Mancano esattamente due anni all’inizio dei giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026 e i territori investiti dal grande evento tornano a mobilitarsi in contemporanea. L’iniziativa diffusa parte da Milano, dove da mesi un insieme di realtà affronta criticamente l’appuntamento olimpico e ha dato vita al C.I.O., Comitato Insostenibili Olimpiadi. Una rete eterogenea che rispecchia la pluralità di temi su cui il mega evento ha la sua pesante ricaduta: realtà dello sport popolare, spazi occupati, collettività che si occupano delle trasformazioni della città, soggetti e gruppi che frequentano la montagna da una certa prospettiva, reti e organizzazioni di intervento politico, sociale ed ecologico.

DOPO UN CONVEGNO IN AUTUNNO e la pacifica invasione dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, spazio destinato ad ospitare parte del villaggio olimpico, la rete ha lanciato l’ appello La nostra vita non è un gioco, una chiamata alla mobilitazione congiunta a «tutte le realtà che vivono e lottano nei territori direttamente interessati dalle devastazioni e infrastrutture in vista dei Giochi Olimpici Invernali del 2026».

MOLTE DI QUESTE REALTA’ convergeranno nel corteo lanciato a Milano per sabato 10 febbraio. L’appuntamento è alle 15 in piazza Lodi, con una piattaforma che promuove un’idea di città e di montagna diversa da quella contenuta nel modello dei grandi eventi, del turismo ad ogni costo, della speculazione edilizia. Si chiede lo stop di opere e interventi infrastrutturali imposti e inutili, la destinazione dei quasi 4 miliardi stanziati per le Olimpiadi a politiche che dall’abitativo allo sportivo alla mobilità e alla sanità siano pubbliche come i fondi destinati ai Giochi, in città come nelle aree interne e della provincia impoverita e cementificata; la messa in sicurezza dei territori in condizioni di dissesto idrogeologico; la fine della turistificazione incontrollata, inevitabilmente accelerata dal grande evento, che porta al rialzo dei prezzi e al dilagare degli affitti brevi in città, sfruttamento e insostenibilità per le terre alte; la tutela del lavoro: dal «buco nero» dell’edilizia con il suo record di morti bianche alla giusta paga per i lavoratori e le lavoratrici dello sport, passando per lo sfruttamento intensivo del volontariato non pagato per i grandi eventi.

LA CITTA’ CHIAMA E LE MONTAGNE rispondono: in Val Camonica, due giorni prima del corteo, si terrà un’assemblea pubblica promossa dal Collettivo 5.37 e Unione Sportiva Terra Rossa a Darfo Boario Terme ( Bs), il centro di convergenza di un sistema turistico non ritenuto sostenibile per il territorio, l’appuntamento è alle 20,30 presso la casa delle Associazioni. Sul versante retico delle Alpi, un’altra assemblea pubblica si terrà il 10 febbraio, alle 10,30, nel comune di Montagna in Valtellina, dove si contesta il progetto della tangenziale di Sondrio, una delle tante opere viarie in cantiere da tempo e che l’appuntamento olimpico offre l’occasione di iniziare, e finire chissà quando, perché con le Olimpiadi hanno poco a che fare e si il ritardo è evidente.

E A PROPOSITO DI OPERE che non è sicuro si termineranno in tempo per i Giochi, sempre il 10 febbraio si torna a dire No alla nuova pista da Bob di Cortina d’Ampezzo: Dalla laguna alla montagna non è il nome di un percorso turistico ma di un fronte di mobilitazione che tiene assieme il Comitato civico di Cortina agli attivisti del Venice Climate Camp e Extinction Rebellion e Fridays for Future e che si è dato appuntamento alle 14 sotto la regione Veneto, vicino alla stazione di Venezia S. Lucia, in difesa degli ecosistemi fragili trasformati in parchi giochi.