». A Mariupol si tenta l’evacuazione

Usa a Kiev: «Presto le armi». A Mariupol si tenta l’evacuazioneUn edificio distrutto nel porto di Mariupol – Ansa

Un'altra notte a Mariupol Camera e Senato danno a Biden la possibilità di accelerare gli aiuti. Morto un contractor americano, 5.3 milioni di profughi

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 30 aprile 2022

Nonostante i bombardamenti di ieri a Kiev e la battaglia che ormai infuria nel Donbass, è stata nuovamente Mariupol la città che ha segnato il passo nella giornata di ieri.

DOPO LA VISITA – bombardata da Mosca – del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, le Nazioni unite hanno annunciato di raddoppiare gli sforzi per arrivare a una evacuazione di civile. Anche l’ufficio della presidenza di Kiev ha confermato che in giornata si sarebbe potuto procedere con l’uscita dalla città di qualche centinaio di civili rimasti intrappolati in un territorio devastato dall’azione delle truppe russe e completamente occupato, salvo l’acciaieria Azovstal nella quale sono rinchiusi gli ultimi combattenti ucraini.

Le condizioni all’interno sembrano al limite ormai della sopravvivenza. Secondo Serhiy Volyna, della 36a brigata marina, la situazione è «qualcosa che va oltre una catastrofe umanitaria».

Alla Cnn ha spiegato che all’interno non ci sono più attrezzature mediche in grado di curare i feriti dai bombardamenti russi e che ormai cibo e acqua scarseggiano. Secondo il sindaco di Mariupol, infatti, i russi continuerebbero a bombardare e avrebbero colpito l’ospedale dell’Azovstal: ora, secondo le autorità ucraine, i feriti all’interno sarebbero 600 (erano 170). Un altro generale dentro l’acciaieria ha detto: «Noi non vediamo nessuno scenario di resa, l’unica cosa che vediamo possibile è attraverso la garanzia di leader di Paesi terzi, possibilmente gli Stati uniti, il Regno unito, Israele o la Turchia, la garanzia che permetterebbe a ogni soldato di uscire in sicurezza».

Nelle pieghe di questa guerra, ieri si è anche scoperto della morte di un cittadino americano che combatteva con gli ucraini. Si tratta di Willy Joseph Cancel, contractor per una società militare privata. E dagli Stati uniti ieri è arrivata anche la garanzia che armi e aiuti economici a Zelensky giungeranno prima possibile, attraverso un espediente legislativo.

LA CAMERA, INFATTI, dopo il Senato, ha approvato una misura per fare tutto più rapidamente invocando una legge del 1941 che permise agli Usa di armare l’esercito britannico contro Hitler e che consente di fornire armi a qualsiasi governo straniero se la sua difesa «è valutata vitale dal presidente per la difesa degli Stati uniti». A proposito di stranieri, in Ucraina ieri le truppe russe hanno catturato due cittadini britannici che lavorano per una ong inglese, Presidium Network. Si tratta di Paul Urey e Dylan Healy.

Che la guerra sia cambiata, poi, si nota da alcuni dettagli. Oltre alle esplosioni in Transnistria, nei giorni scorsi anche alcune zone all’interno del territorio russo sono state colpite. Secondo Mosca si è trattato di attacco ucraino, secondo molti osservatori è più probabile siano in atto, da occidente e da oriente, tentativi di sabotaggio contro la Russia.

IERI UN ALTRO POSTO di frontiera russo è stato colpito da un bombardamento ucraino, secondo quanto riferiscono le autorità di Mosca. Il sito bombardato si trova nella regione russa di Bryansk. Secondo la Tass è stato preso di mira l’ufficio del servizio d’intelligence russo, l’Fsb. Il che probabilmente rafforzerà la tesi di molti analisti. Novità o pseudo tali e certezze, ovvero la situazione, gravissima, dei profughi. Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, ha spiegato ad Adnkronos che «i numeri continuano ad aumentare in modo molto veloce, siamo arrivati a 5,3 milioni di rifugiati, è il dato di oggi. Ma non possiamo dimenticare il fatto che in Ucraina la guerra continua e abbiamo in questo momento più di sette milioni di sfollati che stanno vivendo situazioni drammatiche, e più di 13 milioni di persone bloccate in aree assediate».

LA ZONA DELL’EST dell’Ucraina, dove infuria il conflitto, «è la nostra più grande preoccupazione. Eravamo riusciti con i partner a creare dei corridoi umanitari il 20 di aprile, e già il 21 questo non era più possibile. Ci sono milioni di persone che vivono nelle zone assediate dove non c’è acqua, medicine, cibo, e dove chiaramente le bombe continuano a cadere».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento