Una larga coalizione di persone contro la politica che vuole dividerle
Primarie/Intervento Una città in crisi, trascurata, in balia degli eventi. Eppure proprio a Roma continuano a nascere laboratori ed esperienze “civiche” che si prendono cura dei territori, delle relazioni umane. Questo è il nostro terreno di battaglia, come tanti altri in giro per l’Italia uniti dalla volontà di prendere in carico il futuro della propria comunità, sostenendo le scuole come cuore del territorio, riconoscendo sofferenze e conflitto, ricostruendo spazi pubblici, praticando la cooperazione sociale
Primarie/Intervento Una città in crisi, trascurata, in balia degli eventi. Eppure proprio a Roma continuano a nascere laboratori ed esperienze “civiche” che si prendono cura dei territori, delle relazioni umane. Questo è il nostro terreno di battaglia, come tanti altri in giro per l’Italia uniti dalla volontà di prendere in carico il futuro della propria comunità, sostenendo le scuole come cuore del territorio, riconoscendo sofferenze e conflitto, ricostruendo spazi pubblici, praticando la cooperazione sociale
In tempi come quelli che attraversiamo torna di attualità Hannah Arendt. «L’apolidicità è il fenomeno di massa più moderno, e gli apolidi – scrive ne Le origini del Totalitarismo – sono il gruppo umano più caratteristico della storia contemporanea. Dalla fine della prima guerra mondiale in poi ogni avvenimento politico, guerra o rivoluzione, ha aggiunto con monotona regolarità un nuovo gruppo a quelli che vivevano al di fuori della legge, e nessuno di essi, per quanto mutasse la situazione originaria, è potuto tornare alla normalità».
Quanti riconoscono che queste parole parlano del presente? Guerra, crisi ambientale, fondamentalismo continuano a consegnare milioni di persone a una quotidiana apolidia: la perdita di cittadinanza che diventa perdita del diritto d’esistenza. La solidarietà sociale è assurdamente diventata criminale.
A Strasburgo, nel ’96, si riunisce il primo congresso delle “città-rifugio” per iniziativa del Parlamento degli Scrittori. Derrida scrive un messaggio al Congresso: «Cosmopoliti di tutti i paesi, ancora uno sforzo!» per costruire un diritto delle città, quando è chiaro che gli stati-nazione non avrebbero avuto risposte per garantire uno dei principi cardine della cultura occidentale: il diritto d’asilo e il dovere dell’ospitalità. Sono passati più di vent’anni e per i “cosmopoliti del mondo” non basta più un semplice sforzo, serve il coraggio della battaglia. Nell’opinione pubblica, nelle relazioni quotidiane. Sono tante le città che si dichiarano città-rifugio, ma non Roma.
Una città in crisi, trascurata, in balia degli eventi. Eppure proprio a Roma continuano a nascere laboratori ed esperienze “civiche” che si prendono cura dei territori, delle relazioni umane. Questo è il nostro terreno di battaglia, come tanti altri in giro per l’Italia uniti dalla volontà di prendere in carico il futuro della propria comunità, sostenendo le scuole come cuore del territorio, riconoscendo sofferenze e conflitto, ricostruendo spazi pubblici, praticando la cooperazione sociale.
Roma oggi è la Thoiry di Achille Lauro: «Sembra di stare a Thoiry – dice il trapper – sembra di stare allo zoo». Riconosciamo le nostre città nel film L’odio di Kassovitz: il rancore come lingua comune. Le politiche che creano divisione creano un mondo più fragile. Dividere tra dentro e fuori i nostri confini, costruire confini interni ed è chiaro che l’autonomia differenziata – nord contro sud – serva proprio a questo.
Per cosa ci dobbiamo battere oggi? Per le persone, per ciascuno. E quando parleremo chiaramente questa lingua ritroveremo una moltitudine che lotterà con noi: una larga coalizione di persone per una politica che vuole unire. È così che vinceremo contro la “bestia”: che non è un algoritmo, né il ministro degli interni, ma lo spirito del tempo.
Occorre costruire fiducia contro la paura. Per fare questo, dalle mille esperienze che si stanno praticando (mense, scuole popolari, comitati…), è arrivato il tempo di fare il lavoro della politica per cambiare tutto. Federare soggettività a partire dalle esperienze civiche, che partecipino a un campo più largo di forze democratiche, pronto a raccogliere il consenso disilluso dai 5 Stelle. Una mobilitazione civica e radicale, in grado di ribaltare la marea montante del governo della paura.
Ho imparato da attivista e da educatore sociale che se vuoi un certo mondo ti devi organizzare per ottenerlo. Un processo paziente per connettere comunità che già costruiscono l’alternativa e che si impegnino a dare voce ai senza voce. Qualche mese fa, nel municipio che governo, ho ospitato Mimmo Lucano per insignirlo della cittadinanza onoraria perché so che la mia comunità riconosce chi, con coraggio, sfida leggi ingiuste e crea mondi migliori.
Per bocca di Mimmo ho ascoltato padre Zanotelli: «Noi siamo ciò che incontriamo». Auguro a tutti noi il desiderio dell’incontro, la pluralità e non l’isolamento. Le armi migliori per la nostra battaglia.
*presidente municipio VIII di Roma
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