Uniti contro il suprematismo. E arrivano 17 ordini esecutivi
Un'altra storia Giuramento e discorso per Joe Biden, il 46° presidente americano, e Harris prima donna Vp
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Archiviato senza fanfare il capitolo della presidenza Trump, il Campidoglio ha immediatamente mostrato un volto nuovo, nascosto dalle mascherine che tutti i presenti hanno indossato alla cerimonia di insediamento di Joe Biden come 46° presidente degli Stati Uniti. All’evento, alla fine, tranne Trump e famiglia, si sono presentati tutti, anche chi, come il repubblicano Ted Cruz, ha sostenuto fino al giorno prima che le elezioni di novembre sono state truccate.
«SIAMO TROPPO STANCHI, troppo abituati al rito del passaggio della fiaccola della democrazia per apprezzare veramente che benedizione e privilegio è assistere a questo momento? Non credo», ha detto nel suo discorso la senatrice Amy Klobuchar, che ha guidato il comitato di pianificazione del Congresso per l’insediamento. «La democrazia non va data per scontata», ha aggiunto Klobuchar e questo sentimento traspariva da ogni dettaglio della cerimonia di ieri, come dalla presenza degli ex presidenti di entrambi i partiti, nessuno dei quali, Bush jr incluso, nel 2016 aveva votato per Trump, men che meno lo scorso novembre.
Non è stata una cerimonia usuale, per via della pandemia, del dispiegamento senza precedenti di forze dell’ordine e sicurezza in una città che è diventata una fortezza di recinzioni, barriere di cemento e posti di blocco, per la consapevolezza della presenza di un nuovo pericolo rappresentato dal terrorismo interno dei suprematisti bianchi, citato da Biden nel suo discorso, ma anche per la consapevolezza di essere riusciti a salvare la struttura della democrazia dall’abisso in cui stava scivolando per via dell’autoritarismo di Trump, mai ostacolato dal partito repubblicano.
QUANDO UN PAESE entra nel vortice oscuro dell’autoritarismo, specie se si considera l’esempio supremo della democrazia, solitamente non bastano quattro anni e un’elezione per uscirne; esserci riusciti – o quanto meno aver dato l’avvio a un potenziale nuovo corso – è stato uno degli elementi più sottolineati in una delle giornate più simboliche della storia americana.
BIDEN STESSO, che non ha mai menzionato il suo predecessore per nome, nel suo discorso ha voluto sottolineare che «la democrazia ha prevalso». Ogni elemento in sé è stato un meta messaggio, dalla fisicità e determinazione, insieme a tanta emozione, della vicepresidente Kamala Harris, alla presenza di Eugene Goodman, l’agente di polizia del Campidoglio che il 6 gennaio aveva deviato la folla durante la rivolta, attirandola dietro di sé per dare il tempo ai senatori di mettersi al sicuro e che ieri, nominato vice sergente d’armi per la Camera, ha scortato la nuova vice presidente americana.
ORA LA PAROLA D’ORDINE è quella di abbassare i toni, come hanno dimostrato Harris e l’ex vice presidente Mike Pence che si sono fermati a parlare sulle scale del Campidoglio per cinque minuti buoni prima che Pence se ne andasse per l’ultima volta. La Casa Bianca intanto ha ripreso le attività poche ore dopo l’insediamento di Biden, e il personale del nuovo presidente ha iniziato a trasferirsi nei nuovi uffici. La nuova addetta stampa Jen Psaki ha twittato di essere «nell’edificio e pronta a mettermi al lavoro». Psaki ha programmato la prima conferenza stampa della nuova amministrazione della Casa Bianca già in serata, ma troppo tardi per noi.
BIDEN HA COMINCIATO la sua presidenza firmando una raffica di ordini esecutivi anticipati nei giorni scorsi, e tutti volti a ribaltare le decisioni prese dell’ex presidente Trump. Cambiamento con calma, ma con la fretta di mettersi al lavoro: anche il nuovo Senato a maggioranza democratica ha cominciato il lavoro. Una delle prime prove che dovrà sostenere sarà quella delle udienze ai capi di gabinetto nominati da Biden, per la quale si prevedono pochi problemi, ma a un certo punto il confronto dovrà essere con il secondo impeachment di Trump, il cui unico articolo verrà presentato dalla speaker della Camera Nancy Pelosi.
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