Stefano Bollani e Valentina Cenni
Stefano Bollani e Valentina Cenni (foto Gaia Panozzo/VisitFiemme)
Alias

Il richiamo della montagna

Storie/Artisti che in una sfilza di dischi hanno celebrato le vette. Ne parliamo con Stefano Bollani e Valentina Cenni «Paesaggi così ampi inducono a cambiare la percezione del limite a cui siamo abituati»»
Pubblicato 17 giorni faEdizione del 21 settembre 2024

«In questo viaggio fisico ci siamo connessi con una natura meravigliosa e il suo spazio immenso dove si trova questo silenzio che nutre. Se lo sai ascoltare, ti regala qualcosa. È stato un viaggiare liberatorio, perché il silenzio ti permette di percepire quello che generalmente non senti dentro di te e, di conseguenza, è stato anche un viaggio interiore». Così l’attrice, autrice e regista Valentina Cenni ci riassume la permanenza sua e del marito Stefano Bollani tra i boschi della Val di Fiemme in Trentino, in cui hanno soggiornato per alcune settimane negli scorsi mesi di luglio e agosto.

I due hanno trascorso il tempo a lavorare sia alle musiche alla pianificazione del programma tv «In via del Matti numero zero», oltre che ai propri progetti personali.

QUELLE NUVOLE

La bellezza dei luoghi ha lasciato il segno, come sottolinea il pianista: «La Val di Fiemme ci ha sorpreso, è un posto che ha una sua magia. Aggiungi che io non ho mai frequentato la montagna, men che mai con tutto questo tempo a disposizione. Inoltre non eravamo tenuti a scrivere per forza qualcosa, avremmo anche potuto osservare le nuvole per un mese e mezzo. Ma proprio guardando quelle nuvole, ti vien voglia di fare. Perché quei paesaggi molto ampi rispetto a quelli a cui siamo abituati, abitando in città, fanno sì che la percezione dei tuoi limiti si vada alterando perché è talmente vasta la montagna che ti viene il dubbio che possa essere altrettanto vasto anche tu. Al punto che puoi spingerti fin dove non lo hai mai fatto».

Percorrere sentieri che vanno dalla bassa all’alta quota e viceversa ha le sue conseguenze, come sottolinea Cenni: «Accade una cosa molto interessante: ti permette di fare spazio, di creare un vuoto, di non pensare a nulla. Una novità per noi che siamo sempre coinvolti in mille progetti e quindi, impegnati a pensare a cosa fare. Il vuoto può essere pauroso e terrificante, perché non sai cosa possa esserci. Ma grazie a questo otre interiore che si è svuotato e si riempie di nuovo, l’ispirazione torna».

Gli splendidi cammini che si ramificano nei boschi di Paneveggio, noti come Foresta dei Violini in quanto davano il legno dell’abete rosso con cui venivano costruiti gli Stradivari, hanno fornito combustibile e comburante utili all’atto delle creazione artistica.

Ancora Bollani: «Vivere la montagna camminando, ti porta ad avere una maggiore attenzione al dettaglio musicale. Più che improvvisare guardando le cime come avrei potuto fare da classico jazzista sperando di tirar fuori una cosa pazzesca al pianoforte, mi sono trovato a lavorare sul particolare. Per me è un po’ una novità… È un atteggiamento più da compositore. Ad esempio, mi sono posto la domanda se fossi davvero soddisfatto della frase scritta in quel dato momento… Perché a volte capita di accontentarsi di quanto fatto. Bene, posso dire che la montagna e il suo silenzio ti insegnano a dare importanza alla singola frase. Inoltre, portano a chiederti se quella frase, che dal silenzio arriva, la vuoi veramente dire oppure è messa lì per riempire una battuta».

La montagna con tutto il suo ampio corredo di bellezze naturali e relative riflessioni che ne seguono, da sempre affascina musiciste e musiciste di ogni latitudine.

Rimanendo dalle nostre parti vengono in mente i Marlene Kuntz con Karma Clima (Ala Bianca), album con cui la formazione di Cuneo nel 2022 uscì da un silenzio in studio lungo sei anni. Il disco, che ha i suoi apici in Laica Preghiera e La Fuga, mette al centro le tematiche del cambiamento climatico palesando una connessione forte con le alte latitudini. Non a caso la band ha scelto per la genesi dell’album due luoghi simbolici come la Borgata Paraloup (Valle Stura) e il comune di Ostana locato alla base del Monviso, monte iconico per i piemontesi e vetta più alta delle Alpi Cozie.

META DI ARRIVO

Raggiungiamo la parte superiore della Val Poschiavo in Svizzera: meta di arrivo è l’incantevole borgo di Cavaglia, che è anche il nome del disco di Violeta Vicci (Fabrique Records, 2023). La talentuosa violinista, che vanta collaborazioni con Thom Yorke, Jonsi e Fontaines D.C. ha tratto ispirazione dal Lagh da Caralin, bacino lacustre formatosi negli ultimi dieci anni a causa dello scioglimento del ghiacciaio Palü.

L’album è una gemma di rara bellezza capace di fondere al meglio ambient, electro e registrazioni sul campo. Il vertice viene raggiunto con Elegy of a Glacier e Caralin.

Spostandoci sui Pirenei incontriamo il fantasmogorico progetto curato dall’archeologo britannico Martin Locker che ha dato vita a Perennial Pyrenees, il cui sottotitolo «Archeologia e tradizioni dalle Vette dei Pirenei» spiega l’essenza della sua idea.

Locker esplora in modo creativo il folklore e il genius loci dei Pirenei attraverso registrazioni sul campo, campioni e brani originali. Lo fa attraverso la collana Pyre:Numen in cui si rinvengono dal 2019 a oggi varie uscite sia in formato ep che di lunga durata. Mescolando registrazioni sul campo, danze e canti tradizionali a suoni di stampo drone, dark ambient e industrial, attribuisce una forma musicale alle sue ricerche sceintifiche. Tutto autoprodotto e gratuitamente scaricabile dal suo sito: occhio a Industrial Catharism del 2020 con la traccia The Lightbringer Speaks.

Haganesvik è un piccolo villaggio nella contea di Fljot, in Islanda che affaccia sul mar di Norvegia; immediatamente a ridosso si trovano nevi e ghiacci eterni incastrati su un massiccio montuoso che ha influenzato artiste e artisti coinvolti presso i Flóki Studios. Qui è stato registrato nel 2023 The Flóki Sessions: Boots in Place (Flóki Studios/Color Red), disco fantastico firmato dai Boots In Place, ossia George Porter Jr. (The Meters), Eddie Roberts (The New Mastersounds), Robert Walter (Greyboy Allstars) e Nikki Glaspie (The Nth Power). A loro si sono unite voci come Erica Falls (Galactic), Lamar Williams Jr (N.M.A.) e Tierinii Jackson dei Southern Avenue.

Funk soul di matrice New Orleans stellare che ammalia come l’aurora boreale in Mardi Gras Day e Pep Squad. Bhutan Balladeers con Your Face Is like the Moon, Your Eyes Are Stars chiude questa selezione. Nello stato asiatico su una montagna a ridosso della capitale Thimphu, il cacciatore globale di melodie Ian Brennan, assieme alla fotografa Marilena Umuhoza Delli, ha donato imperitura vita ad un collettivo di sedici cantanti e strumentisti del posto che hanno inanellato undici canzoni di stampo tradizionale cantate nell’idioma locale choekey.

Un lavoro emozionante, in particolare con Please Help Me Clear the Obstacles in This Life e Farewell Song.

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