Buon lavoro dalla Grecia
Il Comitato di Redazione del giornale greco Epohi saluta la nomina a Direttore di Il Manifesto di Andrea Fabozzi, augurando proficuo lavoro nel nuovo difficile scenario politico che accomuna parecchi paesi nell’affrontare sfide comuni. Buon lavoro.
La Redazione del giornale “Epohi”, Atene

Un rapporto “fiorentino” intenso
Cari/e compagni/e, sono un lettore de “Il Manifesto” (e poi anche un abbonato) da quando il giornale è nato, nel lontano 1970. Nel periodo in cui aveva le cronache locali ho scritto in diverse occasioni su quella fiorentina e si può dire che scorrendo tale pagina si può ricostruire in buona parte le vicende della sinistra alternativa a Firenze, sia interna che esterna al Pci, sia interna che esterna alle istituzioni locali.
Il mio rapporto con il quotidiano comunista è stato quindi più intenso in un periodo precedente a quello della Direzione Rangeri-Di Francesco, ma è continuato anche nei tempi più recenti (quando, oltre ad essere un fedele lettore, ho proseguito, in qualche modo, la mia collaborazione, non più con articoli, ma con lettere, con cui ho espresso condivisioni e critiche in relazione alle prese di posizione del quotidiano comunista).Negli anni ‘80 ho conosciuto Luigi Pintor – quando venne a Firenze in un momento i cui vi era una forte polemica con il sindaco Morales, che attuava una politica repressiva nei confronti dei venditori ambulanti senegalesi, ed egli, in qualità di parlamentare, andò dai rappresentanti delle istituzioni locali, ma non in Palazzo Vecchio, perché proprio quel giorno “Il Manifesto” aveva pubblicato una vignetta di Vauro che consisteva nella raffigurazione di uno stronzo con sotto scritto “Morales”.
L’ottimo lavoro di Pintor è proseguito nel tempo ed ha avuto dei validissimi prosecutori, fra cui, ultimi in ordine di tempo, la direttrice Norma Rangeri ed il condirettore Tommaso Di Francesco, che saluto con vivo apprezzamento per quanto hanno fatto. Auguro alla nuova Direzione – ad Andrea Fabozzi, a Micaela Bongi, a Chiara Cruciati – di proseguire su quella strada. Saluti comunisti.
Moreno Biagioni, Firenze

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L’amico quotidiano
Ci vorrebbe un supplemento per pubblicare tutti i complimenti, gli auguri che hanno suscitato il cambio di direzione. Intanto un grosso grazie a Norma, Tommaso e tutto il giornale, giornale è una parola riduttiva. In quale altro quotidiano ci si accorge che cambia il direttore, in quale altro quotidiano un coro di lettori accompagna gli uscenti e gli entranti. Quello che potrà tentare la nuova direzione è provare a sciogliere questi strati di pigrizia, sfiducia, rassegnazione che questi anni hanno prodotto, che in alcuni si è riversato in rancore, in altri rimane lo stare alla finestra.
Se una mela al giorno leva il medico di torno, la lettura quotidiana de Il Manifesto ti apre al mondo, ti fa usare i propri sensi.
Peppe Amato

Scontrarmi con voi mi piace
Non sempre ho condiviso le vostre posizioni, soprattutto durante il periodo della pandemia, ma “scontrarmi” con voi mi piace. Non fosse altro per avere una dialettica di spessore. Auguri al nuovo direttivo e avanti così, miei cari compagni, in direzione ostinata e contraria.
Tiziana Pompili, Roma

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Siete necessari
Caro Manifesto, ti leggo da quando eri Rivista. Hai saputo difendere, tra tante vicissitudini, nell’era del neoliberismo dominante, i valori fondativi di civiltà: la pace, la tutela dell’ambiente, i diritti civili e sociali, soprattutto il principio di solidarietà e di uguaglianza, dimenticati dalla sinistra governativa. Sei stata e devi rimanere voce dissonante dal coro. Il Manifesto per continuare la sua singolare, eretica storia deve tener presente la lezione dei suoi fondatori. Per tenere la barra diritta nelle ardue sfide di oggi la via maestra è segnata da essi, guidati dal forte senso dell’utopia e dalla lucidità dell’analisi concreta, indispensabili nella fase critica della sinistra che stiamo vivendo. Auguri di buon lavoro alla nuova direzione ed un sentito ringraziamento a Norma Rangeri e Tommaso Di Francesco.
Domenico Mattia Testa

In bocca al lupo ad Andrea e a tutto il collettivo
In bocca al lupo ad Andrea Fabozzi, per la tua nuova avventura. Continuare ad essere dalla parte del torto non è facile. Ma, di questi tempi, è necessario. E sono sicuro che con te continueremo ad esserlo nel migliore dei modi.
Un saluto a tutto il collettivo e un grazie a Norma e Tommaso.
Vincenzo Scalia

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Ancora dalla parte del torto

Una luce nel buio
Cari Compagni della redazione del Manifesto, spero che l’avvicendamento alla direzione non nasconda difficoltà occulte o “lotte intestine”, ma sia un fisiologico ricambio dopo 14 anni. Da vostro “anziano” lettore mi auguro che possiate continuare ad essere una “luce” nel buio del conformismo che ormai avvolge quasi tutti i mezzi di informazione. I tempi che stiamo vivendo (con i fascisti al governo) impongono di non fare nemmeno un passo indietro, anzi, bisogna passare dalla fase difensiva ad un necessario “contrattacco”. La Sinistra ha bisogno di rigenerarsi ed il Manifesto è un baluardo fondamentale affinché si possa innescare una necessaria riscossa.
Mauro Chiostri

L’abbraccio di un “ispettore alle vendite”
Caro manifesto, sia pure da lontano posso dire di avere attraversato tutta la vita del giornale. A cominciare da ispettore alle vendite nella mia città (una “invenzione” di Filippo Maone, partecipando a tutte le varie campagne di sostegno (azionariato, 1000 euro x 1000), inviando sporadicamente qualche contributo scritto. Non sempre ho condiviso tutte le posizioni (in ultimo sulla pandemia, il reddito di cittadinanza, la guerra), ma ho sempre continuato ad acquistare il giornale in edicola insieme all’abbonamento. Oggi il manifesto resta più ancora che nel passato un luogo indispensabile di confronto per la sinistra dispersa che non ha rinunciato a pensare criticamente e sforzarsi di costruire cambiamento. Dobbiamo continuare a camminare insieme senza smettere di cercare. Buon lavoro alla nuova direzione.
Massimo Angrisano

Grazie alla vostra passione morale e civile
Caro Andrea, mi permetto di inviarti sinceri auguri di buon lavoro. Sono state giustamente premiate competenza professionale e passione morale e civile. A Norma Rangeri e Tommaso Di Francesco un sentito grazie per aver mantenuto quotidianamente dritta la barra dell’antifascismo. Ce n’era, ce n’è e ce ne sarà sempre più bisogno.

Per dirla con Brecht
Desidero ringraziare la limpidezza di Norma e Tommaso, che hanno già risposto a un mio lungo pezzo non pubblicabile, con la non comune gentilezza che, per dirla con Brecht, mantengono di fronte a tante affettuose critiche che io come altri rivolgiamo a loro e non ad altri. Ci sarà un perché. Grazie.
Marcello Pesarini

«Il senso di un agire comune»
Sono uno dei vostri lettori più vecchi e non sarei la stessa persona senza la vostra esistenza e presenza. Naturalmente adesso vi chiedo di confermare quanto è già stato delineato dal nuovo direttore: “Dovremmo discuterne tanto (…) per mantenere vivo il senso di un agire comune”. Viviamo il momento storico potenzialmente più difficile e pericoloso di questi due secoli e leggo la vostra coscienza di ciò come premessa necessaria per cambiare tutto, a partire dai noi stessi. Con un forte abbraccio.
Adriano Zanon

L’«arte» dei media e quella del manifesto
Caro manifesto, la sera del 29 giugno vagavo col telecomando nell’etere televisivo, alle ore 23,20 Rai 3 trasmette un documentario (“100 opere – Arte torna a casa”) sulla Galleria Borghese a Roma, prodotto dal Ministero dei Beni Culturali. Ad un certo punto, dopo che la telecamera ha inquadrato la “Deposizione Baglioni” di Raffaello, il conduttore dice che il Cardinale Scipione Borghese, fondatore e proprietario della Galleria, fu il committente dell’artista. Scipione nacque oltre 50 anni dopo Raffaello non può essere il committente. Proseguendo il conduttore si sofferma sulla statua “Paolina Borghese” e contemporaneamente appare sullo schermo una finestra con la didascalia: “G.L. Bernini, Paolina Borghese”, poi giustamente la direttrice della Galleria parla della statua come opera di Antonio Canova. Sono opere fomosissime, documentate da una bibliografia sterminata, con carta d’identità acquisita da secoli, tra l’altro il dipinto di Raffaello fu “rubato” con decreto papale dalla chiesa di San Francesco al Prato di Perugia per ornare la collezione del Cardinal nipote Scipione. Perché questi strafalcioni? Il mio pensiero va agli studenti che in questi giorni sostengono l’esame di Stato, cosa succederebbe se dovessero dare simili risposte, sarebbe dimostrazione di non conoscenza della materia, con conseguenze negative sul loro merito scolastico.
Saluto e ringrazio Norma Rangeri e Tommaso Di Francesco e tutta la redazione per la cura e l’attenzione che in questi anni il manifesto, con l’insostituibile Alias, ha dedicato alle arti e alla loro storia, cosa molto seria non un passatempo, per secoli gli artisti nel loro vivere e nelle opere hanno trasmesso il meglio del passato e prefigurato il futuro. E buon lavoro alla nuova direzione.
Savino Paradiso