Libro cult per gli alpinisti e i cercatori di pace interiore, Il Monte Analogo, ha attratto svariate generazioni di filosofi e pensatori dai forti connotati mistici. Il racconto inultimato del francese Renè Daumal, morto nel 1944 e pubblicato nel 1952, riguarda la scalata al monte simbolico che unisce la Terra al Cielo, influenzato dalla Repubblica di Platone fino all’induista Bhagavadgita.

Michele Lobaccaro, musicista dei Radiodervish, da tempo indagatore della spiritualità religiosa (ha scritto tre libri, San Nicola. Agiografia Immaginaria, nel 2006, e Tre Volte Dio il confine sottile tra Ebraismo, Cristianesimo e Islam: racconti, nel 2010 e Un’ala di riserva. Messa laica per Don Tonino Bello, cd con un testo inedito del prelato, 2011) si è fatto ingolosire dalla possibilità di mettere in musica questa straordinaria narrazione contemporanea («Franco Battiato mi ha fatto conoscere l’opera, poi è venuto tutto fuori con una genesi fatta non solo di scrittura, ma anche di spettacoli dal vivo: sono brani suonati, cresciuti, arrangiati in mille modi»).

È NATO così il suo nuovo progetto discografico Divagazioni intorno al Monte Analogo (disponibile sulle piattaforme digitale e in versione vinile deluxe a tiratura limitata, etichetta Cosmasola), 9 tracce malinconiche per un itinerario che tende alla liberazione della persona da ogni suo limite, quel percorso tra il maestro Sogol (con l’incantevole voce del compagno Nabil Salameh), Sfera e Teatraedo (una estensione geometrica inafferrabile), Le Cose Passate ( “la luce dice al mondo la sua età/la notte e il giorno segnano il destino/per la gente della mia città”) e altri dolci orizzonti sintetici contro i dogmi nucleari, il totalitarismo digitale, il delirio capitalista.

Con una forte esigenza di libertà in un tempo ipercontrollato, in un’epoca completamente schiacciata su un presente astorico e materialistico, incapace di dare profondità di visione al quotidiano.

LOBACCARO ha scritto testi e musiche, con un piglio cantautorale e una smagliante vena creativa, inerpicandosi in questo viaggio tra fantascienza e spiritualità alla ricerca di una montagna sacra e inviolata (che ha ispirato pure Jodorowsky), quel bisogno di sacro tuttora irriducibile, quella voglia d’indagare le molteplici facce del proprio io per avanzare verso la conoscenza.

La montagna non è altro che la sua storia e quella dell’umanità in continua evoluzione verso un continente sconosciuto, dove le onde sonore del compositore e musicista – assecondato dalla cura dei fiati di Giancarlo Parisi, e dagli arrangiamenti d’archi di Francesco Cielo con Oksana Ivasyuk al violino e Pippo d’Ambrosio alle percussioni – permettono di sognare (e avvicinare) l’impossibile.