Andrea Roventini, economista alla Scuola Sant’Anna di Pisa, Pd, 5S, Verdi-Sinistra e Azione, tranne Renzi, hanno raggiunto un accordo sul salario minimo. Unione popolare sta raccogliendo le firme per una proposta di legge popolare. Le prime vogliono una soglia minima a 9 euro, la seconda la vuole a dieci. Sono cifre adeguate oppure sono troppo basse?
Erano cifre adeguate in un contesto precedente all’attuale alta inflazione. Il salario minimo deve essere sopra i 9 euro. Al di là della cifra di partenza, saranno importanti i meccanismi di aggiustamento che dovranno aggiornare il salario minimo al costo della vita in maniera semplice. Ad esempio in Francia l’aggiustamento è automatico. Bisogna evitare di creare una situazione in cui il salario minimo resti fermo per troppo tempo per precise scelte politiche come è accaduto negli Stati Uniti o in Brasile.

Andrea Roventini (Sant'Anna di Pisa)
Andrea Roventini (Sant’Anna di Pisa)

In uno dei punti dell’accordo tra le opposizioni l’automatismo dell’indicizzazione non è previsto. Deciderà una commissione con le parti sociali. Cosa ne pensa?
Se non si lavora sui dettagli di questa commissione si rischia di finire in un vicolo cieco con un salario minimo stagnanti. Le parti sociali hanno interessi contrapposti e gli imprenditori hanno molto più potere contrattuale. Questo è uno dei motivi per cui i salari non crescono da trent’anni. Ricordo inoltre, che a differenza di Germania, Francia e Inghilterra i sindacati non hanno indetto scioperi nell’ultimo alto nonostante l’inflazione abbia eroso i salari dei lavoratori italiani più che in altri paesi.

Per creare una simile commissione sarà necessario fare una legge sulla rappresentanza dei sindacati?
Certo, questo è l’altro punto. I lavoratori hanno perso potere contrattuale. Il salario minimo è un modo per ridarglielo. L’altro è la riforma rappresentanza per stroncare alla radice i contratti pirata. Infine, è necessario regolamentare seriamente i contratti a termine.

Non servirebbe cancellare e rifare le leggi che hanno creato il precariato?
Sì, il basso potere contrattuale in Italia deriva dalle innumerevoli “riforme” strutturali che negli ultimi decenni hanno flessibilizzato il mercato del lavoro. Come mostrano recenti studi di Bankitalia e Fondo monetario queste riforme hanno fallito perché non hanno aumentato l’occupazione ma aumentato la disuguaglianza e la precarietà dei lavoratori. Questo è uno dei motivi della bassa crescita italiana perché spinge le imprese a tagliare il costo del lavoro invece che a innovare. Le buone riforme strutturali devono quindi irrigidire il «decreto lavoro» che nonostante il nome da neo-lingua è un grave o attacco ai diritti dei lavoratori.

Nel caso in cui le imprese non rispettino il salario cosa succede? La proposta di legge di Unione Popolare prevede multe salate e il divieto di partecipare alle gare pubbliche.
Non solo. In Italia c’è un grandissimo problema di lavoro nero, di sicurezza lavorativa, di evasione fiscale e contributiva. Per questo bisogna anche potenziare gli ispettorati del lavoro per ridurre queste piaghe e spingere le imprese a pagare almeno il salario minimo.

Cosa pensa dell’idea delle opposizioni parlamentari di sussidiare le imprese con il denaro pubblico nel caso in cui l’adeguamento dei contratti al salario minimo risulti più oneroso?
Sono allibito e sconcertato. Sono le imprese che devono pagare i lavoratori, non lo Stato. l Purtroppo in Italia ogni problema è un’occasione per regalare sussidi alle imprese. Così è accaduto anche per l’occupazione giovanile, femminile e nel mezzo giorno e ora c’è taglio al cuneo fiscale. Questo è sussidio mascherato perché così le imprese non devono adeguare i salari all’inflazione proteggendo così i loro profitti. Penso che le imprese debbano seguire il consiglio del presidente Biden, che non è un bolscevico: se non trovate i lavoratori, pagateli di più. Così le risorse pubbliche possono essere meglio spese per la sanità, l’istruzione e la transizione ecologica.

La ministra del lavoro Calderone, sostiene che non va fatto per legge ma con una «contrattazione di qualità» e «agevolazioni fiscali». Cosa ne pensa?
Il governo Meloni sta facendo il gioco delle tre carte e non vuole affrontare seriamente la questione salariale. La premier Meloni ha dichiarato di essere pragmatica sul salario minimo. Beh allora lo introduca perché il salario minimo in Usa, Germania, Brasile e molti altri paesi ha aumentato i salari senza ridurre l’occupazione. Non lo vuole introdurre per ignoranza o perché protegge gli interessi dei gruppi sociali che la supportano, non quelli dei lavoratori.

La Bce continuerà ad aumentare i tassi di interesse nel tentativo di abbassare l’inflazione. Questa situazione non rischia di mangiarsi anche il salario minimo, lì dove esiste?
Stanno dando una medicina molto forte per un raffreddore. Rischiamo crisi bancarie e una recessione dura. Un doppio danno per i lavoratori. Spero che la BCceE adotti una politica monetaria meno rigida. Tra l’altro la stessa Bce e il Fondo Monetario hanno trovato che questa inflazione è trainata dai profitti, non dai salari perché le imprese sono riuscite a proteggere i loro margini. Un motivo in più per introdurre il salario minimo che aiuterebbe i lavoratori a non perdere il conflitto redistributivo con le imprese. I profitti non possono sempre essere la variabile indipendente.