Mentre il governo Meloni ha fatto sparire la questione salari dall’agenda politica, e in commissione Lavoro alla Camera la proposta di legge delle opposizioni sarà trasformata in una legge delega, ieri Unione Popolare ha presentato in Senato circa 70 mila firme in 15 scatoloni a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro.

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È una proposta diversa da quella di 9 euro presentata dalle opposizioni parlamentari. La differenza non riguarda solo l’importo perché è prevista la rivalutazione automatica per recuperare l’inflazione. Gli aumenti sarebbero a carico dei datori di lavoro e il mancato rispetto della norma sarà duramente sanzionato.

«È una proposta migliorativa – sostiene Luigi De Magistris – La legge di iniziativa popolareè un grande valore di militanza politica, ci aspettiamo che il parlamento la calendarizzi subito e che si apra una discussione nel paese e e nelle istituzioni e che le opposizioni parlamentari possano convergere su questa legge».

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«È una misura coerente di lotta contro il lavoro povero e sottopagato che ci sembra più seria di quella avanzata dalle opposizioni parlamentari nel dare attuazione all’articolo 36 della Costituzione» sostiene Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista.

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«Quando si discute su come combattere il patriarcato, si parla in astratto – sostiene Giuliano Granato di Potere al popolo – Un salario minimo di 10 euro è invece una misura concreta. Se oggi una donna non può uscire da una situazione di violenza e dipendenza è anche perché in Italia le donne guadagnano ancora molto meno degli uomini: questa è violenza economica».