Un popolo in fuga. Salgono a 120 milioni i rifugiati nel mondo
Raddoppiati rispetto a dieci anni fa. A incidere sul numero la guerra in Sudan. La Siria rappresenta la crisi più grave
Raddoppiati rispetto a dieci anni fa. A incidere sul numero la guerra in Sudan. La Siria rappresenta la crisi più grave
Prendete la Siria, ad esempio. Con i suoi 13,8 milioni di profughi non rappresenta solo uno dei conflitti più lunghi ancora in corso, ma è anche la più grande crisi di rifugiati al mondo. Una guerra civile che va avanti da 13 anni costringendo la popolazione a scappare da bombe, violenze, persecuzioni o violazione dei diritti umani. Ma la crisi siriana, e l’incapacità di trovare una soluzione che porti alla pace, non è l’unico caso di conflitti che si accaniscono contro uomini, donne e bambini. Ogni anno una nuova guerra va allungare un elenco già fin troppo nutrito aggiungendo nuova disperazione a quella già esistente. Solo per citare gli ultimi: dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (2022), nel 2023 il conflitto scoppiato in Sudan ha privato della propria casa 10,8 milioni di sudanesi, 1,9 milioni dei quali ha cercato salvezza fuori dai confini del paese. Mentre alla fine dello scorso anno si contavano in 1,7 milioni i palestinesi sfollati nella Striscia di Gaza (fonte Unwra).
Numeri che, per quanto drammatici, rappresentano però solo una piccola parte del la marea di rifugiati che ogni anno è costretta a cercare salvezza lontano dal proprio paese di origine. Un popolo in fuga che l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, ha documentato nel nuovo Rapporto Global Trends 2024 che viene presentato oggi a Roma e in cui si denuncia come a maggio di quest’anno sia salito a 120 milioni il numero delle persone n fuga nel mondo (erano 117,3 alla fine del 2023), un numero raddoppiato negli ultimi dieci anni e in crescita per il dodicesimo anno consecutivo. «La popolazione globale in fuga – spiega l’agenzia dell’Onu – equivarrebbe al dodicesimo paese al mondo per ampiezza della popolazione, quasi come quella del Giappone».
Per Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati, «dietro questi numeri si nascondono innumerevoli tragedie umane. Questa sofferenza deve spingere la comunità internazionale ad agire con urgenza per affrontare le cause profonde degli sfollamento forzati».
Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, la principale fonte mondiale di dati e analisi sugli sfollati interni a un paese, l’aumento più consistente del numero di persone in fuga riguarda quelle che abbandonano le proprie case ma rimangono nel proprio paese cifra che raggiunge i 68,3 milioni di persone, con un incremento di quasi il 50% in cinque anni. Tra i principali paesi di origine dei rifugiati ci sono Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan, ce da soli raggruppano il 73% di quanti si trovano sotto il mandato Unhcr. Cinque sono anche i paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati, e sono nell’ordine: Iran (3,8 milioni), Turchia (3,3), Colombia (2,9), Germania (2,6)
Un dato smentisce poi la retorica di quanti vedono l’Europa costantemente messa a rischio da presunte invasioni: «La stragrande maggioranza dei rifugiati – registra infatti il rapporto dell’Unhcr _ è ospitata in Pesi limitrofi a quelli della crisi (69%) e il 75% risiede in paesi a basso e medio reddito che insieme producono meno del 20% del reddito mondiale. I 45 paesi meno sviluppati che insieme rappresentano meno dell’1,4% del prodotto interno loro globale, ospitano oltre il 21% d tutti i rifugiati a livello mondiale».
Infine i dati che riguardano l’Italia: alla fine del 2023 le persone titolari di protezione internazionale erano circa 138 mila, i richiedenti asilo 147 mila ente i cittadini ucraini titolari di protezione temporanea erano oltre 161 mila. Tremila, infine, le persone apolidi.
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