«Una devastazione finanziata dai fondi per la ricostruzione»
Il Free Svydovets Initiative Group è attivo da diversi anni nella difesa del Massiccio di Svydovest e dell’intera area dei carpazi ucraini, denunciando le massicce e spesso illegali attività di deforestazione che ne stanno distruggendo le foreste e contrastando progetti invasivi e ai limiti della legge e della trasparenza come la costruzione di nuove stazioni sciistiche. Iris del Sol è la portavoce del movimento.
Allo stato attuale risulta che le autorità locali siano favorevoli al progetto del mega-resort, cosa dicono gli abitanti della zona?
Almeno 16 mila persone hanno firmato una petizione per la protezione del massiccio di Svydovest, ma è vero che anche una buona parte della popolazione locale vede di buon occhio lo sviluppo turistico della zona. Si tratta di una parte di paese tradizionalmente rurale ed economicamente depressa, con una forte emigrazione verso altri paesi che in questo momento è ferma a causa della guerra. Inoltre, trattandosi di una parte del paese relativamente esclusa dal conflitto, ha visto l’arrivo di moltissimi sfollati interni alla ricerca di un posto sicuro. Di conseguenza ogni possibile prospettiva di maggiori opportunità di lavoro è di vitale importanza. Ma un’alternativa c’è: investire nello sviluppo delle comunità locali.
Qual è la posizione del Governo ucraino?
Il Ministero dell’Ambiente ha riferito che tali strutture necessitano di una Valutazione di Impatto Ambientale, ma la procedura non ha ancora avuto inizio. Noi stiamo portando avanti diverse azioni legali in relazione a una serie di norme giuridiche e di accordi per la protezione della natura sottoscritti dall’Ucraina che vengono violati dal progetto. In particolare un procedimento ancora aperto in sede di Suprema Corte rende ogni costruzione nell’area di Svydovest illegale. Ma alcuni investitori stanno cercando di aggirare il divieto.
In che modo?
I proprietari di due complessi sciistici già esistenti (Bukovel LLC and Slavskii LLC) lo scorso dicembre hanno inoltrato la domanda al Ministero dell’Economia per usufruire della legge Invest nanny ( investimenti assistiti). Tale provvedimento approvato nel 2021 al fine di attrarre capitali nazionali e internazionali, offre sgravi fiscali, agevolazioni burocratiche e sovvenzioni a progetti di sviluppo economico. Paradossalmente se riuscissero ad accedere a questo programma statale, i promotori di un progetto privato ambientalmente devastante e in odor di corruzione avrebbero l’esenzione da alcune tasse, l’assistenza nell’assegnazione di appezzamenti, il diritto di utilizzare terreni di proprietà statale o municipale e potrebbero ricevere un sostegno economico dai bilanci statali e locali per la realizzazione delle opere accessorie. Inoltre a ottobre 2022, il governo ha adottato una risoluzione per ridurre ulteriormente la pressione normativa su richiedenti e investitori. In particolare, ha semplificato gli studi di fattibilità e ridotto i tempi di valutazione da 60 a 45 giorni. Dopo meno di due mesi è partita la richiesta. Sembra occasione perfetta per chi vuole distruggere i Carpazi.
Un’ altro rischio da voi denunciato è che progetti di questo tipo usufruiscano anche dei fondi destinati alla ricostruzione del paese.
Il 21-22 giugno scorsi si è tenuta a Londra, alla presenza anche del Presidente Zelensky, la conferenza internazionale dei donatori per la ricostruzione dell’Ucraina. Secondo noi dalla conferenza sono emersi in particolare due elementi che fanno temere che il mega progetto nei Carpazi venga finanziato con alcuni dei molti miliardi di dollari in arrivo nel paese: in primo luogo, i principali finanziatori come la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno annunciato di avere una serie di progetti di ricostruzione pronti a partire, uno dei quali è l’espansione di una stazione sciistica nell’ovest del paese. In secondo luogo, i donatori presenti alla conferenza stanno pianificando con il governo massicci finanziamenti a tipologie di infrastrutture pubbliche che saranno necessarie anche per lo sviluppo delle stazioni sciistiche strade, energia, approvvigionamento idrico, gestione dei rifiuti… Il rischio è concreto perché si tratta di una modalità privato-pubblico di cui a suo tempo ha usufruito anche Bukovel.
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