Una lettera aperta mal indirizza
Opera di Luciano Fabro
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Una lettera aperta mal indirizza

Autonomia differenziata La lettera aperta pubblicata su il manifesto del 19 aprile sull’autonomia differenziata che una cinquantina di firmatari ha rivolto a Maurizio Landini, con giudizi critici verso la Cgil e il […]
Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 aprile 2023

La lettera aperta pubblicata su il manifesto del 19 aprile sull’autonomia differenziata che una cinquantina di firmatari ha rivolto a Maurizio Landini, con giudizi critici verso la Cgil e il suo segretario che non avrebbero dato vita a una seria mobilitazione contro i pericoli insiti nel progetto del governo, è mal indirizzata.

I firmatari, oltre a non distinguere il ruolo di un sindacato generale di rappresentanza sociale e quello delle forze politiche dentro e fuori il Parlamento, attaccano strumentalmente l’unica realtà organizzata che è in campo contro il progetto devastante dell’autonomia differenziata, accompagnato dal presidenzialismo che trasformerà la nostra democrazia parlamentare e il sistema istituzionale in una repubblica presidenziale autoritaria non rappresentativa del paese reale.

La Cgil, il 20 gennaio scorso, ha organizzato a Roma, nella sua sede nazionale, un convegno dal titolo significativo: «Tra autonomia differenziata e presidenzialismo. Per un’altra idea di Repubblica fondata sul lavoro e la coesione sociale».

Nel documento congressuale e in quello conclusivo, la Cgil ha rimarcato tutte le ragioni sociali, politiche e di salvaguardia della democrazia che sono alla base della nostra opposizione al disegno autoritario delle destre che cancella i valori e i principi della nostra Costituzione antifascista.

Non si può certo dire lo stesso per quelle forze politiche progressiste, democratiche e di sinistra che sono state latitanti, quando non hanno avallato quel progetto in occasione dei referendum consultivi sull’autonomia tenuti in Veneto e Lombardia, con l’ammiccamento della Regione Emilia Romagna.

La Cgil è consapevole delle gravi conseguenze rispetto all’unità e alla coesione sociale del paese, delle ricadute sui salari e sui contratti nazionali, sul servizio sanitario nazionale e sul sistema pubblico di istruzione, sui diritti sociali e del lavoro. I firmatari dovrebbero sapere che la mobilitazione di Cgil Cisl Uil di queste settimane risente delle difficoltà nel rapporto con il mondo del lavoro, e delle differenze che sussistono proprio in merito ai temi in questione. Non a caso nella piattaforma rivendicativa nei confronti del governo non è richiamata l’autonomia differenziata, come avrebbe voluto la Cgil.

Per questo il nostro sindacato non ha bisogno di lettere aperte di richiamo alla mobilitazione. Come nei precedenti referendum costituzionali sulle controriforme volute dai governi Berlusconi e Renzi, la Cgil sarà in campo e condurrà la sua battaglia culturale e politica, cosciente di essere in una condizione diversa e più difficile di allora per il consenso che quel disegno divisivo e pericoloso incontra in una parte del paese e del mondo lavoro.

Per vincere questa sfida, una battaglia da fare sino in fondo, occorre tenere insieme questione istituzionale e questione sociale. Ed è bene non dimenticare che gli obiettivi del governo potrebbero essere raggiunti senza ricorrere alla consultazione referendaria. Le divisioni insensate del fronte democratico di sinistra e antifascista, e una legge elettorale distorcente e antidemocratica, voluta dal centrosinistra e mai cambiata dopo il taglio dei parlamentari, hanno consegnato il paese alla peggiore destra, che oggi può esercitare una dittatura parlamentare.

La battaglia non è facile perché in questi decenni la sinistra ha perso i riferimenti storici, la propria identità e la battaglia per l’egemonia culturale nel paese. La diga della tenuta istituzionale è stata incrinata con la riforma del titolo V del 2001, voluta dal governo di centrosinistra, e lo svuotamento progressivo del ruolo del Parlamento. Oggi quella crepa si è allargata e potrebbe far crollare l’impianto istituzionale su cui si incardina la nostra democrazia parlamentare.

La lettera, con i suoi contenuti critici, avrebbe dovuto essere indirizzata altrove e non alla Cgil, l’unica organizzazione di massa in campo, non da oggi. Ad ognuno le proprie responsabilità e il proprio mestiere.

* Assemblea nazionale Cgil

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