Fdi affossa la legge sulla «settimana corta», preferisce la precarietà
Diritti sul lavoro Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: l’iniziativa di Pd, M5s e Avs
Diritti sul lavoro Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: l’iniziativa di Pd, M5s e Avs
Ci risiamo. Pd, M5S e Avs propongono di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario e l’unica risposta messa in campo dalla destra è un emendamento soppressivo. Lo stesso copione del salario minimo. Anche la destra ha il suo giorno della marmotta. Scappano dal merito, nonostante le opposizioni abbiano trasformato le proposte di tre partiti diversi in una sola (primi firmatari Fratoianni, Conte, Bonelli, Schlein ). Non c’è mai stata una rivoluzione industriale nella storia non accompagnata da una riduzione consistente dell’orario. Vale anche per questa transizione.
Tant’è che in cima alla piattaforma unitaria di Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici c’è la riduzione dell’orario di lavoro. Il cuore della proposta è l’estensione del fondo nuove competenze: risorse (275 milioni in più all’anno) per aiutare le parti sociali a sottoscrivere accordi fino a 32 ore settimanali. Con un sostegno incentivato per un triennio alla decontribuzione per le imprese (fino al 50% per le Pmi) e su gravosi e usuranti fino al 60. Un’impostazione europea – Spagna in primis – che sostiene la contrattazione e che sperimenta la settimana corta per liberare tempo, tutelare ambiente, incrementare la produttività, favorire il diritto soggettivo alla formazione. Una normativa a supporto, mentre già Lamborghini, Luxottica, Intesa San Paolo hanno avviato esperimenti di successo.
Nasce un Osservatorio nazionale che ha il compito di monitorare la sperimentazione, mentre nel 2028 settore per settore si arriverà alla riduzione per legge fino al 10% dell’orario. Il 28 ottobre il testo delle opposizioni andrà in aula per la discussione generale, mentre il passaggio in Commissione invece sarà oggi e dovrà terminare con un voto. Qualora passi l’emendamento di Fdi che cancella la legge, in aula andrebbe un testo svuotato. Il loro modo di impedire il confronto. Per la destra – nonostante le ore di lavoro in Italia siano sopra la media dei paesi Ocse – l’urgenza è la produttività. Poco più di un postulato ideologico. Tuttavia, veniamo da un trentennio dove precarietà e salari bassi non hanno aiutato affatto la produttività. Che cresce se c’è innovazione d’impresa, orari compresi.
La sperimentazione avviata in Germania della settimana corta ha interessato 45 imprese per sei mesi e diventerà stabile per il 73% delle stesse. Solo qui persino una sperimentazione incentivata diventa un tabù. Meglio non discuterne ed eliminare il problema alla radice calpestando e umiliando le prerogative delle opposizioni. Si aprono mesi difficili, le crisi industriali si moltiplicano, il patriottismo di Meloni si sfoga cinicamente sui migranti ma fa fatica ad alzare la cornetta per convocare a Palazzo Chigi i vertici di Stellantis che stanno dismettendo l’automotive in Italia. Servirebbe uno scatto. Ma invece si trasforma il mercato del lavoro nel supermarket della precarietà: eliminazione delle causali sui contratti a termine, liberalizzazione del lavoro somministrato, aumento dei voucher, allargamento della stagionalità e dei contratti misti. Lavoro trattato come merce vile.
Al contrario, è prioritario un nuovo patto per la qualità del lavoro. Che incroci domanda di stabilità contrattuale e gestione flessibile degli orari, diritto alla disconnessione e salari decenti, innovazione di processo e di prodotto e conciliazione dei tempi di vita. Chi pensa che il nostro capitalismo si salvi separandosi dalla qualità perderà la scommessa. La destra tutto sommato batte sempre questa via. L’alternativa passa per quella opposta.
*Deputato Pd
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