“Ung Ing” è premier, la vendetta della dinastia Shinawatra agita la Thailandia
Pace con la monarchia o nuova fase di instabilità? 37 anni, figlia dell’ex primo ministro Thaksin, eletta grazie a un accordo del Pheu Thai con i militari che taglia fuori il vero vincitore delle ultime elezioni Pita Limjaroenrat
Pace con la monarchia o nuova fase di instabilità? 37 anni, figlia dell’ex primo ministro Thaksin, eletta grazie a un accordo del Pheu Thai con i militari che taglia fuori il vero vincitore delle ultime elezioni Pita Limjaroenrat
La Camera dei rappresentanti della Thailandia ha eletto ieri premier la leader del Pheu Thai Party Paetongtarn “Ung Ing” Shinawatra. È il 31° primo ministro della Thailandia con 319 voti a favore, 145 voti contrari e 27 astensioni. A 37 anni, è la premier più giovane del Paese e la seconda donna a ricoprire questa carica, dopo la zia Yingluck. La sua elezione è arrivata due giorni dopo che l’ex primo ministro in carica, Srettha Thavisin – un imprenditore del suo stesso partito -, è stato esautorato dalla Corte costituzionale per aver dato un posto di prestigio nell’esecutivo a un ex condannato proprio per aver tentato di corrompere i membri del tribunale a guardia della Costituzione.
Il suo arrivo alla carica più alta dello Stato (dopo il re) corona il sogno della dinastia Shinawatra, vendicando una controversa vicenda di famiglia: suo padre Thaksin – ricco imprenditore con largo sostegno popolare – fu deposto dalla carica di primo ministro dopo 5 anni dal colpo di Stato del 2006. Sua zia Yingluck era stata invece premier della Thailandia dopo le elezioni del 2011: prima premier donna, era poi stata rimossa dall’incarico il 7 maggio 2014 da una decisione della Corte Costituzionale cui era seguito un secondo golpe il 22 maggio orchestrato sempre dalle forze armate e dalla monarchia per far fuori il governo ad interim seguito al suo licenziamento.
Sia Thaksin, sia Yingluck se ne andarono in esilio ma senza mollare il colpo e facendo rinascere l’ennesimo partito di famiglia – il Pheu Thai appunto – con a capo questa volta la figlia del tycoon, Paetongtarn “Ung Ing”. La sua vittoria in Parlamento ha diverse sfaccettature che vale la pena di ricordare. Sfaccettature che fanno carta straccia della formale democrazia thai.
Alle ultime elezioni politiche del 2023, Ung Ing e il suo Pheu Thai si erano alleati col Move Forward di Pita Limjaroenrat, partito progressista erede del Future Forward Party di Thanathorn Juangroongruangkit, organizzazione sciolta dalla Corte costituzionale thai il 21 febbraio 2020 dopo la sua buona performance alle elezioni del 2019, le prime dopo i due golpe del 2006 e 2014.
Nelle urne dell’anno scorso, Pheu Tahi pensa di fare il pieno ma, a sorpresa, il primo partito risulta Move Forward il che dà a Pita il diritto di candidarsi a premier. Ma la Corte costituzionale, cui sono stati presentati due esposti contro di lui e il suo partito, congela il suo ruolo come parlamentare aprendo la strada a un accordo tra il Pheu Thai e l’opposizione tra cui figurano i partiti dei militari che le elezioni hanno penalizzato clamorosamente. Sotto traccia c’è un negoziato per cui, in cambio dell’accordo tra militari e Pheu Tahai, Thaksin può tornare dall’esilio mentre viene eletto Shretta Thavisin, un imprenditore vicino agli Shinawatra e candidato dal Pheu Thai.
Il re perdona Thaksin al suo ritorno in patria, il Pheu Tahi governa, corona e militari dormono sonni tranquilli. Poi, Pita verrà assolto dalla prima accusa (di ordine finanziario) ma ormai il gioco è fatto. Non solo: il 7 agosto scorso, la Corte costituzionale dissolve il suo partito, accusato di aver fatto campagna elettorale minando i pilastri che proteggono la monarchia thai.
Con l’elezione a premier di Ung Ing tutti i giochi della famiglia Shinawatra si riaprono nel Paese che per due volte l’ha cacciata mettendo a segno addirittura due golpe militari. E adesso? Può essere che si rafforzi la nuova alleanza tra Pheu Thai, militari e monarchia e che gli ex nemici Shinawatra scendano a miti consigli pur di poter restare tranquilli in Thailandia. O potrebbe riaccendersi un periodo di instabilità politica tra lealisti filo monarchici (gialli) e shinawatrani (rossi). Ma con un elemento di instabilità in più: Pita – escluso dalla politica per dieci anni come leader di un partito messo al bando – è l’uomo che ha vinto le elezioni sull’onda di grandi manifestazioni di piazza guidate dagli studenti. Piace alla classe media urbana, ai giovani e ai progressisti che non amano troppo il nuovo re e le prerogative esagerate della monarchia. Si rifaranno vivi.
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