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Un po’ gilet gialli un po’ no pass, i «convogli» puntano su Parigi

Un po’ gilet gialli un po’ no pass, i «convogli» puntano su ParigiUn camion prende parte a un convoglio a Lione, nella Francia centrale – Ap

Francia Centinaia di macchine e camion hanno raggiunto le porte della capitale. Ispirati alla protesta di Ottawa, i convois de la liberté mescolano i temi del 2019 con i nuovi slogan anti vaccini e pass vaccinale

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 12 febbraio 2022

Un’aria di déjà vu circonda i convois de la liberté che, da ogni parte del paese, convergono verso Parigi questo weekend, con Bruxelles come tappa finale. La protesta, mutuata dai freedom convoys canadesi, ha però molto in comune con l’inizio del movimento dei gilet gialli, pur mantenendo grandi differenze rispetto ai movimenti del 2019.

A centinaia, le macchine e i camion dei convogli hanno raggiunto le porte di Parigi venerdì sera, senza particolari incidenti. Ingrossandosi man mano che s’inoltravano nella periferia della capitale, i convogli rievocavano a prima vista le proteste che, due anni e mezzo fa, portavano decine di migliaia di persone a manifestare nei bei quartieri parigini.

Oggi come allora, centinaia di chat e gruppi online ribollono d’iniziative, appelli, discussioni. E come all’epoca dei gilet gialli, è complicato individuare con precisione l’oggetto di una collera tanto diffusa quanto eterodossa, così come il carattere generale del movimento.

Il movimento dei convogli è nato per protestare contro il pass vaccinale e «le misure liberticide del governo», come si legge sui vari canali social. Eppure, sembra possedere caratteristiche diverse rispetto alle proteste no vax degli scorsi mesi. Temi che erano emersi con i gilet gialli, cioè il carovita, il potere d’acquisto e la democrazia partecipativa, sembrano ora riaffiorare, in un mix confuso, a tratti contraddittorio.

Come scrive l’utente HS su Telegram, «Le rivendicazioni: giustizia sociale, fiscale, più democrazia, fine del pass vaccinale, e possibilità di scegliere di farsi vaccinare o meno». Un altro, Noard, scrive: «Vogliamo recuperare l’accesso incondizionato alle cure, all’educazione, alla cultura… in altri termini, vogliamo la fine del pass vaccinale!» E poco dopo, Nadia ribatte: «I media deformano tutto! Parlano di potere d’acquisto e non di libertà di scelta rispetto ai vaccini, incredibile!».

Le figure finora emerse come ‘portavoce’ (le virgolette sono d’obbligo) sembrano essere no vax, ben più che no pass. ‘Remi Monde’, uno degli utenti più attivi su Telegram e Facebook in questi giorni, ha un passato da gilet giallo e da militante, ma diffonde contenuti antivaccinisti; Maria Cloarec, un’altra figura del convoi, è un’infermiera e rivendicata militante no vax; tal Marisa, anch’essa emersa in questi giorni sui social, è membra di Reinfocovid, un collettivo complottista e anti-vaccino.

Non sorprende, dunque, che tra una richiesta di benzina e un volantino, tra una notizia sull’arrivo o la partenza di tale o talaltro convoglio, spuntino video surrealisti, proclami dei guru no vax, slogan sulle supposte vittime dei vaccini, sugli effetti collaterali, su Bill Gates…

In questo marasma, tuttavia, trovano spazio anche appelli più «politici», più vicini alla lingua e allo spirito originari dei gilet gialli. S’invita alla protesta contro «le aziende che non rispettano il diritto del lavoro e che distruggono la biodiversità», contro «i centri commerciali che non permettono agli agricoltori di vivere degnamente» e «le piattaforme di vendita online che distruggono le attività economiche locali», o ancora «le banche che finanziano le guerre».

Tant’è che alcune figure dei gilet gialli si sono già buttate nella mischia, come Jérôme Rodriguez, figura storica della rivolta del 2019, molto attivo in questi giorni con le sue dirette Facebook. Come due anni e mezzo fa, i suoi live sono ritornati a essere cliccati da migliaia di persone, mentre seguiva l’arrivo dei convogli sulla tangenziale parigina.

Mentre la prefettura di Parigi posta su Twitter eloquenti immagini di mezzi pesanti, rimorchi e gru, pronti ad accogliere i vari convogli, la politica s’interroga su di un’eventuale «stagione 2» dei gilet gialli. La campagna elettorale in pieno svolgimento (si vota il 26 aprile per le presidenziali) impone la cautela, soprattutto a sinistra, memore della propria assenza dalle prime fasi del movimento del 2019.

Jean-Luc Mélénchon, leader della France Insoumise, in un’intervista a France2, ha detto che si tratta «di persone che si mobilitano per il potere d’acquisto e contro il pass vaccinale», rivendicazioni «che non posso che sostenere… vedremo come si configurerà il movimento». Philippe Poutou, candidato del Nouveau Parti Anticapitaliste (Npa), ha dichiarato che, sebbene «non condivido per nulla le affermazioni no vax, sono d’accordo sulle questioni della giustizia sociale… In ogni caso, il ruolo dei militanti di sinistra e dei sindacalisti è di cercare di fare in modo che tali movimenti non si sbaglino nel designare l’avversario».

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